
Dal 17 maggio 2025 all’11 gennaio 2026, il MUSE – Museo delle Scienze di Trento – ospita “La Medusa”, un’imponente installazione artistica realizzata con materiali di recupero dagli artisti Matteo Boato e Sara Metaldi, che inaugura ufficialmente le iniziative del museo per l’Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai.
Un’opera d’arte sospesa tra oceani e ghiacciai
Alta quattro metri e lunga due, “La Medusa” accoglie i visitatori all’ingresso del museo con una forma leggera ma potente. Realizzata in acciaio inox, plexiglass, plastica riciclata ed elementi luminosi, la scultura rappresenta una medusa sospesa, simbolo di resilienza ma anche di squilibrio climatico. L’opera diventa metafora visiva di un messaggio urgente: la crisi climatica globale non riguarda solo le montagne e i ghiacciai che si stanno sciogliendo, ma anche gli oceani sempre più caldi, acidi e colpiti da inquinamento. Un filo invisibile lega la fusione dei ghiacciai all’innalzamento del livello del mare, e le meduse ne sono testimoni silenziose.
Un percorso in 11 tappe per esplorare le connessioni del cambiamento climatico
“La Medusa” non è solo un’installazione statica, ma la prima tappa di un nuovo percorso museale in 11 tappe che il MUSE dedica alle relazioni tra ghiacciai, oceani e biodiversità. Con questo progetto, il museo invita i visitatori a riflettere sull’interconnessione degli ecosistemi, a partire dalle evidenze scientifiche: il riscaldamento globale colpisce le calotte glaciali e, allo stesso tempo, altera profondamente gli equilibri marini. L’inaugurazione ufficiale dell’opera è prevista oggi, venerdì 16 maggio 2025, alle ore 18, con accesso gratuito su prenotazione. Ospite speciale della serata sarà il biologo marino di fama internazionale Ferdinando Boero, autore di numerosi studi sulla biodiversità e profondo conoscitore delle meduse. Nel suo intervento dal titolo “Dalle meduse al ghiaccio: le eteree connessioni della vita”, Boero accompagnerà il pubblico in un viaggio tra scienza, evoluzione e sostenibilità, raccontando il ruolo chiave di questi antichi organismi in un mondo che cambia troppo in fretta.
Le parole del MUSE: arte come stimolo a ripensare il rapporto con la natura
Per il direttore del MUSE Massimo Bernardi, “La Medusa” rappresenta un manifesto ecosistemico: “Questa medusa fluttuante trasforma l’ingresso del museo in un oceano, là dove tutto ha inizio: la vita. È una presenza bellissima ma turbante, simbolo della complessità climatica e dell’urgenza di un pensiero più sistemico e consapevole”. Anche Laura Strada, vicepresidente del MUSE e ideatrice del percorso espositivo, sottolinea la forza evocativa dell’opera: “È probabile che chi entra al museo si chieda: cosa c’entra una medusa con i ghiacciai? Ecco il punto: tutto è connesso. L’opera è una provocazione che invita il pubblico a interrogarsi sul futuro del nostro pianeta”.

Gli artisti: Boato e Metaldi, tra arte ambientale e provocazione visiva
Gli autori dell’installazione, Matteo Boato e Sara Metaldi, da anni uniscono l’espressione artistica all’impegno ambientale. In questa opera, spiegano, hanno voluto “rovesciare il punto di vista: la medusa, simbolo dell’oceano, ci guarda e ci mette a confronto con la nostra piccolezza. L’arte può rendere visibile l’invisibile, può smuovere chi ancora preferisce non pensare”. Boato, artista noto a livello internazionale e già presente alla Biennale di Venezia, ha all’attivo numerose collaborazioni con il MUSE e altri grandi musei italiani. Metaldi, restauratrice e docente, lavora tra murales e scenografie con uno sguardo attento all’ecologia visiva. L’installazione sarà accessibile liberamente negli orari di apertura del museo fino all’11 gennaio 2026. Un’opportunità per adulti, famiglie, studenti e studiosi di immergersi nell’incontro tra arte e scienza, e di scoprire quanto la crisi climatica sia un fenomeno globale che coinvolge tutti, anche in modi inaspettati.