GES-2, il festival dei libri, mostra le crepe della libertà culturale russa

A Mosca, tra cancellazioni improvvise e denunce dei “blogger Z”, il Festival del Libro alla Casa della Cultura GES-2 - edificio progettato da Renzo Piano - come simbolo di dialogo, si trasforma in un caso emblematico di censura e controllo

A Mosca, lungo la Bolotnaja Naberežnaja, nel cuore della città, sorge l’edificio che un tempo fu una centrale elettrica dei primi anni del Novecento e che oggi ospita il centro culturale GES-2, simbolo di rinascita e dialogo tra arte, architettura e comunità. Proprio qui, oggi, è stato inaugurato il “Festival del Libro alla Casa della Cultura GES-2”, destinato a concludersi il 3 novembre 2025, un evento che avrebbe dovuto incarnare un simbolo di apertura, dialogo e libertà letteraria.

L’atmosfera era quella di una festa: scaffali colmi di titoli, editori giunti da decine di città, autori pronti a leggere e discutere, illustratori, laboratori, incontri, dibattiti. Il tema scelto, “comprensione”, evocava la capacità di guardare il mondo con gli occhi dell’altro, di costruire ponti invece che muri. Ma poche ore prima dell’inaugurazione, quella promessa di dialogo si è incrinata, mostrando il volto fragile della cultura in un Paese dove la libertà d’espressione è spesso vigilata.

È stato annunciato che diversi scrittori sarebbero stati rimossi dal programma e che alcune case editrici non avrebbero più potuto partecipare. Tra loro, la casa editrice Izdatel’stvo Individuum, nota per il suo catalogo indipendente, che ha denunciato pubblicamente la propria esclusione. “Esattamente un’ora prima dell’inizio della fiera al GES-2, gli organizzatori ci hanno chiesto di rimuovere con urgenza tutte le nostre cose dallo stand… Le nostre domande di chiarimento agli organizzatori sono rimaste senza risposta”, ha dichiarato l’editore a RBC.

La poetessa Olga Sedakova, voce profonda della letteratura russa contemporanea.

Poco dopo, la poetessa Olga Sedakova, una delle voci più riconosciute della letteratura russa contemporanea, ha reso noto di aver ricevuto la comunicazione dell’annullamento del suo intervento: “Gli organizzatori ci hanno comunicato che l’intervento è stato annullato  su richiesta dei blogger Z”, ha scritto Sedakova su Moskvich Mag, lasciando intendere che la cancellazione fosse conseguenza di denunce e pressioni provenienti da ambienti ultranazionalisti e filogovernativi, noti per la loro campagna di sorveglianza ideologica contro artisti e intellettuali considerati “non patriottici”.

Dal canto suo, la direzione della Casa della Cultura GES-2 ha risposto con una nota ufficiale di poche righe, senza entrare nel merito delle accuse: “Per motivi programmatici e organizzativi, la partecipazione di alcune case editrici e autori al festival del libro non avrà luogo. La decisione è stata presa all’interno del team del progetto”,  si legge nel comunicato diffuso da RBC.

La contraddizione tra la missione dichiarata del festival, ossia costruire una comunità intorno al libro, favorire il dialogo, e quanto accaduto dietro le quinte appare evidente. Un evento nato per essere inclusivo si è trasformato in un palcoscenico di esclusione e il cuore stesso della cultura – il libero confronto, la pluralità, l’ascolto – è apparso improvvisamente sotto pressione.

GES-2, simbolo della rinascita culturale di Mosca, tra modernità e memoria industriale, progettata dall’architetto Renzo Piano.

L’edificio stesso della GES-2, progettato da Renzo Piano e simbolo di un dialogo tra passato industriale e futuro creativo, sembrava incarnare l’idea di rinascita della cultura russa. Ma quella promessa architettonica, di luce e apertura, si è incrinata quando alcune voci sono state silenziate. In uno spazio pensato per il pensiero critico e l’incontro, le logiche del controllo sono tornate a imporsi con la discrezione di un’ombra.

Resta la domanda: cosa significa oggi, in Russia, organizzare un festival del libro? Cosa implica per l’editoria indipendente, per gli autori che cercano spazi liberi di espressione, per i lettori che speravano in un evento di confronto e pluralità? Se la selezione non è più solo editoriale ma anche politica, se l’arte deve filtrarsi attraverso il consenso, allora la cultura rischia di ritirarsi nel silenzio, lasciando che la paura scriva al suo posto.

Il Festival del Libro alla Casa della Cultura GES-2, che doveva essere il punto d’incontro tra parole e persone, si è così trasformato in un caso emblematico del presente culturale russo: una storia di sogni infranti, di spazi apparentemente aperti ma in realtà sorvegliati, di libertà promesse e poi negate. E mentre le luci del grande spazio espositivo restano accese, la domanda più urgente rimane sospesa nell’aria: in che misura la Russia di oggi è davvero pronta ad ascoltare tutte le sue voci?