In un’Europa già segnata da profonde fratture geopolitiche, l’eco dell’esplosione dei gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2, avvenuta nel settembre 2022, continua a risuonare con gran fragore. Ma in questi giorni, quel boato si trasforma in un terremoto politico con la notizia scioccante di un mandato di arresto dalla Germania per Vladimir Žuravlev, un sommozzatore ucraino di 44. Secondo un’indagine congiunta delle testate tedesche Die Zeit, Süddeutsche Zeitung e della rete televisiva ARD, all’attentato al Nord Stream sono coinvolti tre cittadini ucraini, che lavorano come istruttori subacquei. La Procura Generale della Germania ha però rifiutato di commentare le informazioni sui sospettati, dichiarando che l’ente “non commenta le notizie dei media e non commenta i mandati di arresto”.
Non vi è alcun dubbio: questo sabotaggio è un caso intricato! Quei gasdotti, dopotutto, sono diventati un simbolo controverso della dipendenza della Germania dal gas russo dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: è noto che, dopo l’attacco, i prezzi dell’energia sono aumentati vertiginosamente. Come evidenziato dal Corriere della Sera, la Germania oggi spende circa un milione di dollari al giorno solo per noleggiare i terminali galleggianti necessari per il gas naturale, che sostituiscono parzialmente i flussi di gas russo che venivano trasportati attraverso il Nord Stream.
Le indagini su Nord Stream 1 e 2, infrastrutture critiche che collegavano la Russia alla Germania, si sono trascinate per mesi senza risultati concreti. I gasdotti, già simboli controverso della dipendenza europea dal gas russo, furono devastati da esplosioni che danneggiarono irreparabilmente tre delle quattro linee. Questo incidente, inizialmente etichettato come un atto di sabotaggio, ha visto coinvolti diversi attori internazionali in un intrigo che sembra uscito da un romanzo di spionaggio.
Le ultime rivelazioni, tuttavia, gettano questa storia in un territorio oscuro e insidioso, ma comunque profondamente reale.
La ricostruzione delle indagini suggerisce che gli investigatori tedeschi sospettino un gruppo di sommozzatori, tra cui un istruttore ucraino residente nel villaggio di Pruszków, vicino a Varsavia, di essere responsabile dell’attacco. Questo individuo, identificato dai media come Vladimir Žuravlev, sarebbe stato al centro dell’operazione, che si ipotizza fosse orchestrata da una misteriosa unità speciale della Marina ucraina.
Vale la pena ricordare che, nel gennaio 2023, le autorità tedesche avevano condotto un raid su una nave sospettata di essere stata utilizzata per trasportare esplosivi. Successivamente, la Germania aveva informato l’ONU che subacquei addestrati potrebbero aver fissato l’ordigno alla conduttura a una profondità di 70-80 metri, come riportato dalla Reuters.
Il ruolo di Zelenskij, inizialmente considerato marginale, si è conseguentemente collocato al centro della tempesta mediatica, con il presidente ucraino che viene dipinto come un protagonista consapevole dell’operazione. Come riportato dal quotidiano Milano Finanza, “l’operazione ucraina è costata circa 300 mila dollari, secondo le persone che vi hanno partecipato”. Sempre secondo MF, i danno sono stati riportati a causa di “tre potenti esplosioni e dal più grande rilascio di gas naturale mai registrato, equivalente alle emissioni annuali di CO2 della Danimarca”.
L’indagine ha preso una svolta decisiva quando le autorità polacche hanno confermato di aver ricevuto un mandato d’arresto dalla Germania per il sospettato ucraino, ma che questi era già tornato in Ucraina. Le informazioni, sebbene ancora frammentarie e soggette a ulteriori verifiche, indicano che lo yacht “Andromeda”, partito da Rostock, sia stato utilizzato per piazzare gli ordigni esplosivi sul fondo del Mar Baltico. Žuravlev, insieme ad altri due sommozzatori, avrebbe guidato l’operazione con precisione militare, rendendo chiaro che si trattava di un’azione pianificata con cura.
