La guerra ideologica del Governo: alcol innocente, canapa light colpevole

Il professor Garattini denuncia i rischi del vino, ma il governo tace e attacca la cannabis light, distruggendo migliaia di posti di lavoro.

Vino e Canapa Light

Nel silenzio assordante del Ministero della Salute, si consuma un doppio paradosso politico e culturale che racconta molto più della salute pubblica: racconta di ipocrisie, interessi, ideologie e, soprattutto, di una grave distorsione della realtà. Da un lato, un prodotto universalmente riconosciuto come cancerogeno, l’alcol, viene difeso a spada tratta dalle istituzioni. Dall’altro, un’intera filiera produttiva legata alla cannabis light, legale, trasparente, sostenibile, viene spazzata via con un colpo di penna.

Garattini contro Lollobrigida: la scienza ignorata

Il professor Silvio Garattini, una delle voci più autorevoli della medicina italiana, lo ha detto senza mezzi termini: l’alcol è cancerogeno, e il vino, con i suoi 492 milioni di litri di alcol etilico prodotti ogni anno, è corresponsabile di malattie, tumori, incidenti stradali. La comunità scientifica chiede da tempo etichette chiare, come già accade in Nuova Zelanda o in Irlanda: “Questo prodotto è dannoso alla salute”. Ma il ministro Lollobrigida, invece di ascoltare la scienza, si arrampica sugli specchi ideologici per difendere il “prodotto identitario”, parlando di criminalizzazione e follie ideologiche.

Ma la vera follia ideologica è negare l’evidenza scientifica, è zittire la salute pubblica in nome di interessi economici e culturali.

La canapa light sotto attacco: una crociata politica, non sanitaria

Nel frattempo, in un silenzio ancora più grave, il Consiglio dei Ministri approva un Decreto Sicurezza che cancella di fatto il settore della canapa light. Senza confronto, senza preavviso, senza rispetto per la legalità preesistente. Una decisione autoritaria, retroattiva, che colpisce migliaia di imprese e decine di migliaia di lavoratori onesti. E tutto questo non perché la cannabis light faccia male, nessuno studio scientifico ha mai dimostrato che le infiorescenze legali abbiano provocato morti o gravi danni sanitari, ma per pura ideologia politica.

Un settore che vale 2 miliardi di euro e dà lavoro a oltre 20.000 persone viene cancellato in nome di un proibizionismo che non protegge i cittadini, ma li penalizza.

Chi protegge chi? La lezione di due pesi e due misure

Dunque, l’alcol che uccide può restare, glorificato a Vinitaly, senza neanche un’etichetta di avvertimento. La cannabis light, che non ha mai causato un decesso, viene trattata come una minaccia criminale. È una distorsione morale e politica che grida vendetta. In questo clima migliaia di imprenditori della canapa vedono i loro magazzini trasformarsi da beni legali a “stupefacenti” da un giorno all’altro. Nessun risarcimento. Nessuna tutela. Solo criminalizzazione e incertezza.

La salute non è a senso unico

Questa è una battaglia per la coerenza, per la giustizia economica, per la dignità delle imprese, ma è anche, e soprattutto, una battaglia per la verità. La salute pubblica non può essere piegata agli interessi delle lobby o alle crociate ideologiche. Non può esserci tolleranza per l’alcol e repressione per la cannabis light solo perché la prima è “tradizione” e la seconda è “sospetta”. La scienza non è un’opinione. E la politica non può continuare a giocare con la vita, il lavoro e i diritti di migliaia di persone.

In sintesi, il Paese deve prendere una posizione chiara: continuare a difendere l’ipocrisia o abbracciare la responsabilità. O si sceglie la strada della verità scientifica e del buon senso, o si continua a sacrificare salute, lavoro e futuro sull’altare della propaganda.