James Ransone, morto a 46 anni l’attore di The Wire

L’interprete di Ziggy Sobotka nella serie cult HBO si è spento a Los Angeles. Il mondo del cinema e della TV lo ricorda con commozione.

James Ransone

James Ransone, attore statunitense diventato celebre per il ruolo di Ziggy Sobotka nella serie HBO The Wire, è morto all’età di 46 anni. A confermare la notizia è stato il medico legale della contea di Los Angeles, che ha indicato il suicidio come causa del decesso, avvenuto venerdì.

La notizia ha rapidamente fatto il giro del mondo, suscitando un’ondata di messaggi di cordoglio da parte di colleghi, registi e fan.

Il ruolo iconico in The Wire di James Ransone

Ransone ha lasciato un segno indelebile nella seconda stagione di The Wire, una delle serie televisive più acclamate di sempre. Il suo Ziggy, all’anagrafe Chester Sabotka, era un giovane portuale goffo e impulsivo, figlio di Frank Sabotka, leader sindacale dei moli di Baltimora in piena crisi industriale.

Il personaggio, apparso in 12 episodi, era anche cugino di Nick Sabotka e finiva coinvolto nei traffici criminali che ruotavano intorno al porto cittadino. Un’interpretazione intensa e disturbante che ha contribuito al realismo e alla forza narrativa della serie creata da David Simon.

Una carriera tra cinema e televisione

Oltre a The Wire, James Ransone ha recitato nella miniserie HBO Generation Kill (2008), sempre firmata da David Simon, dove interpretava il caporale dei Marines Josh Ray Person al fianco di Alexander Skarsgård.

Al cinema è apparso in numerosi titoli, tra cui Prom Night, Starlet, Tangerine, Inside Man, Red Hook Summer, The Black Phone e It – Capitolo due (2019), adattamento del romanzo di Stephen King. In quest’ultimo film il suo lavoro è stato particolarmente apprezzato per la capacità di emergere all’interno di un cast stellare che comprendeva James McAvoy, Jessica Chastain e Bill Hader.

In televisione aveva preso parte anche a serie come Law & Order e CSI: Crime Scene Investigation.

James Ransone: le reazioni e gli omaggi

Numerosi i messaggi di affetto arrivati dal mondo dello spettacolo. Wendell Pierce, collega in The Wire, ha scritto sui social:
“Mi dispiace di non essere potuto essere lì per te, fratello. Riposa in pace James Ransone.”

Il regista Spike Lee, che aveva lavorato con lui in Inside Man e Red Hook Summer, lo ha ricordato su Instagram con un messaggio semplice ma sentito:
“Riposa in pace, mio caro fratello James Ransone.”

Anche HBO ha voluto rendergli omaggio pubblicando una foto dell’attore nei panni di Ziggy con la didascalia “In amorevole ricordo”.

Il ricordo della famiglia

La moglie Jamie McPhee, con cui Ransone aveva due figli, Jack e Violet, ha condiviso un messaggio profondamente personale sui social:
“Ti ho detto che ti ho amato mille volte e so che ti amerò ancora. Grazie per avermi dato i doni più grandi: te, Jack e Violet. Saremo per sempre.”

McPhee ha inoltre diffuso un link a una raccolta fondi a sostegno della National Alliance on Mental Illness, sottolineando l’importanza del supporto alla salute mentale.

Il passato e le battaglie personali

Nato a Baltimora nel 1979, James Ransone aveva frequentato il Carver Center for Arts and Technology nel Maryland. Aveva esordito come co-protagonista nel film Ken Park (2002), prima di ottenere il ruolo che lo avrebbe reso noto al grande pubblico.

Nel 2021 aveva raccontato pubblicamente di aver subito abusi sessuali per circa sei mesi nel 1992 da parte di un ex tutore. In un lungo messaggio sui social aveva spiegato come quell’esperienza avesse contribuito alle sue successive dipendenze da alcol ed eroina. Le autorità avevano poi deciso di non procedere con accuse penali.

In un’intervista del 2016 aveva parlato della recitazione come di una forma di catarsi, ma anche di un percorso emotivamente complesso che spesso lo portava a confrontarsi con personaggi disturbanti e dolorosi.

Un talento inquieto che lascia il segno

James Ransone viene ricordato come un interprete intenso, capace di dare umanità a figure fragili e controverse. Colleghi come Sean Baker, Madeleine McGraw e François Arnaud lo hanno descritto come un’anima sensibile, generosa e profondamente coinvolta nel proprio lavoro.

La sua scomparsa lascia un vuoto nel panorama cinematografico e televisivo contemporaneo.