Liste d’attesa sanitarie: accordo tra Stato e Regioni dopo molte tensioni

Dopo lunghi mesi di stallo, finalmente sbloccato il decreto sulle liste d’attesa: definito il meccanismo di commissariamento in caso di inadempienze regionali.

liste attesa

Dopo un lungo periodo di confronto e tensioni, governo e Regioni hanno trovato un punto d’incontro sulla gestione delle liste d’attesa in sanità pubblica. L’intesa riguarda in particolare i cosiddetti “poteri sostitutivi”, una misura che consente al Ministero della Salute di intervenire direttamente laddove le Regioni risultino inadempienti nel garantire l’accesso alle cure.

Si tratta di un passaggio decisivo: questo accordo permette finalmente di dare piena attuazione al decreto per la riduzione delle liste d’attesa, varato un anno fa ma rimasto finora bloccato proprio per l’assenza di regole condivise su come applicarlo.

Il nodo del commissariamento: come funzionerà

Il provvedimento prevede che, in caso di gravi irregolarità come la chiusura delle agende di prenotazione – pratica vietata per legge ma ancora diffusa – il Ministero possa intervenire. Inizialmente, le Regioni contestavano questo potere, giudicandolo un’ingerenza statale in una materia di competenza regionale. Oggi, dopo mesi di trattative, è stato definito un iter preciso per l’attivazione di questi interventi.

L’organismo di verifica del Ministero della Salute potrà attivarsi in tre fasi:

  • 30 giorni alle Regioni per presentare controdeduzioni dopo una segnalazione di irregolarità;

  • 60 o 90 giorni per risolvere i problemi, a seconda della gravità;

  • Superato il limite massimo di circa quattro mesi, lo Stato potrà sostituirsi o imporre direttive vincolanti.

Liste d’attesa: ruolo centrale del “Ruas” e piattaforma unica nazionale

Un punto cardine del decreto è la figura del Responsabile unico regionale dell’assistenza sanitaria (Ruas), che dovrà essere nominato da ogni Regione. Se questo non avverrà, sarà l’organismo di controllo nazionale a farlo direttamente.

Il decreto prevede anche strumenti concreti per il monitoraggio, tra cui:

  • una piattaforma nazionale per le liste d’attesa;

  • l’obbligo per i centri di prenotazione di comunicare i tempi di attesa anche per le strutture private convenzionate;

  • sistemi per verificare il rispetto delle priorità cliniche indicate nella prescrizione.

Sanità pubblica al limite: il peso delle liste attesa sulla salute dei cittadini

Le cifre sono allarmanti: quasi 6 milioni di italiani nel 2024 hanno rinunciato a curarsi a causa delle lunghe attese o dei costi elevati. Un dato che pone seri interrogativi sull’equità del sistema sanitario. A marzo, il ministro Schillaci aveva denunciato “situazioni indegne” e “pratiche opache” che ostacolano l’accesso alle cure, confermate anche dalle recenti ispezioni dei NAS, che hanno rilevato irregolarità nel 27% delle strutture sanitarie controllate.

Questa situazione è particolarmente drammatica per i pazienti oncologici: i ritardi nelle diagnosi e nelle terapie possono compromettere in modo irreversibile le possibilità di cura, trasformando casi potenzialmente gestibili in quadri terminali. Una persona che aspetta troppo a lungo può trovarsi, senza alternative, a dover affrontare la fase finale della malattia senza cure efficaci.

Un primo passo, ma il percorso resta lungo

L’accordo tra Stato e Regioni rappresenta un passo in avanti fondamentale, ma non risolve da solo la complessità del problema. Ora sarà fondamentale verificare che le nuove regole vengano applicate, che i poteri sostitutivi siano esercitati con trasparenza e che le Regioni collaborino attivamente per restituire dignità e tempestività all’accesso alle cure.