Elmahdi Halili, un cittadino marocchino di 29 anni associato all’ISIS e considerato un importante promotore dell’ideologia jihadista in Italia, è stato riportato in custodia dopo un intervento della polizia presso la Questura di Torino. Halili, originario di Lanzo Torinese, è stato arrestato per il suo coinvolgimento in un’organizzazione terroristica internazionale dopo un’indagine condotta dalla Digos, in collaborazione con la Procura di Torino. Questo è il terzo arresto per Halili, che era già stato detenuto nel 2015 e nel 2018. Nel 2019 è stato condannato per la sua adesione all’ISIS e per il suo ruolo di ideologo jihadista in Italia. Sebbene sia stato rilasciato alla fine di luglio 2023, non è stato espulso dal paese a causa di complicazioni burocratiche, nonostante la revoca della cittadinanza italiana. Gli investigatori ritengono che durante la sua detenzione a Torino e Sassari, e dopo essere stato rilasciato, Halili abbia rafforzato le sue convinzioni fondamentaliste, dichiarando di essere ancora affiliato all’ISIS e manifestando intenti bellicosi e violenti.
A febbraio, l’imam di Torino, il convertito Gabriele Lungo, ha segnalato che Halili viveva per strada nel capoluogo piemontese, abbandonato dalla famiglia e in gravi condizioni sia materiali sia psicologiche. A aprile, l’ambasciatore italiano del Radicalisation Awareness Network (Ran) della Commissione europea, Luca Guglielmini, ha suggerito di inserire Halili in una comunità, avvertendo che più è emarginato, più è pericoloso.
L’indagine che ha portato all’arresto e alla condanna di Halili è iniziata alla fine del 2015, quando il giovane ventenne ha patteggiato due anni di reclusione con la condizionale per istigazione a delinquere con fini terroristici, in relazione a documenti di propaganda dell’ISIS condivisi online. Successivamente, Halili ha intensificato la sua attività di proselitismo e indottrinamento su varie piattaforme online, diffondendo materiale di propaganda jihadista prodotto dall’ISIS.
Nel 2018, quando viveva a Ciriè, nel Torinese, la Digos ha trovato istruzioni su come utilizzare armi bianche e preparare un veicolo bomba nella sua abitazione. Halili è stato autore del primo documento in italiano dell’ISIS, intitolato “Lo Stato Islamico, una realtà che vorrebbe comunicarti”, che è stato individuato dai servizi segreti italiani tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015. In questo documento di 64 pagine, Halili elogiava la vita sotto l’ISIS nelle zone in cui si applica la Sharia e si impongono le punizioni prescritte dal Libro di Allah, sottolineando la “reale sicurezza” che si instaura in queste aree.
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