La città si difende

Una banda di perdenti rapina la cassa di uno stadio. Ci sono un calciatore fallito, un ritrattista senza carriera e un padre di famiglia senza lavoro. Dopo essere riusciti nell’impresa, i tre non sapranno gestire la pressione finendo inevitabilmente male. Al gruppo si associa un ragazzo che sarà salvato dall’amore materno. La città si difende è un film del 1951 diretto da Pietro Germi. Il regista propone il primo noir italiano mischiando il cinema del Belpaese alle produzioni Usa anni 40. Girato con grande attenzione ai particolari La città parla di persone normali alle prese con la vita analizzandone le conseguenze.

La decisione di delinquere non è una scelta voluta dal gruppo ma un obbligo figlio della disperazione. I personaggi sono descritti con grande attenzione attraverso le loro frustrazioni e l’inattitudine al crimine. Germi esce dal genere per raccontare un mondo dove la speranza sembra essere dimenticata e il rischio l’unica soluzione. Un film in grado di racchiudere gli stilemi del dramma urbano e metterli in scena con notevole cura formale. Non solo i protagonisti ma anche i comprimari di La città entrano a pieno titolo nella vicenda.

Un racconto dove la morale si contrappone all’azzardo lasciando un vuoto incolmabile. Sceneggiato da Fellini e Comencini, tra gli altri, il film è un esempio di come il cinema italiano abbia saputo ispirarsi alla realtà senza calcare eccessivamente la mano. Si riconosce il neorealismo nello sviluppo ma si apprezza l’analisi di vinti artefici del proprio destino. Un destino che il regista dipinge come inesorabile accompagnando lo spettatore a scoprire qualcosa già noto. Come per i delinquenti per caso anche chi guarda, non ha il minimo dubbio sul terpina di una storia possibile. L’inizio dal taglio giornalistico è essenziale per il ritmo e per differenziare il prodotto dal melodramma sentimentalista molto in voga nel periodo.

Il film è freddo per tutta la sua durata solo il finale, dove la speranza prende piede, toglie l’amaro a una vicenda di derive. Le descrizioni dei personaggi sono il punto di forza de La città , un misto di psicologia e sentimento che Germi mette insieme con uno stile personalissimo. Diviso in segmenti narrativi mette in scena tre esistenze di altrettanti fantasmi troppo deboli per reggere la realtà. Un cinema profondo per un regista che di li a poco diventerà l’autore di satire inventando la commedia all’italiana.