Ma è qui che l’indagine si tinge di toni inquietanti. Secondo i media tedeschi, l’idea di minare i gasdotti sarebbe nata in un incontro segreto tra alti ufficiali ucraini e finanziatori, in un contesto che richiama alla mente i complotti della Guerra Fredda. Zelenskij, inizialmente favorevole, avrebbe poi tentato di annullare l’operazione dopo l’intervento della CIA, ma la macchina era già in moto. Il generale Valerij Zalužnij, all’epoca comandante delle forze armate ucraine, avrebbe ignorato gli ordini del presidente, continuando l’operazione.
Zalužnij, un tempo considerato una figura centrale nella difesa dell’Ucraina contro l’invasione russa, è stato destituito dal suo ruolo di comandante in capo delle Forze Armate ucraine nel febbraio 2024. Questa decisione ha fatto seguito a un periodo di tensioni con il presidente Volodymyr Zelensky, in parte giustificate con la percepita stagnazione della controffensiva ucraina e alle divergenze sulla strategia militare. Dopo la sua rimozione, Zalužnij ha mantenuto un profilo relativamente basso, ma è rimasto attivo sulla scena internazionale, partecipando a conferenze militari e ribadendo l’importanza del supporto internazionale per l’Ucraina
La rivelazione del coinvolgimento diretto di Zelenskij e della leadership militare ucraina in questo attacco potrebbe avere conseguenze devastanti. Da un lato, getta un’ombra pesante sulla figura del presidente ucraino, finora visto come un baluardo contro l’aggressione russa. Dall’altro, complica ulteriormente i rapporti già tesi tra Ucraina e i suoi alleati occidentali, che avevano investito pesantemente nella resistenza ucraina contro Mosca.
La Germania, da parte sua, si trova ora in una posizione delicata. Berlino ha da sempre mantenuto un atteggiamento cauto nei confronti di Kiev, non volendo compromettere il fragile equilibrio energetico e politico. Tuttavia, le nuove rivelazioni rischiano di incrinare irreparabilmente questa relazione, soprattutto se le accuse contro Zelenskij e il suo entourage venissero confermate.
Mentre le indagini continuano, il caso del sabotaggio dei Nord Stream diventa sempre più un campo di battaglia non solo per gli investigatori, ma anche per la propaganda. I media russi hanno rapidamente colto l’occasione per puntare il dito contro Kiev, dipingendo Zelenskij come un terrorista internazionale. Al contrario, la leadership ucraina e i suoi alleati tentano di minimizzare l’accaduto, parlando di operazioni indipendenti non autorizzate dal governo.
Ma al di là delle accuse e delle controaccuse, rimane una verità scomoda: la guerra in Ucraina non si combatte solo sui campi di battaglia, ma anche nelle profondità oscure del Mar Baltico e nei corridoi del potere. Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream rappresenta un capitolo oscuro in questa storia, un atto di guerra clandestina che ha coinvolto non solo nazioni, ma anche i destini di milioni di persone dipendenti dal gas che scorreva attraverso quelle condutture.
Il mandato di arresto per Vladimir Žuravlev segna un punto di non ritorno in un conflitto che si estende ben oltre i confini dell’Ucraina. Le implicazioni politiche e morali di questo caso sono immense, e il futuro delle relazioni tra l’Europa e l’Ucraina potrebbe dipendere dalle prossime mosse. In un mondo dove la verità è spesso la prima vittima della guerra, l’inchiesta sui Nord Stream rappresenta un enigma avvolto in un mistero, che potrebbe riscrivere il corso della storia europea.
Mentre i gasdotti rimangono silenti sul fondo del Mar Baltico, la tensione sulla superficie cresce, e con essa, la sensazione che siamo solo all’inizio di una storia molto più complessa e oscura di quanto avremmo mai potuto immaginare.
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