Inter-Suning: le insidie che si celano dietro il rifinanziamento

Mancano ormai meno di quattro mesi al 20 maggio 2024, data in cui verrà a scadenza il prestito di 275 milioni di euro (oltre interessi) concesso dal fondo Oaktree a Suning nel maggio di tre anni fa. Il Presidente del club nerazzurro, Steven Zhang, ha sempre sostenuto di voler accedere ad un nuovo finanziamento per saldare il suddetto debito del gruppo di Nanchino che alla scadenza raggiungerà la ragguardevole cifra di 384 milioni di euro. Tuttavia, pare ormai evidente che il fondo californiano, che detiene in pegno le azioni dell’Inter, non asseconderà i desiderata del rampollo della famiglia Zhang, nonostante quest’ultimo, proprio a ridosso dell’ultima finale della Champions League, abbia dichiarato che non ci sarebbero stati particolari problemi a rinnovare il prestito col fondo a stelle e strisce. Nonostante i paventati ottimi rapporti con quest’ultimo, così però ancora non è stato, tant’è che, alcuni mesi or sono, diverse testate giornalistiche hanno riportato che il numero uno del club meneghino avrebbe dato incarico alla banca americana Goldman Sachs di “sondare” il mercato del credito per trovare dei fondi interessati a concedere a Suning il sospirato finanziamento. Sempre secondo quanto riportato dai media, la suddetta banca statunitense avrebbe quindi individuato un paio di “credit funds” asseritamente disposti in in tal senso (sono stati fatti i nomi dei fondi Ares e Sixt Street).

Nelle ultime settimane, però, si sta facendo sempre più strada l’idea che possa essere direttamente Goldman Sachs a concedere il prestito alla holding cinese con eventuale successiva “sindacazione” della nuova linea di debito (ovvero trovando in un secondo momento dei fondi disposti ad accollarsi pro quota la somma prestata dalla banca statunitense a Suning). È stato, in particolare, il Sole24ore ad aver riportato questa notizia il 28 dicembre scorso, aggiungendo che “la strada per Zhang non è però priva di ostacoli: un prestito di questo tipo non è facile da strutturare. Servono nuove garanzie a tutela di un prestito che potrebbe lievitare ancora più in alto assieme agli interessi”. Riassunto lo stato dell’arte, l’interrogativo a cui cercheremo adesso di rispondere è il seguente: sarà quindi Goldman Sachs a concedere a Suning questo benedetto finanziamento, ovvero sarà un fondo? Cominciamo col dire che in effetti non è nel torto chi ritiene che gli ottimi rapporti tra la menzionata banca americana ed il gruppo di Nanchino potrebbero agevolare un’operazione del genere. È infatti risaputo che Goldman Sachs ha in passato investito nella holding cinese proprietaria dell’Inter ed ha intrecciato importanti relazioni economiche col gruppo in questione che risultano tuttora in essere.

Anche in questo caso, però, non è assolutamente detto che gli evidenziati buoni rapporti possano autorizzare a raggiungere una conclusione del genere, la quale risulterebbe certamente frettolosa alla luce di quanto ci accingiamo ad esporre (d’altronde abbiamo visto come i ventilati buoni rapporti con Oaktree non abbiano portato alla fumata bianca con tale fondo). Per risolvere l’enigma dobbiamo partire da un dato che possiamo ritenere assodato: Suning rifinanzierebbe solo allo scopo di poter nel caso vendere successivamente l’Inter ad un prezzo maggiore, sperando che nelle more del nuovo finanziamento il club si apprezzi ulteriormente sul mercato (grazie soprattutto alla realizzazione del nuovo stadio). È noto, in tal senso, che a prescindere dalle difficoltà economiche del gruppo di Nanchino (che, dalle recenti dichiarazioni di Zhang Jindhong sembra essere più propenso a valorizzare il suo core business costituito dalla vendita al dettaglio degli elettrodomestici) le direttive del governo di Pechino impediscono ulteriori investimenti nel calcio, ragion per cui sarebbe errato ritenere che Suning rimborserebbe il nuovo prestito (d’altronde non intende nemmeno saldare quello pendente ma rifinanziarlo).

