
Nel quartiere Porto di Mare si accende la polemica sulla possibile apertura della nuova sede del centro sociale Leoncavallo in via San Dionigi. A sollevare il tema è stato Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia ed ex vicesindaco, che ha raccolto le istanze di un gruppo di cittadini.
Secondo quanto riferito, i residenti si stanno organizzando con una raccolta firme per dire “no” al trasferimento. Al centro delle loro preoccupazioni non ci sono solo la convivenza con lo storico centro sociale, ma anche la sorte della colonia felina che da anni vive e prospera lungo quella strada grazie alla cura di volontari.
De Corato: “I milanesi non vogliono violenza ma tutela degli animali”
Il parlamentare ha sottolineato come i cittadini “preferiscano la salvaguardia dei gatti alla presenza di chi porta scontri e tensioni”. De Corato ha inoltre rilanciato il dibattito sulla gestione economica del Leoncavallo, ricordando le questioni aperte relative alla TARI non pagata nella vecchia sede di via Watteau: “Si parla di oltre un milione di euro, chi se ne farà carico? Ancora i milanesi con le tasse comunali?”.
Lo sgombero da via Watteau e l’incognita di via San Dionigi
Il trasferimento nasce dallo sgombero dello stabile di via Watteau, storica sede del Leoncavallo per 34 anni. La giunta comunale ha annunciato che lo spazio di via San Dionigi sarà oggetto di un bando pubblico di 90 giorni, aperto a diverse realtà sociali. Il centro sociale, attraverso le sue associazioni di riferimento, ha già manifestato interesse. Ma il futuro resta incerto: le polemiche rischiano di influenzare la decisione.
I favorevoli a via San Dionigi: “Un presidio sociale può servire”
Non tutti nel quartiere sono contrari. Alcuni residenti vedono nel possibile arrivo del Leoncavallo un’occasione di presidio sociale in un’area difficile come quella del Corvetto e di Porto di Mare, dove spesso si segnalano episodi di degrado e microcriminalità. “Forse ci farebbe bene”, racconta un abitante indicando i ragazzi che stazionano sulle panchine. L’idea è che il centro, con il suo servizio d’ordine e le attività culturali, possa offrire alternative ai giovani e restituire vitalità al territorio.
Paure e speranze tra i cittadini
Il quartiere, tuttavia, è diviso. C’è chi teme nuove tensioni e possibili infiltrazioni, chi non vuole che il fragile equilibrio dell’area venga messo a rischio e chi, al contrario, spera che la presenza del Leonka porti nuove opportunità di integrazione. Intanto lungo via San Dionigi è già comparso uno striscione: “No Leoncavallo”. Il dibattito è aperto e la decisione finale spetterà al Comune, chiamato a bilanciare esigenze sociali, tutela del territorio e richieste dei residenti.