
Quello che doveva essere un normale pomeriggio si è trasformato in un incubo per un giovane svizzero di 23 anni. Nella periferia nord-ovest di Milano, precisamente a Quarto Oggiaro, è andato in scena un episodio di giustizia sommaria che ha dell’incredibile. Tutto ha avuto origine da un’escalation di voci sui social, amplificate da chat di quartiere, video su TikTok e post su Facebook, che parlavano di un misterioso individuo incappucciato autore di scippi, molestie e aggressioni.
Il clima, già teso per due denunce ufficiali registrate nel mese di maggio, ha generato un’ondata di allarme e sospetti, trasformando la paura in rabbia. Ma le indagini hanno rivelato un dettaglio fondamentale: le due segnalazioni sono isolate, non collegate tra loro e non attribuibili con certezza alla stessa persona.
L’aggressione: quando la paura si trasforma in violenza
Mercoledì 21 maggio, attorno alle 18:30, un gruppo di persone ha aggredito brutalmente il giovane in via Federico De Roberto. Si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, con la sola “colpa” di somigliare vagamente al fantomatico “incappucciato”. Decine di persone si sono accanite contro di lui prima dell’intervento tempestivo di una volante del commissariato locale, che ha evitato conseguenze ancora più gravi.
Il giovane 23enne è stato soccorso e trasportato all’ospedale Niguarda di Milano in codice giallo. Dopo le medicazioni, è stato dimesso con una prognosi di sette giorni per le ferite riportate al volto. Le autorità confermano che non ha alcun legame con le aggressioni denunciate.
La caccia all’uomo nata dalle fake news
“Una vera e propria caccia alle streghe”, così l’ha definita Fabio Galesi, assessore del Municipio 8. In un comunicato ha denunciato la diffusione incontrollata di notizie false, prive di riscontro e pericolosamente virali, che hanno generato panico e portato a un linciaggio immotivato.
Galesi ha ricordato come, nonostante le continue segnalazioni, solo due episodi siano stati effettivamente denunciati alle forze dell’ordine, e nessuno dei due sembra giustificare la reazione collettiva avvenuta nel quartiere. “Informazioni infondate hanno alimentato un clima d’odio e paura — ha dichiarato — mettendo a rischio cittadini innocenti”.
Quando l’ingiustizia nasce dal pregiudizio
Il caso solleva interrogativi profondi sul ruolo dei social media nella formazione dell’opinione pubblica e sull’effetto domino che possono avere fake news e allarmismi. Quanto è facile oggi trasformare un sospetto in condanna, e un passaparola digitale in violenza reale?
A inquietare è anche la disinvoltura con cui un gruppo di persone ha deciso di farsi giustizia da solo, senza prove, senza accertamenti, ignorando il ruolo delle forze dell’ordine. Un episodio che mette in discussione non solo il senso civico, ma anche i meccanismi stessi della convivenza sociale.
Le indagini in corso
La polizia sta raccogliendo elementi per identificare gli aggressori. Fondamentale sarà il contributo delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona, che potrebbero aver ripreso i volti dei partecipanti al linciaggio. Gli investigatori stanno lavorando per ricostruire la dinamica dei fatti e individuare eventuali responsabilità penali.
Nel frattempo, il caso di Quarto Oggiaro resta un monito: in un’epoca dominata dai social, il confine tra informazione e disinformazione può diventare pericolosamente sottile. E il prezzo dell’errore, talvolta, lo pagano gli innocenti.