Se così stanno le cose, a prescindere dalle pur corrette valutazioni circa il tasso d’interesse che verrebbe applicato (comunque elevato) non si comprende come Goldman Sachs potrebbe concedere credito a Suning visto che allo scadere del nuovo finanziamento, laddove la holding cinese non avesse nel frattempo venduto il club (circostanza che non si può affatto escludere), si troverebbe a fare i conti con l’impossibilità del gruppo di Nanchino di rimborsare il prestito, dovendosi escludere che la banca in questione possa essere interessata ad escutere il pegno e quindi a diventare proprietaria dell’Inter.D’altronde, a conferma di ciò, si consideri che già all’epoca del finanziamento concesso da Oaktree, Goldman Sachs (che all’epoca sembrava essere il soggetto in “pole” per tale prestito) si tirò inaspettatamente indietro lasciando spazio al fondo californiano.Inoltre, anche la “sindacazione” del finanziamento con altri fondi che potrebbero subentrare pro-quota nella ripartizione del prestito sarebbe del tutto aleatoria (non è infatti detto che tali presunti fondi accettino in assenza di ulteriori garanzie).Ciò detto, le stesse argomentazioni ostative al finanziamento utilizzate per la banca americana non possono non valere anche per altri fondi (con l’aggravante che il tasso praticato potrebbe essere ancor più elevato).

A tal proposito va innanzitutto osservato che non è dato comprendere il motivo per cui il nuovo prestito potrebbe essere concesso da un fondo che non sia Oaktree, quando è risaputo che tutti i fondi che operano nel comparto del debito agiscono allo stesso modo e con le medesime logiche. Ma anche a voler prescindere da tale considerazione, c’è comunque un elemento di fatto che non va trascurato e si ricollega sempre alla circostanza, sopra richiamata, dell’impossibilità di Suning di rimborsare il prestito.Ed infatti, i fondi eventualmente interpellati per questo nuovo finanziamento, considerata la probabile debolezza contrattuale del gruppo di Nanchino (discendente dalla citata impossibilità di restituire il prestito) potrebbero, nella fase di negoziazione dei covenant connessi al finanziamento ed in particolare di quello concernente la procedura di escussione del pegno nel caso (non remoto) di inadempimento del gruppo cinese alla scadenza, non concedere a quest’ultimo la possibilità di inserire la clausola della valutazione del club all’equo valore di mercato, ma di inserirne un’altra che preveda la valutazione della società milanese esclusivamente su dati contabili e di bilancio.

Ciò porrebbe chiaramente Suning in una posizione di debolezza poiché, non soltanto minerebbe il suo potere contrattuale durante le eventuali trattative per la vendita del club nella vigenza del prestito, ma laddove si giungesse all’escussione del pegno, non avrebbe più il paracadute (di cui invece adesso gode) della valutazione del club all’equo valore di mercato, con la conseguenza che perderebbe la società nerazzurra in favore del (nuovo) creditore con un criterio di valutazione che la penalizzerebbe fortemente (visto che potrebbe ragionevolmente non ricavare alcun introito, diversamente da quanto invece accadrebbe adesso laddove Oaktree escutesse il pegno). In definitiva, pare evidente che per la famiglia Zhang ottenere questo nuovo prestito non è soltanto difficoltoso per il suo ingente importo e l’elevato tasso che verrebbe applicato, ma è oltretutto rischioso visto che potrebbe comportare, per la holding di Nanchino, la perdita del “beneficio della valutazione del club all’equo valore di mercato”, ovvero del criterio di stima che, come ormai noto, è quello già concordato e previsto in caso di escussione del pegno da parte di Oaktree (o da parte di altro soggetto a cui tale fondo decidesse di cedere il relativo diritto di appropriazione).

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