Milano capolista della criminalità: il problema è nazionale

Le statistiche sbugiardano gli slogan rassicuranti. Forze dell’ordine insufficienti e Polizia Locale sotto organico: senza investimenti, il Comune è lasciato solo.

Per anni il dibattito sulla sicurezza a Milano è stato liquidato come un’esagerazione, un riflesso condizionato della polemica politica. “Milano non è Gotham City”, aveva detto il sindaco Sala all’inizio del suo secondo mandato. Oggi, però, le cronache e i numeri restituiti dal rapporto 2024 del Sole 24 Ore raccontano un quadro che non può più essere derubricato a propaganda, quasi 7mila reati ogni 100mila abitanti, oltre 600 denunce al giorno, un primato che pesa come un macigno e che colloca il capoluogo lombardo in cima alla classifica nazionale della criminalità.

A impressionare non sono solo le statistiche complessive, ma la natura dei reati in crescita: furti (+44% delle denunce), rapine (+1,8%), reati legati agli stupefacenti (+3,9%), e un inquietante incremento dei reati sessuali (+7,5%). Una tendenza che parla di una città in cui lo spazio pubblico appare sempre meno controllato e sempre più vulnerabile. Una tendenza confermata anche dall’episodio drammatico del 12 ottobre, quando un giovane studente della Bocconi è stato brutalmente aggredito e accoltellato da cinque ragazzi di Monza nella movida di Porta Nuova. Una violenza cieca, gratuita, accompagnata da video, risate e chat che rivelano un compiacimento feroce: “Speriamo che muoia”, dicevano i ragazzi, tutti tra i 17 e i 18 anni. È un fatto che scuote Milano e interroga la politica.

Le responsabilità istituzionali

È qui che il dibattito deve tornare a essere serio. Perché la retorica su “città insicure” o “città modello” non porta a nulla. La sicurezza è un tema strutturale dello Stato, non un fardello scaricabile sui sindaci. È il Ministero dell’Interno a detenere la regia operativa e strategica, Prefetti, Questori, Polizia di Stato, Carabinieri. Sono queste istituzioni a determinare organici, pattugliamenti, presidio del territorio. E sono queste istituzioni che oggi soffrono di una cronica carenza di personale, non solo a Milano.

Anche la Polizia Locale, spesso invocata come soluzione immediata, rientra comunque nei vincoli di finanza pubblica stabiliti a livello centrale. Senza nuove assunzioni, senza fondi straordinari e senza un piano nazionale sulla sicurezza urbana, i Comuni possono fare molto poco oltre alle azioni ordinarie.

Cosa serve davvero

Serve un rafforzamento immediato dell’organico delle forze dell’ordine nelle grandi città, Milano in testa. Serve un piano straordinario per la sicurezza urbana che includa più pattuglie, presidi fissi nelle zone critiche, utilizzo avanzato delle tecnologie di controllo, e una task force congiunta tra Ministero, Regione e Comune. Servono risorse per la Polizia Locale, che oggi svolge compiti sempre più complessi con organici spesso risalenti a vent’anni fa. E serve un serio investimento nella prevenzione, scuole, servizi sociali, politiche giovanili. Perché il caso dei cinque ragazzi di Monza dimostra che il problema non è solo criminale, ma culturale.

Basta scaricabarile

Milano vive un momento delicato, e far finta di nulla non è più possibile. Per invertire la rotta non bastano slogan rassicuranti o allarmi a orologeria. Serve la verità, la sicurezza non è un tema comunale, è un tema statale. Senza un impegno concreto del governo, risorse, uomini, piani operativi, qualsiasi sindaco, di qualsiasi colore politico, sarà costretto a rincorrere l’emergenza.

Milano non è Gotham City. Ma non è nemmeno la città blindata e sicura che si vorrebbe raccontare. È una metropoli che chiede serietà, investimenti e responsabilità istituzionale. Tutto il resto è propaganda.