Milano non resta in silenzio

Il sudario bianco a Palazzo Marino è un atto di coscienza civile contro l’assuefazione al massacro di Gaza.

Palazzo Marino

In un’Italia spesso paralizzata da equilibri diplomatici e da timori di urtare sensibilità organizzate, Milano compie un gesto raro: prende posizione. Il lenzuolo bianco appeso a Palazzo Marino come “sudario per Gaza” non è solo un simbolo di lutto, ma una dichiarazione politica, civile e soprattutto morale. Non è una resa alla propaganda, non è un’omissione verso altre vittime: è un grido laico contro l’indifferenza. Ed è giusto che lo sia.

Il Comune e l’Università Statale hanno aderito alla campagna “50mila sudari per Gaza” nel momento più opportuno, quando l’assuefazione al massacro rischia di diventare una nuova normalità. Da mesi la Striscia di Gaza è teatro di un’operazione militare senza precedenti per ampiezza e ferocia: bombardamenti incessanti, fame indotta, distruzione sistematica di infrastrutture civili. E le vittime, per larga parte, sono bambini, donne, anziani. Sono civili. Persone.

Chi oggi contesta il lenzuolo bianco esposto a Palazzo Marino, chi parla di “schiaffo alla democrazia” o di “scelte pro-Hamas”, non si indigna per l’uso strumentale della morte, ma per la rottura di un equilibrio ipocrita. Si finge che denunciare un crimine equivalga a legittimare il suo opposto. Ma non c’è simmetria tra chi bombarda ospedali e chi muore sotto le macerie. Chi non distingue la voce della pietà dalla propaganda, ha rinunciato all’onestà intellettuale.

Il direttore del Museo della Brigata Ebraica, Davide Romano, ha accusato il sindaco Sala di non essere “il sindaco di tutti”. È un’accusa grave, che merita risposta. Il sindaco di una città è chiamato ad agire secondo coscienza, e non a restare neutrale davanti all’ingiustizia per compiacere tutti. Se oggi Milano si schiera simbolicamente con le vittime di Gaza, non per questo cancella o nega il dolore di Israele. Non serve illuminare il Palazzo ogni volta che l’umanità sanguina: serve scegliere, di fronte all’urgenza, dove stare. E oggi, l’urgenza ha il volto dei bambini palestinesi sotto assedio.

La memoria della Shoah e il diritto di Israele alla sicurezza sono pilastri della coscienza democratica europea. Ma non possono essere invocati per legittimare l’illegalità e la punizione collettiva. Chi confonde critica al governo Netanyahu con antisemitismo, indebolisce proprio la causa che dice di difendere. È possibile, anzi necessario, piangere gli ostaggi e al tempo stesso denunciare i crimini contro l’umanità in corso a Gaza. È possibile, anzi doveroso, distinguere Hamas dal popolo palestinese. Ed è proprio questo che fa l’iniziativa dei “sudari bianchi”: ci ricorda che l’umanità non ha passaporto.

Non è un lenzuolo a dividere Milano. A dividerla è la paura di guardare in faccia l’orrore. Da Palazzo Marino alla Statale, quella stoffa appesa non è una scelta di campo partigiana, ma un richiamo alla dignità. È una presa di posizione che chiama i cittadini, le istituzioni, i giovani, a non voltarsi dall’altra parte. È la Milano antifascista, internazionale, solidale, che rifiuta di diventare complice tacita di un’ecatombe.

Chi non accetta questo gesto perché “non abbastanza equidistante”, ci dica piuttosto quante vittime civili sono necessarie per meritare un sudario. Perché la verità è che in certi momenti la neutralità non è saggezza, è viltà. E in tempi di viltà diffusa, anche un lenzuolo può essere un atto di coraggio.