Indi Gregory: corsa contro il tempo per trasferirla in Italia

Indi Gregory

Aggiornamento delle 18.26

Slitta a domani il distacco delle macchine che tengono in vita Indi Gregory. I legali della famiglia della bambina hanno annunciato che alle 13, ora italiana, di venerdì 10 novembre sarà discusso l’appello sulla possibilità di trasferire la giurisdizione del caso della piccola al giudice italiano. Lo stop alle cure vitali per la bambina non dovrebbe quindi avvenire prima della fine dell’udienza

La situazione alle 15 del 9 novembre

Prorogato di 2 ore il termine per il distacco del respiratore alla piccola Indi Gregory, previsto oggi alle 15 (ora italiana). A renderlo noto sono stati gli avvocati dei genitori di Indi. Nel frattempo, Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & famiglia onlus e l’avvocato Simone Pillon (ex deputato della Lega) stanno seguendo minuto per minuto gli sviluppi del lato italiano della vicenda.

Il ricorso della famiglia di Indi Gregory

I legali dei genitori di Indi Gregory questa mattina hanno presentato ricorso contro la decisione del giudice che, nei giorni scorsi, aveva stabilito che alla bimba, di soli 8 mesi, andava staccato il respiratore. Lo stesso giudice, nelle ore seguenti a questa decisione, aveva anche decretato che, Indi non poteva far rientro a casa ma doveva essere trasferita in un ospizio.

Indi Gregory, una grande combattente

Dean Gregory, padre della piccola, ha dichiarato ai microfoni della BBC “Indi merita una possibilità” aggiungendo “ha un Paese (l’Italia ndr) che si offre di pagare per tutto: dobbiamo solo portarla lì, così non costerà nulla all’ospedale o al governo. “È la cosa più disumana e crudele che abbiamo mai vissuto su questa terra. Sono solo concentrato sul salvare la vita di mia figlia e fare ciò che è nel migliore interesse di Indi. Il mio sogno e di quello di mia moglie ( Claire Staniforth) è quello di portarla in Italia. Indi non merita di morire, è ancora una bambina che respira alla quale batte forte il cuore. Sappiamo che Indi è una combattente. Lei vuole vivere. Non merita di morire”.

Codacons, Cei e Simone Pillon. Una corsa contro il tempo

In prima linea contro la decisione del giudice britannico si schiera il Codacons che annuncia la presentazione di una denuncia alla Procura di Roma contro l’Alta Corte di Londra. “Al di là degli aspetti etici della questione, scrive il Codacons, si apre un aspetto meramente tecnico-legale che riguarda la possibilità di un giudice straniero di pronunciarsi sulla vita di un cittadino italiano.

Come noto, infatti, la neonata ha ottenuto la cittadinanza italiana grazie al Governo che ha emesso misure di emergenza, tramite il console italiano a Manchester, che ne autorizzano il trasferimento all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma”.

Sempre secondo il Codacons “la decisione dell’Alta Corte britannica di disporre lo stop ai supporti vitali per Indi potrebbe quindi configurare un’interferenza illecita della giustizia straniera sulla vita di una cittadina italiana, aprendo un caso che non è solo diplomatico ma anche giudiziario.

La Cei invece si focalizza sul valore della vita. “La vita dei malati e disabili gravi viene giudicata indegna di essere vissuta, lesinando i supporti medici e arrivando a presentare come gesto umanitario il suicidio assistito o la morte procurata”.

Simone Pillon, ex deputato della Lega ha scritto su X: “al lavoro anche oggi per ottenere un regolamento di giurisdizione tra Italia e Regno Unito, come previsto dalla Convenzione Aja 1996. Il superiore interesse del minore è quello di vivere e non di morire. Speriamo ancora in un accordo”.

La malattia di Indi

Indi Gregory ha una malattia mitocondriale (malattia genetica degenerativa) e, secondo i medici del Queen’s Medical Center dove è ricoverata, è quindi incurabile.

 

Ora non ci resta che aspettare insieme a Indi…