A Forza Italia piace Fedez (ma a Berlusconi piaceva un’altra musica)

Il rapper delle polemiche siede al tavolo dei moderati. Ma i giovani cosa dovrebbero imparare?

Fedez Gasparri

Che Fedez potesse prima o poi partecipare a un congresso politico non è sorprendente. Che lo faccia da ospite al Congresso Nazionale di Forza Italia Giovani, invece, lascia perplessi. Una di quelle notizie che ti fanno rileggere due volte il titolo per assicurarti che non si tratti di satira. E invece no: è tutto vero.

Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro in Senato, annuncia con orgoglio la presenza del rapper più social d’Italia, l’uomo che in passato lo definì “maiale”, che lo querelò per 100 mila euro e che venne querelato a sua volta per 500 mila. Un duello rusticano diventato ora brunch bipartisan. Si cambia musica, insomma. Ma a Berlusconi, ne piaceva un’altra.

Ora, siamo tutti d’accordo: parlare di disagio giovanile e salute mentale è cosa nobile e doverosa. La pandemia ha lasciato ferite profonde, e la politica deve ascoltare. Ma c’è un confine sottile tra l’inclusione e il trasformismo, tra il dialogo e il travestimento ideologico. Fedez non è solo un artista: è un simbolo, un opinion leader, un influencer con un’agenda politica dichiarata e, fino a ieri, decisamente distante anni luce da quella del centrodestra berlusconiano.

Cosa rappresenta dunque questo invito? Una vera apertura al dialogo o l’ennesima operazione di marketing travestita da “confronto costruttivo”? Perché se davvero Forza Italia volesse educare la propria giovanile a certi valori, scegliere Fedez come testimonial pare un ossimoro politico. Un rapper che ha fatto della provocazione, dell’attivismo social e delle battaglie progressiste la sua cifra, è difficilmente compatibile con quella “rivoluzione liberale” che, almeno nei manuali, Forza Italia dice di voler incarnare.

Viene da chiedersi: quale esempio si vuole dare ai giovani azzurri? Che il passato non conta, che le querelle pubbliche si risolvono a colpi di post condivisi e pacche sulle spalle? Che tutto è superabile se serve qualche titolo in più e un po’ di visibilità incrociata?

Perché sì, in tutto questo aleggia il sospetto, nemmeno tanto velato, che entrambi abbiano da guadagnarci: Fedez un riposizionamento strategico, utile in tempi di calo di engagement; Forza Italia Giovani una ventata di popolarità tra le nuove generazioni, da tempo distanti dalle urne e forse anche dalla realtà.

Ma il disagio giovanile, quello vero, non si cura con ospitate e selfie bipartisan. Serve coerenza, serve credibilità, serve soprattutto non confondere il dibattito con l’intrattenimento. Non tutto può essere ridotto a un contenuto da TikTok o a un reel da mandare in loop tra le storie.

E se è vero che il dialogo è una virtù, è altrettanto vero che educare alla serietà è una responsabilità. Anche (e soprattutto) per chi ha l’ambizione di guidare i giovani in un percorso politico.

Dunque, ben venga il confronto. Ma senza perdere di vista il senso delle cose. Perché altrimenti, più che una svolta culturale, rischia di sembrare solo un talent show della confusione ideologica. Con Fedez in giuria e Gasparri in giacca blu, a raccontarci che le vecchie risse erano solo un modo un po’ ruvido per dirsi “ci vediamo sabato”.

E intanto, la politica seria resta a casa. In attesa di tempi migliori.