
Quella che sembrava una semplice discussione tra locatrice e inquilina si è trasformata in un episodio gravissimo di intolleranza e violenza verbale. Cacciata su due piedi, a Venezia, una studentessa fuori sede. Vittima inoltre d’insulti discriminatori da parte della proprietaria dell’appartamento in cui viveva. La donna, con tono acceso e privo di rispetto, ha rivolto alla ragazza frasi offensive legate alla sua origine geografica.
Il diverbio, che ha preso una piega drammatica. La ragazza ha registrato e condiviso sui social quello che stava accadendo. L’Unione degli Universitari di Venezia (UDU), ha portato alla luce una realtà che troppo spesso resta nell’ombra.
Sfrattata da un giorno all’altro e senza spiegazioni
L’inquilina, la cui identità non è stata resa pubblica, è stata sfrattata all’improvviso dall’appartamento a Venezia, letteralmente cacciata. Tra l’altro prima della scadenza naturale del contratto d’affitto. Nessun preavviso e senza il tempo necessario per trovare una sistemazione alternativa, si è trovata costretta a lasciare l’alloggio. Alla richiesta di spiegazioni, la ragazza si è vista etichettare come “altezzosa, arrogante e maleducata”, ricevendo infine l’attacco più grave: l’insulto sulle sue origini meridionali.
“Dove pensi di arrivare nella vita? Sei una terrona di me**a”.
Questo gesto non rappresenta solo una questione personale, ma un problema più ampio che riguarda la dignità e i diritti di chi, provenendo da un’altra regione, vive e contribuisce alla vita della città.
La denuncia dell’UDU: “Un clima ostile verso i fuori sede”
A prendere posizione è l’UDU Venezia, che ha pubblicamente condannato l’accaduto e le modalità con cui è stata cacciata dall’alloggio la studentessa. In un comunicato diffuso anche tramite Instagram, l’organizzazione studentesca denuncia l’episodio come il sintomo di un clima sempre più ostile nei confronti degli studenti e lavoratori non residenti. “Non è solo un fatto personale – si legge – ma la spia di una tendenza preoccupante, in cui chi contribuisce alla città viene trattato come un corpo estraneo”.
Il sostegno dell’UDU non si limita alla solidarietà: il gruppo chiede a gran voce che episodi del genere vengano contrastati in modo deciso, sia a livello sociale che istituzionale. Venezia, sottolineano, è una città universitaria e deve essere un luogo inclusivo, non terreno fertile per pregiudizi e discriminazioni.
Il contesto di Venezia: una città in bilico tra accoglienza e ostilità
Non è un caso isolato. Venezia vive da tempo un rapporto complesso con i suoi abitanti temporanei, che si tratti di studenti, lavoratori o visitatori. L’afflusso massiccio di turisti, soprattutto nei mesi estivi, alimenta tensioni legate all’aumento del costo della vita, alla scarsità di alloggi e alla progressiva erosione dell’identità locale. In questo scenario già fragile, gli studenti fuori sede diventano spesso i bersagli di frustrazioni accumulate nel tempo.
L’aggressività, verbale o meno, è il riflesso di un malessere più profondo, ma non per questo giustificabile. Il rischio è che, a forza di normalizzare certi comportamenti, si finisca per rendere le discriminazioni parte del quotidiano.
Un appello alla responsabilità collettiva
Episodi come questo richiedono una presa di coscienza collettiva. È fondamentale che le istituzioni, le università, le associazioni e i cittadini si mobilitino affinché ogni persona, a prescindere dalla sua origine, possa sentirsi accolta e rispettata. Non si tratta solo di garantire il diritto allo studio o a un’abitazione dignitosa, ma di costruire una comunità capace di rigettare con forza ogni forma di razzismo, esplicito o velato.
Venezia, come ogni città che si definisce moderna e civile, non può permettersi di chiudere gli occhi.