Istanbul, diplomazia a vuoto: la guerra corre più veloce dei colloqui

Tra droni, bombe e minacce, il secondo round di colloqui si chiude con un nulla di fatto e tensioni alle stelle

Oggi, mentre le delegazioni ucraine e russe entravano nello sfarzoso palazzo Çırağan di Istanbul per il secondo round di colloqui diretti, il mondo assisteva a un crudo paradosso: da un lato, l’immagine diplomatica delle strette di mano; dall’altro, la realtà brutale di una guerra che continua a colpire. L’agenzia Reuters ha confermato che il governo ucraino, guidato al tavolo dal ministro della Difesa Rustem Umerov, ha già consegnato da giorni alla Russia una proposta dettagliata di “roadmap per la pace”.

Questo documento, pubblicato integralmente da Reuters e rilanciato da Meduza, si basa su alcuni punti fondamentali: un cessate il fuoco completo, monitorato da Stati Uniti e Paesi terzi; lo scambio totale di prigionieri e il rimpatrio immediato dei bambini deportati in Russia; la possibilità per l’Ucraina di proseguire il suo cammino verso l’integrazione euroatlantica senza restrizioni; e l’uso dei beni russi congelati per la ricostruzione postbellica. Vladimir Zelenskij ha dichiarato ieri in un post sui social: “Il nostro obiettivo è chiaro: cessate il fuoco, restituzione dei bambini, liberazione dei prigionieri. I punti chiave possono essere risolti solo dai leader”.

La Russia, rappresentata dal consigliere presidenziale Vladimir Medinskij, ha ricevuto il memorandum ucraino solo oggi, come confermato dall’agenzia TASS. Medinskij ha precisato che il documento è stato fornito in inglese e in ucraino, mentre il memorandum russo – secondo quanto dichiarato nei giorni scorsi dal portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov – non verrà divulgato pubblicamente. La Reuters ha riportato che l’Ucraina, al contrario, aveva chiesto di ricevere anticipatamente le proposte di Mosca, ma senza successo.

Tutto questo accade mentre, come riferito da The Guardian e da Deutsche Welle, la notte scorsa l’Ucraina ha portato a termine quella che viene già definita “la più lunga incursione della guerra”: con l’operazione “Паутина” (“Ragnatela”), droni partiti da camion posizionati vicino alle basi militari russe hanno colpito almeno 41 bombardieri strategici, tra cui Tu-95, Tu-22M3 e aerei radar A-50, causando danni stimati oltre 7 miliardi di dollari. Zelenskij ha commentato l’attacco definendolo “un’operazione brillante, diretta esclusivamente contro obiettivi militari, che ha inflitto perdite significative alla capacità strategica russa”.

Proprio quando i diplomatici si stringevano la mano a Istanbul, le cronache riportavano anche altri eventi drammatici. Le parole di Interfax e riprese dalla BBC raccontano che, nella regione ucraina di Zaporož’e, bombardamenti russi hanno ucciso almeno cinque civili. In territorio russo, le autorità hanno denunciato attacchi contro ponti ferroviari nelle regioni di Brjansk e Kursk, che hanno causato deragliamenti, vittime e decine di feriti, classificati da Mosca come “atti terroristici”.

A peggiorare la situazione, un altro scossone ha colpito il vertice militare ucraino: stando al reportage di Ukrainskaja Pravda, il comandante delle forze terrestri, generale Michailo Drapatij, ha rassegnato le dimissioni dopo un attacco russo contro un campo di addestramento, dove hanno perso la vita dodici soldati. «Un gesto di responsabilità personale», ha postato Drapatij su Facebook, mentre Zelenskij ha convocato d’urgenza lo stato maggiore: “Abbiamo bisogno di ogni nostro uomo al fronte”.

Il secondo round di colloqui di Istanbul, tuttavia, si è rivelato ancora più breve del primo e non ha affrontato questioni sostanziali per porre fine al conflitto che dura da tre anni, come riportato da Serhiy Morgunov, giornalista ucraino del Washington Post. Le parti hanno concordato solo sullo scambio di prigionieri di guerra gravemente feriti, prigionieri sotto i 25 anni e i corpi di 6.000 soldati caduti per ciascun lato. Umerov ha precisato che la Russia non ha accettato un cessate il fuoco incondizionato né un incontro bilaterale tra i leader dei due Paesi, mentre ha proposto un altro round di colloqui entro fine giugno. Medinskij ha parlato di soddisfazione generale da parte russa e ha suggerito un cessate il fuoco temporaneo di 2-3 giorni per permettere il recupero delle salme, proposta subito definita “idiota” da Zelenskij.

Le trattative di Istanbul, osserva The Guardian, rappresentano “una cornice sontuosa per un dialogo fragilissimo”.Nonostante Ankara, riferisce RIA Novosti, abbia espresso la speranza che queste discussioni aprano la strada a un faccia a faccia diretto tra Putin e Zelenskij, al momento il Cremlino continua a ribadire che un vertice a due potrà avvenire solo “dopo aver raggiunto intese più ampie”.

Il quadro geopolitico, ad oggi, resta estremamente teso. Da una parte, Kiev continua a coinvolgere la comunità internazionale per ottenere garanzie di sicurezza e mantenere il diritto di scegliere liberamente la propria collocazione strategica, come sottolineato nella roadmap pubblicata da Reuters. Dall’altra, Mosca tenta di rimanere padrona del ritmo negoziale, evitando di scoprire le carte e facendo leva sui colloqui bilaterali per cercare di consolidare i guadagni territoriali maturati dal 2014.

L’attacco ai bombardieri russi, peraltro, ha colpito un nervo scoperto dell’apparato militare di Mosca. Il canale filogovernativo Rybar ha avvertito su Telegram che le perdite sono “irreversibili”, poiché gli aerei strategici come Tu-95 e Tu-22M3 “non vengono più prodotti e non possono essere rimpiazzati”. In questo scenario, l’offensiva ucraina rischia di diventare un punto di svolta non solo militare, ma anche negoziale.

Infine, pesa il fattore internazionale. Come ha spiegato The Guardian, nella capitale turca Washington e l’Europa osservano da vicino l’evolversi dei colloqui, pronti a intervenire nel monitoraggio di eventuali cessate il fuoco. Nonostante la mancanza di progressi concreti, il fatto che l’incontro si sia svolto dopo l’attacco con droni di Kiev contro le basi russe è stato definito “un importante successo” dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Tuttavia, Zelenskij ha avvertito che, se Mosca trasformerà i colloqui in “parole vuote”, sarà necessario alzare il livello delle pressioni e lavorare a nuove sanzioni multilaterali, coinvolgendo non solo l’Europa, ma anche il G7 e gli Stati Uniti.

Oggi Istanbul non si è limitata a fare da sfondo a un vertice diplomatico: è stata lo specchio di una guerra che non conosce pause, dove il tempo della diplomazia si misura in ore, mentre quello delle bombe si conta in secondi.

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