Italia, febbri tropicali: il rischio cresce tra nuovi focolai e casi importati

Dengue, West Nile e Chikungunya non sono più malattie lontane: il cambiamento climatico, i viaggi internazionali e la diffusione della zanzara tigre le hanno rese una minaccia concreta anche nel nostro Paese.

febbri tropicali

Dengue, West Nile e Chikungunya non sono più termini che evocano solo terre tropicali lontane. Ormai fanno parte della cronaca sanitaria italiana, complici il riscaldamento globale e l’intensificarsi degli spostamenti internazionali. Ogni estate, nel nostro Paese, si registrano contagi e, in alcuni casi, anche decessi legati a queste infezioni trasmesse dalle zanzare.

Secondo Fabrizio Montarsi, biologo e responsabile del Laboratorio di entomologia sanitaria e patogeni trasmessi da vettori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), dobbiamo imparare ad accettare che malattie considerate un tempo “tropicali” oggi siano presenti anche sul territorio italiano. Questo riporta “Agi” che ha intervistato il dottor Montarsi.

Febbri tropicali: casi importati e focolai autoctoni

La presenza di queste infezioni in Italia è dovuta a due dinamiche. Da un lato ci sono i casi importati: turisti o viaggiatori che, di ritorno da Paesi endemici, rientrano con il virus, spesso senza sintomi evidenti. Dall’altro, sempre più frequente, la trasmissione locale: le zanzare si infettano da una persona positiva e diventano veicolo del contagio per altri individui.

Negli ultimi anni, regioni come Veneto ed Emilia-Romagna sono state colpite da veri e propri focolai autoctoni. La situazione riguarda però anche il Centro Italia, dove si registrano i primi episodi, segnale che la diffusione sta ampliando il proprio raggio.

West Nile: il virus infestante che arriva da zone tropicali

Il virus West Nile segue un andamento stagionale, con picchi a settembre. Questo perché le zanzare, dopo essersi nutrite di uccelli infetti, trasmettono la malattia all’uomo. Nel 2023, oltre al Nord e Nord-Est, si sono verificati casi anche in Lazio, Campania e Toscana, ampliando la mappa della diffusione.

Il virus è pericoloso soprattutto per le persone fragili: ogni anno, purtroppo, si registrano decessi.

Chikungunya: dolori articolari a lungo termine

La Chikungunya non causa generalmente decessi, ma i suoi sintomi possono essere invalidanti. Oltre a febbre e mal di testa, la caratteristica principale sono i dolori articolari e muscolari che possono durare settimane o addirittura mesi, compromettendo la qualità della vita e la capacità lavorativa.

Attualmente, in Veneto e in Emilia-Romagna si sono sviluppati focolai locali partiti da singoli casi importati, confermando il rischio reale di trasmissione autoctona.

Dengue: rischio reinfezione ma non endemia

La Dengue, benché potenzialmente grave, rappresenta un rischio limitato in Italia. Le forme più pericolose compaiono quasi esclusivamente in caso di reinfezione, un’evenienza rara al di fuori delle aree endemiche. Per ora, nel nostro Paese, restano solo episodi sporadici di contagio.

Sorveglianza e prevenzione

Il sistema di monitoraggio sanitario italiano è ben strutturato soprattutto al Nord, mentre nel Centro Italia deve ancora consolidarsi per fronteggiare i nuovi casi.

L’arma più importante rimane comunque la prevenzione individuale: utilizzare repellenti, indossare indumenti che limitino le punture e soprattutto evitare ristagni d’acqua nei giardini o nei cortili, che rappresentano il luogo ideale per la proliferazione delle zanzare.

Montarsi ricorda anche l’importanza di rivolgersi al medico in presenza di febbre al ritorno da viaggi in aree tropicali, per individuare tempestivamente eventuali infezioni.