
L’Italia è leader europeo nel mercato del gioco d’azzardo, con 157,5 miliardi di euro puntati solo nell’ultimo anno. Uno scenario che sembra avvantaggiare pochi attori, mentre lo Stato incassa e contemporaneamente proclama di voler combattere la ludopatia. Al centro di questa contraddizione si collocano due multinazionali: Igt (ex Lottomatica) e Sisal, oggi controllata da Flutter Entertainment.
Entrambe le aziende gestiscono per conto dello Stato i giochi più popolari come Lotto, SuperEnalotto e Gratta e Vinci. Ma i guadagni non si fermano alle giocate: esiste un secondo flusso di introiti che parte dai tabaccai, trasformati di fatto in clienti forzati.
Chi muove i fili del gioco in Italia
Igt e Sisal si dividono le concessioni principali del settore. Igt, da oltre 25 anni, è titolare della gestione del Lotto e del sistema Gratta e Vinci. Sisal invece si occupa del SuperEnalotto, ma la sua influenza si estende anche a scommesse sportive e giochi online, grazie all’acquisizione da parte del gruppo irlandese Flutter.
Non si tratta solo di business: le due aziende fanno parte di consorzi che includono anche rappresentanze dei tabaccai, ma i rapporti interni sono tutt’altro che equilibrati.
Il “canone nascosto”: 360 euro al mese per vendere i giochi
Secondo numerose segnalazioni raccolte da tabaccai in tutta Italia, chi non raggiunge determinati obiettivi di vendita si vede costretto a sottoscrivere abbonamenti mensili per mantenere la possibilità di vendere i giochi. Si tratta di 183 euro al mese per ogni concessionario, quindi 366 euro totali per chi offre sia Lotto che SuperEnalotto.
Il paradosso? I tabaccai rappresentano la rete statale di vendita, ma devono pagare aziende che operano in regime di concessione pubblica. In cambio, ricevono servizi considerati inutili come Wi-Fi o contenitori per i Gratta e Vinci usati.
Minacce, ricatti e una prima vittoria in tribunale
Chi rifiuta di pagare rischia di perdere l’accesso ai prodotti, un danno economico notevole per attività che spesso sopravvivono grazie alla vendita di questi giochi. In alcuni casi, anche uno scostamento minimo dai target imposti — come mancati incassi per 100 euro — è stato sufficiente per far scattare le minacce di sospensione.
Ma c’è stato anche chi ha detto basta. Un tabaccaio di Maglie (Lecce) ha fatto causa a Sisal, ottenendo dal Tribunale di Milano un risarcimento di quasi 10.000 euro. Un precedente importante che potrebbe aprire la strada ad altre azioni legali.
Un sistema da rivedere: appelli e proposte al Governo
Il caso è ormai pubblico: denunce sono state inviate al Ministero dell’Economia, a quello della Salute, all’Antitrust e persino al Presidente della Repubblica. Due deputati del Partito Democratico, Stefano Vaccari e Gian Antonio Girelli, hanno presentato un’interrogazione parlamentare. Anche Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze (FdI), ha avviato un’indagine conoscitiva sul sistema concessorio.
I tabaccai chiedono trasparenza e propongono un’alternativa: un canone fisso di 50 euro al mese da versare direttamente allo Stato, che potrebbe così incassare oltre 30 milioni di euro l’anno, evitando il passaggio attraverso le multinazionali.
L’ombra lunga della ludopatia e la pressione sulle vendite
Oltre al danno economico, c’è un costo sociale. Per raggiungere gli obiettivi imposti da Igt e Sisal, i tabaccai sono incentivati a promuovere giochi d’azzardo, aggravando indirettamente il problema della ludopatia. Un cortocircuito che espone lo Stato a una duplice responsabilità: combattere il gioco patologico mentre lo promuove per generare entrate.
Un sistema da rifondare
Il mercato italiano dei giochi è regolamentato, ma le sue crepe diventano sempre più visibili. Concessionari che operano da privati, ma esercitano un controllo simile a quello statale, e tabaccai schiacciati tra doveri e imposizioni. La politica è chiamata a scegliere: continuare a garantire utili alle multinazionali o tutelare chi sul territorio rappresenta lo Stato senza un vero contratto né stipendio.