È morto oggi, 4 novembre 2025, a Milano, Giorgio Forattini, il più celebre e controverso vignettista satirico italiano, all’età di 94 anni. Con la sua matita appuntita ha attraversato oltre mezzo secolo di storia politica, raccontando il potere con un’ironia tagliente e inconfondibile. Le sue vignette hanno fatto ridere, indignare e riflettere generazioni di italiani, trasformandosi in una sorta di diario illustrato della Repubblica.
Nato a Roma nel 1931, Forattini iniziò a disegnare negli anni Settanta. La sua prima vignetta di successo arrivò nel 1974, durante il referendum sul divorzio e da lì non si fermò più. Collaborò con La Repubblica, dove divenne una delle firme più popolari del quotidiano di Scalfari, poi con Il Giorno, La Stampa e Il Giornale.
Forattini e il settimanale Panorama
Negli anni Duemila approdò anche a Panorama, allora diretto da Maurizio Belpietro, continuando a pungere con la stessa ferocia, anche quando molti cercavano toni più accomodanti. Forattini non risparmiava nessuno: democristiani e comunisti, socialisti e berlusconiani. Tra le sue vignette più famose, quella che rappresentava Silvio Berlusconi nudo, intento a specchiarsi compiaciuto: un simbolo perfetto dell’auto-celebrazione del potere e della sua vulnerabilità. Quell’immagine scatenò polemiche, querele e discussioni infinite ma per Forattini la satira doveva “colpire forte o non è satira”.
14.000 vignette
Nel corso della carriera realizzò oltre 14.000 vignette, ognuna come un piccolo frammento della storia d’Italia. I suoi personaggi – Andreotti con le orecchie da pipistrello, D’Alema dai tratti hitleriani, Craxi gonfio di sé stesso – erano caricature ma anche ritratti impietosi del potere. Forattini amava definirsi “un anarchico di centro”, libero da schieramenti e per questo fu bersaglio di numerose polemiche e cause giudiziarie.
L’archivio di Giorgio Forattini in Triennale a Milano
Negli ultimi anni il suo archivio è stato donato alla Triennale di Milano, dove viene custodito come testimonianza artistica e culturale del Novecento italiano. Con la sua scomparsa, l’Italia perde non solo un grande disegnatore ma un interprete lucido e coraggioso del costume politico. Forattini lascia un’eredità di ironia e libertà: ci ha insegnato che la risata, quando è sincera e spietata, può essere la più seria delle verità.
Addio, maestro.
