Il Giappone usa l’IA per fermare i crimini prima che accadano

Dai social network ai supermercati, l’intelligenza artificiale diventa uno strumento chiave per la prevenzione criminale nel Paese del Sol Levante.

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In Giappone la lotta al crimine sta vivendo una nuova fase: quella della prevenzione predittiva. Il Dipartimento di Polizia Metropolitana di Tokyo ha iniziato a utilizzare sistemi di intelligenza artificiale per individuare potenziali attività criminali prima che si trasformino in reati veri e propri.

Da anni le bande criminali sfruttano i social media per reclutare complici, ma oggi questa strategia è diventata molto più rischiosa. La polizia ha infatti introdotto, a partire da luglio, un software capace di analizzare automaticamente i contenuti pubblicati online, in particolare sulla piattaforma X.

Come funziona il sistema di analisi dei social

L’algoritmo sviluppato per la polizia studia il linguaggio utilizzato negli annunci sospetti, riconoscendo espressioni ricorrenti e termini in gergo come “lavoro sicuro”, “guadagno immediato” o “pagamento in contanti in giornata”.

I post vengono poi classificati in base al livello di rischio e sottoposti a una verifica da parte degli agenti. Anche con il controllo umano finale, il sistema si è dimostrato molto più rapido ed efficace rispetto alle tradizionali ricerche manuali.

Giappone, arresti e indagini: il primo successo dell’IA

I risultati non si sono fatti attendere. La polizia ha recentemente annunciato l’arresto di quattro uomini accusati di aver orchestrato una serie di rapine nell’area metropolitana di Tokyo. Tra gli episodi contestati figura anche un’aggressione avvenuta nella prefettura di Chiba, in cui una donna di 51 anni è rimasta gravemente ferita.

Secondo gli investigatori, i sospettati avrebbero reclutato esecutori attraverso account X acquistati appositamente. Da qui poi avrebbero diffuso istruzioni operative tramite l’app di messaggistica crittografata Signal. Un metodo che l’intelligenza artificiale è riuscita a intercettare in anticipo.

Il Giappone sensibile a privacy e sicurezza

Il Paese convive da tempo con fenomeni di criminalità organizzata e truffe finanziarie. Il furto d’identità è un problema concreto e diffuso, ed è uno dei motivi per cui la popolazione è particolarmente attenta ai temi della sicurezza e della protezione dei dati personali.

In questo contesto, l’adozione di strumenti tecnologici avanzati viene vista come una risposta necessaria a minacce sempre più sofisticate.

Dai social ai supermercati: l’IA che prevede i furti

L’uso dell’intelligenza artificiale per prevenire i reati non è una novità assoluta in Giappone. Già nel 2019 aveva fatto discutere un software sviluppato dalla startup Vaak, in grado di prevedere i furti nei supermercati prima che avvengano.

Il sistema analizza in tempo reale i filmati delle telecamere, studiando il linguaggio del corpo dei clienti. Inquietudine, movimenti incerti e comportamenti insoliti vengono interpretati come segnali di possibile taccheggio.

Quando il crimine è solo un’ipotesi

Secondo i creatori del software, chi sta per rubare manifesta inconsciamente atteggiamenti diversi rispetto a un normale cliente. Quando l’IA individua un’anomalia, invia un avviso allo staff del negozio, che può intervenire in modo discreto, ad esempio chiedendo se la persona ha bisogno di aiuto.

Questo approccio preventivo permette spesso di sventare il furto senza conflitti diretti. Non a caso, Vaak è salita alla ribalta già nel 2018 per aver contribuito a bloccare un episodio di taccheggio.

Un mercato enorme e nuove applicazioni

Ogni anno, secondo una ricerca di Tyco Retail Solutions, il taccheggio provoca perdite globali per circa 34 miliardi di dollari. Non sorprende quindi che soluzioni come quella di Vaak attirino grande interesse.

Oltre alla sicurezza, il software viene utilizzato anche per analizzare il comportamento dei consumatori davanti agli scaffali. Può valutare l’efficacia delle promozioni e, in alcuni casi, individuare situazioni di rischio estremo come tentativi di suicidio.

Fondata nel 2017, la startup continua a testare i suoi sistemi nell’area di Tokyo e punta a diffonderli in oltre 100 mila negozi in tutto il Paese. Il vero punto di forza? Sfruttare infrastrutture già esistenti, come le telecamere, dando nuova vita a una tecnologia presente da decenni ma finora sottoutilizzata.