L’illusione della sovranità italiana in politica estera

Chi profetizza l’atomica iraniana omette che il primo a premerne il bottone potrebbe essere il nostro alleato

Crosetto

Quando il ministro della Difesa Guido Crosetto dichiara al Corriere della Sera che “il giorno in cui l’Iran avesse la bomba atomica, non perderebbe un’ora: la userebbe e senza esitazione”, non sta solo facendo una previsione irresponsabile e infondata. Sta affermando qualcosa che ha una valenza più politica che analitica. Sta parlando non da rappresentante della Repubblica Italiana, ma da eco delle posizioni di Washington e Tel Aviv, contribuendo a quel clima da guerra preventiva che da anni alimenta tensioni e conflitti nel Medio Oriente.

L’Iran, che da decenni è sotto osservazione da parte dell’AIEA e soggetto a sanzioni internazionali, non ha mai lanciato attacchi nucleari, nonostante sia circondato da potenze regionali e globali che quegli arsenali li possiedono da tempo. In una fase in cui l’escalation militare tra Israele e l’Iran si sta facendo drammatica, l’affermazione di Crosetto non appare solo infondata: è pericolosa. Alimenta l’idea che l’unica risposta possibile all’Iran sia quella militare, contribuendo a spianare la strada a nuove guerre.

La verità è che l’Italia, in materia di politica estera e difesa, ha smesso da tempo di esercitare una reale autonomia. La guerra in Ucraina, le forniture militari a Israele durante l’offensiva su Gaza, il silenzio (quando non l’attacco diretto) contro i tribunali internazionali che indagano su crimini di guerra: tutto questo disegna il ritratto di un Paese che si comporta come uno Stato satellite, non dissimile dalla Bielorussia rispetto alla Russia. In questo contesto, le parole di Crosetto suonano come una dichiarazione d’obbedienza, non un’analisi geopolitica.

Il ministro tace, invece, sul fatto che Israele, unico Paese mediorientale dotato di un arsenale nucleare non dichiarato, non ha mai aderito al Trattato di non proliferazione. Tace sull’eventualità che sia proprio Tel Aviv, sotto pressione o accerchiata, a considerare l’ipotesi nucleare. L’equilibrio del terrore, che ha evitato l’uso di armi atomiche per oltre settant’anni, non vale solo per l’Iran: vale per tutti, Israele incluso. Ma Crosetto non può dirlo, perché in questo momento ogni parola pronunciata a Roma sullo scenario internazionale passa al vaglio dell’ambasciata americana.

Nel frattempo, nel silenzio colpevole dell’informazione italiana, la realtà sul campo cambia: i sistemi di difesa antimissile israeliani, presentati come infallibili, mostrano crepe; i missili iraniani avanzano nella precisione e nella penetrazione. E se Israele e Stati Uniti, con le loro tecnologie all’avanguardia, non riescono a intercettarli pienamente, che cosa dire della vulnerabilità dell’Italia in caso di un’eventuale escalation globale?

L’opinione pubblica italiana viene disinformata, non preparata. La cultura strategica nazionale si fonda sulla propaganda e sulla subalternità. È da questa constatazione che dovrebbe ripartire un nuovo movimento pacifista italiano, all’altezza delle sfide del XXI secolo: un pacifismo non ingenuo ma lucido, consapevole che l’unica vera sicurezza per l’Italia sta nella diplomazia, nella neutralità attiva, nell’autonomia strategica.

L’Italia è una nazione con una profonda vocazione alla pace, tradita oggi da una classe dirigente che ha confuso l’alleanza con la servitù. Serve una nuova generazione di cittadini capaci di opporsi al culto della guerra mascherato da realismo politico. Perché la vera notizia non è ciò che Crosetto dice. È ciò che non può, o non vuole, dire.