Come nacquero i Moomin: la magia che sbocciò tra le bombe di Helsinki

Nel cuore della Seconda guerra mondiale, Tove Jansson trasformò la paura e la fame in un universo poetico popolato da piccoli troll: i Moomin, simbolo di speranza e gentilezza nati dal caos della storia.

Moomin

Era l’autunno del 1944 quando Tove Jansson, illustratrice finlandese ancora sconosciuta e in difficoltà economiche, trovò rifugio nella creatività mentre la sua città veniva bombardata. Nella Helsinki scossa dagli attacchi sovietici, Jansson continuava a dipingere, serena tra il rumore dei cannoni antiaerei e le sirene che annunciavano nuovi raid.

In quel clima di paura e incertezza prese forma il suo primo libro per bambini, “I piccoli troll e il diluvio universale”, pubblicato l’anno successivo. Nonostante le scarse vendite iniziali – appena 219 copie nel primo anno – quel racconto avrebbe dato vita a uno dei mondi più amati della letteratura per l’infanzia: quello dei Moomin.

Moomin: dalla filosofia al disegno di un troll

L’idea dei Moomin nacque in modo del tutto casuale. Anni prima, durante una vacanza in un’isola della Finlandia, Jansson ebbe un acceso confronto con il fratello Per-Olov su Schopenhauer e la filosofia tedesca. Per alleggerire la tensione, scarabocchiò su un muro un piccolo troll dal naso lungo, che chiamò “Snork”.

Quel semplice gesto istintivo fu il seme da cui crebbe tutto il suo immaginario. Negli anni, Jansson continuò a ridisegnare quei personaggi, rendendoli via via più morbidi, rotondi e affettuosi, fino a trasformarli nei Moomin che conosciamo oggi: creature gentili e curiose, sospese tra malinconia e meraviglia.

Un mondo fantastico nato dalla paura

Scrivere divenne per Jansson un atto di sopravvivenza emotiva. “I piccoli troll e il diluvio universale” racconta di una famiglia separata da una grande alluvione, un chiaro simbolo della distruzione e dello smarrimento che la guerra stava portando nella sua vita reale.

Sebbene pensato come una favola, il libro è intriso di riferimenti al conflitto: la fame, la ricerca di un rifugio, il senso costante di perdita. Ogni pagina riflette la tensione e la speranza di un’epoca devastata.

Mentre lavorava al testo, Jansson illustrava anche per la rivista satirica Garm, dove disegnò un albero di Natale decorato con beni introvabili in tempo di guerra — cacao, sigarette, marmellata — e una patata al posto della stella: un ironico commento alla realtà che la circondava.

Creare i Moomin per il bisogno di un lieto fine

Secondo la nipote Sophia Jansson, oggi custode del marchio Moomin, la zia creò quel mondo fantastico perché desiderava una storia con un lieto fine, in un momento in cui la vita reale non ne offriva. “Non avevano soldi né cibo”, racconta. “Scrisse per allontanarsi da tutto ciò che la stava schiacciando.”

Proprio per questo, i Moomin sono diventati un simbolo universale di resilienza e tenerezza: un promemoria che anche nei tempi più bui è possibile creare qualcosa di luminoso.

L’eredità dei Moomin nel mondo moderno

Oggi i Moomin sono un fenomeno globale. Le loro avventure sono state tradotte in decine di lingue, con undici negozi ufficiali solo in Giappone e una nuova edizione integrale pubblicata in Cina. L’80° anniversario della loro nascita sarà celebrato con una mostra al Museo di Design e Architettura di Helsinki e con un nuovo film d’animazione.

La forza dei Moomin sta nel loro mistero. “Siamo affascinati da ciò che rimane non detto”, afferma Sophia Jansson. In un’epoca in cui tutto viene spiegato e analizzato, i Moomin ci ricordano il potere del silenzio, dell’immaginazione e delle sfumature che parlano al cuore.