Milano resta sotto controllo: il Tar dà l’ok alle zone rosse fino a settembre

Mentre a Napoli i giudici bocciano le proroghe, il tribunale amministrativo lombardo respinge la sospensiva richiesta da associazioni e avvocati. Via libera a nuove aree interdette in città.

zone rosse

A Milano le zone rosse restano attive. Nonostante la dura opposizione di associazioni e avvocati, il Tar lombardo ha deciso di respingere la richiesta di sospensiva avanzata da Camera Penale, ASGI e Naga, lasciando così in vigore i divieti imposti in alcune aree sensibili della città. Una decisione che fa da contraltare a quanto accaduto a Napoli, dove invece i giudici amministrativi hanno accolto il ricorso contro provvedimenti simili.

Una città, due giustizie: Milano dice sì alle zone rosse, Napoli no

Il tema delle zone rosse divide l’Italia. A Napoli, il Tar ha giudicato illegittima la proroga di tali misure oltre i tre mesi originariamente previsti, dichiarando che “la duplice proroga del divieto di stazionamento viola il principio della temporaneità dei provvedimenti contingibili e urgenti”. Nove mesi di interdizione sono stati ritenuti eccessivi. A Milano, invece, la situazione è ben diversa: la sospensiva è stata respinta, con il Tar lombardo che si riserva di entrare nel merito in un secondo momento.

Le aree coinvolte a Milano: dalle stazioni al centro storico

Il primo decreto risale al dicembre 2024 e riguardava cinque aree della città, ritenute ad alto rischio per la sicurezza pubblica. Le zone rosse istituite in quella fase, poi prorogate fino a settembre 2025, comprendono:

  • Piazza Duomo (tra Cordusio, San Babila, Scala e via Larga)

  • Darsena e Navigli, inclusa Porta Genova

  • Rogoredo e il quartiere Corvetto

  • Stazione Garibaldi, piazza Gae Aulenti, corso Como, piazza XXV Aprile

  • Stazione Centrale, inclusa piazza Repubblica

Successivamente, a fine marzo 2025, la Prefettura ha esteso il provvedimento ad altre tre zone, sempre per un periodo di sei mesi:

  • Via Padova, fino al civico 150 e le vie limitrofe (tra cui via Giacosa, via dei Transiti, via Arquà, via Cavezzali e il Parco della Martesana)

  • Colonne di San Lorenzo, con corso di Porta Ticinese, piazza Vetra, via De Amicis, via San Vito e altre strade circostanti

  • Quartiere dei Fiori a Rozzano, nella cintura sud della città

Cosa prevedono le zone rosse: chi rischia l’allontanamento

Il cuore del provvedimento è il divieto di stazionamento per soggetti considerati “pericolosi”. In pratica, le forze dell’ordine possono intimare l’allontanamento immediato da queste aree a chiunque sia ritenuto un rischio concreto per la sicurezza urbana. A stabilirlo è l’articolo 2 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS), che autorizza misure tempestive in caso di minaccia per l’ordine pubblico.

Nello specifico, il provvedimento mira a colpire chi:

  • Assume comportamenti aggressivi, minacciosi o molesti

  • È stato segnalato per reati legati a:

    • Spaccio di stupefacenti

    • Reati contro la persona (come aggressioni o minacce gravi)

    • Reati contro il patrimonio, inclusi furti con scasso, rapine, danneggiamenti, occupazioni abusive

    • Detenzione illecita di armi o strumenti atti a offendere

L’obiettivo dichiarato è garantire la piena fruibilità delle aree urbane e dei nodi di trasporto, liberandoli da presenze che possano compromettere la sicurezza o la serenità dei cittadini.

Sanzioni per i trasgressori: rischio arresto e multa

Chi ignora l’ordine di allontanamento rischia sanzioni pesanti. La normativa prevede infatti:

  • Arresto fino a 3 mesi

  • Ammenda fino a 200 euro

Un regime severo, pensato per scoraggiare presenze sgradite e mantenere alta la percezione di sicurezza in zone nevralgiche della metropoli.

Un equilibrio delicato: sicurezza pubblica o restrizione dei diritti?

Il dibattito resta aperto. Se da un lato le istituzioni difendono il provvedimento come strumento indispensabile per il contrasto al degrado e alla criminalità, dall’altro le associazioni denunciano possibili abusi e discriminazioni. La proroga delle zone rosse, infatti, potrebbe configurarsi come una misura emergenziale divenuta strutturale, sollevando dubbi sulla sua legittimità costituzionale.

Per ora, però, a Milano si va avanti. Le zone rosse restano, e con esse anche la stretta sulla sicurezza urbana.