
La città di Mestre è stata teatro di un nuovo terribile episodio di violenza, nei confronti di una donna segregata e violentata. A meno di una settimana dal caso della bambina di 11 anni aggredita da un uomo a Mestre. Stavolta, la vittima è una donna di 32 anni, ritrovata mercoledì 16 aprile in via Meucci, nel cuore della città, nei pressi dell’ex edificio Telecom.
In evidente stato di shock, la donna aveva addosso pochi vestiti. Soccorsa grazie alla segnalazione del titolare di una trattoria vicina, che ha raccontato di averla trovata rannicchiata dietro un furgone. Subito trasportata all’ospedale di Mestre, dove i medici hanno confermato le violenze e disposto il ricovero.
Mestre: Segregata e violentata per giorni nell’edificio simbolo di degrado
Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, la donna sarebbe stata tenuta prigioniera per almeno cinque giorni all’interno dell’ex palazzo Telecom, uno stabile abbandonato noto per essere rifugio di senzatetto, tossicodipendenti e spacciatori. In quel contesto di degrado urbano avrebbe subito ripetuti abusi.
Un uomo di 33 anni, cittadino tunisino, è stato fermato nel pomeriggio dello stesso giorno. Su di lui pendono le accuse di sequestro di persona, lesioni e violenza sessuale. Non è escluso, tuttavia, che altre persone possano aver partecipato alle violenze: le forze dell’ordine stanno esaminando le registrazioni delle videocamere di sorveglianza per identificare eventuali complici.
Un legame pregresso e ipotesi di violenza di gruppo
La vittima e l’uomo fermato sembrerebbero avere avuto un legame affettivo preesistente, un elemento che gli inquirenti stanno approfondendo. La donna, che secondo quanto riferito soffrirebbe di dipendenza da sostanze, sarebbe riuscita a fuggire approfittando di un momento di distrazione del suo aguzzino.
L’ipotesi della violenza di gruppo rimane sul tavolo: alcune testimonianze e i dettagli emersi fanno pensare che più persone abbiano potuto essere coinvolte. I carabinieri continuano le indagini per chiarire il quadro completo degli eventi.
Reazioni politiche e allarme sociale crescente
L’episodio ha scatenato reazioni forti da parte delle autorità e del mondo politico. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha parlato di una situazione “orribile” e ha esortato i cittadini a collaborare attivamente con le forze dell’ordine per segnalare situazioni sospette.
Giorgia Andreuzza, deputata della Lega, ha rilanciato la proposta della castrazione chimica per chi si rende responsabile di simili reati. Duro anche il commento del senatore del PD Andrea Martella, che ha chiesto un rafforzamento immediato delle misure di sicurezza a Mestre.
Infine, esponenti di Rifondazione Comunista e di AVS hanno puntato il dito contro il degrado urbano e la mancanza di politiche sociali incisive, identificando l’ex palazzo Telecom come simbolo di un fallimento istituzionale nella gestione del disagio e dell’emarginazione.
Una ferita aperta nel cuore della città di Mestre
La vicenda ha riportato l’attenzione su una realtà spesso ignorata: luoghi di degrado urbano che diventano focolai di criminalità e violenza. Mestre, colpita da due casi gravissimi in pochi giorni, è ora al centro del dibattito pubblico sulla sicurezza urbana, sulla protezione delle persone fragili e sul ruolo della comunità nel prevenire tali tragedie.