Madrid dice no al diktat di Trump

Pedro Sánchez difende la sovranità nazionale e rifiuta l’aumento imposto da Washington alla spesa NATO. Un segnale di autonomia in un’Europa troppo spesso subalterna

Pedro Sánchez - Donald Trump

Le parole di Donald Trump, pronunciate alla Casa Bianca con il suo consueto tono da sceriffo del West, non lasciano spazio a interpretazioni: la Spagna, a suo dire, “è l’unico Paese della NATO che non ha aumentato la spesa per la difesa al 5% del PIL” e per questo meriterebbe una “punizione commerciale”. Una minaccia che suona più come un ricatto che come un invito alla cooperazione.

La fermezza di Pedro Sánchez

La posizione di Madrid, e del primo ministro Pedro Sánchez, è invece un raro esempio di sobria fermezza in un contesto internazionale dominato da pressioni, allarmismi e strategie di potenza. Sánchez non ha ceduto al diktat americano di elevare la spesa militare a livelli che pochi Paesi europei possono permettersi senza compromettere bilanci pubblici già tesi. La Spagna ha mantenuto un impegno del 2,1% del PIL, definendolo “sufficiente e realistico”.

La sicurezza non si misura solo in armi

La pretesa di portare la spesa militare al 5% del PIL rappresenta non solo un salto quantitativo, ma soprattutto qualitativo: essa traduce la paura, quella dell’espansione russa dopo l’invasione dell’Ucraina, in una corsa alla militarizzazione che rischia di sostituire la politica con la deterrenza permanente.

Ma la sicurezza, come Sánchez ha implicitamente ricordato, non si misura solo in carri armati o jet da combattimento. Si misura anche nella stabilità sociale, nella coesione interna, nella capacità di mantenere servizi pubblici efficienti e un’economia sostenibile.

Un alleato credibile, non subalterno

Madrid, inoltre, non è affatto una “passeggiatrice sotto la bandiera altrui”. I suoi 3.000 soldati schierati in Lettonia, Slovacchia, Romania, Bulgaria e Turchia dimostrano un impegno concreto nelle missioni NATO, non una fuga dalle responsabilità. Quella spagnola non è una politica di disimpegno, ma una diversa concezione dell’impegno, meno spesa cieca, più partecipazione consapevole.

Il disegno politico di Trump

Dietro l’attacco di Trump si cela un disegno politico più ampio,  vuole ribadire la subordinazione dell’Europa agli Stati Uniti, riportando la NATO a un’era in cui Washington decideva e gli alleati eseguivano. La Spagna, opponendosi, non sta soltanto difendendo il proprio bilancio: sta difendendo l’idea che l’Europa possa ancora avere una voce propria nelle questioni di sicurezza, senza essere ridotta a un’appendice armata della Casa Bianca.

Qualcuno ha osato dire no

In questo senso, l’irritazione americana è quasi una medaglia. Segnala che qualcuno, nel Vecchio Continente, ha osato dire “no” a un automatismo politico che da anni soffoca ogni tentativo di sovranità europea. La vera domanda, ora, è se altri Paesi avranno il coraggio di seguire l’esempio di Madrid o continueranno a rincorrere la benevolenza di Washington, anche a costo di svuotare i propri bilanci e la propria indipendenza.

La sovranità come valore non negoziabile

La NATO, per restare credibile, dovrà accettare che la sicurezza collettiva non può essere costruita sul ricatto o sulla paura. L’alleanza è più forte quando i suoi membri agiscono per convinzione, non per coercizione. In questa prospettiva, la scelta spagnola non è un atto di debolezza, ma di maturità politica, un richiamo al buon senso in un mondo che sembra averlo smarrito.