Gaza in fiamme Israele rompe la tregua e semina morte

Oltre 400 morti in un giorno Gaza ridotta in un cimitero, le famiglie degli ostaggi implorano Netanyahu: fermate il massacro!

Gaza

L’illusione della tregua a Gaza si è infranta con la brutale ripresa dei bombardamenti israeliani. Israele, sotto la guida del primo ministro Benjamin Netanyahu, ha mostrato ancora una volta il volto spietato di un governo che non intende percorrere la via della pace. Nella notte di martedì, un’ondata di attacchi ha travolto Gaza, uccidendo oltre 400 persone e ferendo più di 500, tra cui moltissimi bambini. Netanyahu, invece di cercare soluzioni diplomatiche, ha dichiarato con cinica determinazione di voler aumentare la forza militare contro Hamas, ignorando deliberatamente il costo umano di questa offensiva.

Una strategia di guerra senza limiti

La nuova escalation di violenza non è frutto del caso, ma il risultato di una strategia ben precisa. Netanyahu ha giustificato gli attacchi con la necessità di liberare gli ostaggi israeliani, ma le sue azioni sembrano avere obiettivi ben più ampi: consolidare il controllo su Gaza, eliminare ogni forma di resistenza palestinese e rafforzare il proprio potere politico all’interno di Israele. Il ritorno di figure dell’estrema destra nel governo, come Itamar Ben Gvir, dimostra la volontà di Netanyahu di stringere un’alleanza con le frange più radicali della politica israeliana.

L’orrore tra le macerie

Le immagini che emergono da Gaza sono devastanti: bambini intrappolati sotto le macerie, ospedali sovraffollati e privi di risorse, famiglie intere cancellate nel silenzio della notte. Il dottor Razan Al-Nahhas, volontario presso l’ospedale Al-Ahli, ha raccontato scene di puro terrore: neonati morenti, corpi insanguinati ammassati senza neanche un obitorio per accoglierli. Il sistema sanitario, già al collasso a causa del blocco degli aiuti imposto da Israele, non è in grado di gestire questa ennesima tragedia umanitaria.

Netanyahu e la politica del terrore

Netanyahu si conferma un guerrafondaio privo di scrupoli, disposto a sacrificare la vita di migliaia di civili per portare avanti la sua agenda politica. La sua retorica bellicosa, sostenuta dagli Stati Uniti e da un’Europa complice nel suo silenzio, continua a legittimare massacri inaccettabili. La comunità internazionale assiste, inerme, mentre il popolo palestinese viene privato non solo della libertà, ma anche del diritto fondamentale alla vita.

Il dramma degli aiuti umanitari

Oltre alla violenza militare, Israele ha bloccato la fornitura di cibo, acqua ed elettricità a Gaza, aumentando la sofferenza della popolazione. Le poche forniture umanitarie che erano riuscite a entrare durante la tregua sono state interrotte, lasciando centinaia di migliaia di persone senza risorse essenziali. Le Nazioni Unite hanno lanciato l’ennesimo grido di allarme, avvertendo che il ritorno della guerra porterà solo ulteriore disperazione e sofferenza per un popolo già martoriato da decenni di occupazione e violenza.

La responsabilità della comunità internazionale

Se il mondo rimanesse in silenzio di fronte a questa nuova offensiva, sarebbe complice del massacro in corso. Gli Stati Uniti, che hanno sempre sostenuto Israele politicamente e militarmente, hanno una responsabilità diretta in questa guerra. Washington ha già dato il suo tacito assenso alla ripresa dei bombardamenti, mentre l’Unione Europea resta bloccata in dichiarazioni ipocrite prive di azioni concrete.

Fermare la guerra, salvare Gaza

L’unica via d’uscita da questa spirale di violenza è una pressione internazionale forte e decisa su Israele. Le sanzioni, il blocco delle forniture militari e una condanna senza ambiguità delle politiche di Netanyahu sono passi indispensabili per fermare questa carneficina. Gaza non può continuare a essere il laboratorio della guerra israeliana, mentre il mondo distoglie lo sguardo.