Extralarge. Microstorie dal lato lungo del mondo

Mauro Querci, giornalista di «Panorama» e fotografo fiorentino di nascita ma pavese di adozione, ci racconta pezzi di mondo attraverso originali scatti in panoramica su pellicola (ogni foto doppia rispetto allo standard 24×36 mm) realizzati con una fotocamera Hasselblad X-Pan. Nasce così «EXTRALARGE. MICROSTORIE DAL LATO LUNGO DEL MONDO», un libro che è un viaggio alla scoperta di luoghi dimenticati del mondo attraverso preziose immagini arricchite da un testo ogni volta diverso, significativo, evocativo, magico, denso di spunti per stupirsi e riflettere.
Com’è nata l’idea di raccogliere le immagini scattate in giro per il mondo in un libro?
È un libro che cerca di mettere insieme – di armonizzare, chissà – esigenze diverse. C’è la voglia di riunire una serie di luoghi ed eventi significativi per la mia vita – dal deserto, ma anche la Toscana, i fiumi, dal Po ai grandi corsi d’acqua dell’Africa. C’è poi la voglia di raccontare delle storie in un modo differente, per immagini e per testi che si intrecciano. E c’è l’orgoglio, in una realtà fatta di «selfie», di guardare quello che ci circonda, sfruttando un formato strano, «panoramico» appunto. Perché, come spiego nell’introduzione, in queste fotografie c’è anche una storia che si svolge oltre il bordo dell’immagine e che essa vuole suggerire. Non ultima, c’è la caratteristica tecnica – la pellicola materiale non il supporto digitale – che consente una naturalezza nell’immagine altrimenti oggi irraggiungibile, una gamma e una sfumatura di colori più ampia.
 Sfogliando il volume fotografico, ci si immerge un un’atmosfera romantica, si naviga un percorso costituito da una collezione di immagini in formato speciale («panoramico» o, appunto, extralarge): che cosa si intende con questa espressione e perché l’effetto creato è differente dalle fotografie più diffuse?
L’atmosfera romantica è data – credo – dalla «vastità» dello scenario contenuto nell’immagine. Dovuto appunto a questo formato panoramico 65×24 mm. È anche una scelta, se si vuole, filosofica: in questi scenari, infatti, la presenza umana viene ridimensionata. Diventa un elemento tra i molti, non viene posto al centro della scena o del palcoscenico. In moltissimi casi diventa un elemento accessorio o irrilevante. Per fare un esempio, mi viene in mente uno scatto in Algeria, fatto da un’altura: sotto si stende una spianata di sabbia e roccia, con qualche acacia sparuta. Bisogna fare una gran fatica per individuare un uomo che sta attraversando quello spazio sterminato.
Con quale criterio ha scelto testi e immagini per accompagnare il lettore in questo percorso di scoperta? 
Mi piaceva mescolare le carte con un criterio biografico. Luoghi lontani ma anche estremamente vicini (pe esempio, l’Oltrepo pavese). Può essere il ritratto – intenso, antico – di un capo villaggio, sull’altopiano Dogon in Mali; oppure le acque di un’isola bellissima e così importante per me come può essere Capraia, all’estremo dell’arcipelago toscano. I testi sono a volte didascalici; a volte sono piccoli racconti legati a quell’immagine o da essa suggeriti; a volte sono confessioni fatte con l’intento di interessare comunque il lettore. In questo credo ci sia anche una deformazione professionale. Non sopporto i testi, né tantomeno i libri involuti, che non si capisce dove vadano a parare e che non rispettino il lettore. L’operazione di EXTRALARGE è un po’ complessa; ma io cerco di fornire le chiavi d’accesso al lettore del libro. Ciò che vorrei stabilire è un dialogo emotivo attraverso l’immagine e la forza delle parole. Non so se ci sia riuscito, ma l’intento è questo.
Il sogno è una delle chiavi di interpretazione delle immagini e delle parole che prendono parte alla scenografia del «monolitico» libro, reso speciale grazie all’intuizione grafica di Valeria Settembre, che l’ha progettato.  
Sì, l’intuizione di Valeria è fondamentale. Un libro di 40 centimetri di larghezza, 15 di altezza, per 6 di spessore. Esalta indubbiamente lo spazio delle immagini. La magia è anche garantita dalla diversa luminosità all’interno della stessa fotografia: è una caratteristica, questa, permessa dal formato panoramico. Zone in piena luce e altre che s’immergono nel buio. Questo conferisce, a mio modo di vedere, un’atmosfera sospesa alla fotografia. Quando alla dimensione onirica, ci tengo molto. Viviamo in un mondo in cui tutto è esibito, condiviso superficialmente sui «social». In questo libro mi piace offrire spunti, suggestioni, possibilità dove vorrei che il lettore-spettatore potesse trovare il proprio itinerari, secondo la propria voglia di interpretazione.
Lei definisce il mio libro «monolitico». Ha ragione perché ha il ragguardevole peso di 2,5 chilogrammi… Ma nella mia idea queste foto rimandano anche a quella che William Shakespeare nella sua «Tempesta» definisce «la sostanza dei sogni», di cui sono fatti alla fine gli esseri umani.
L’elemento onirico, lei scrive, agevola le ossessioni di chi scrive… Che cos’è il sogno per lei? Può essere interpretato e catturato attraverso scatti e piccole prose?
Il sogno per me è una modalità di conoscenza, la psicanalisi ce lo insegna. Faccio un esempio. Per me il castello è stato il luogo di un sogno ricorrente. E un capitolo del libro s’intitola «Nel bel castello» (con un chiaro riferimento alla filastrocca da bambini). Avvicina una serie di edifici che hanno l’aspetto, o comunque rimandano, a un castello. Un altro esempio di questo meccanismo «fotografia-sogno» sono i fiumi. Il Po, il Congo, il Niger… Mi danno la misura del tempo. La grandezza della natura contrapposta alla finitezza della nostra umanità. Ci rimettono al nostro posto nell’universo.
Questo libro si presta ad essere letto, riletto, guardato e riguardato e fa pensare quanto i viaggi veri inizino e finiscano nella nostra mente. Eraclito nel 480 a.C nella sua opera «Dall’origine» diceva: «Per quanto tu vada lontano non scoprirai i confini dell’anima neanche se percorrerai tutte le vie perché l’anima si dispiega abissalmente». 
Si viaggia «all’esterno», ma il viaggio più autentico è quello che ci fa entrare in prospettive parallele, in mondi e realtà che neanche sospettavamo. Eraclito, che lei cita e che si addice moltissimo a questo discorso, in qualche modo lascia aperto il destino e le funzioni di ogni viaggio. Cerchi una cosa «altissima» – i confini dell’anima – a volte li riconosci, a volte invece no. In ogni caso si trova comunque, questa è la mia speranza, qualcosa che ci arricchisce. Questa è per me l’essenza del viaggio.
Chi è il vero viaggiatore, alla fine? 
Qualcuno che non crede che tutto sia confinato nel perimetro della propria individualità. Che non si mette al centro del mondo, ma piuttosto si mette in ascolto. Perché il viaggio coincide con la vita. E le sue possibilità, la capacità ancora di stupirci ed entusiasmarci, ci fa esistere davvero.
A chiusura di questa nostra bella conversazione, mi piacerebbe ricordare qualche foto di EXTRALARGE a cui sono particolarmente legato, anche se descrivere una foto non è come vederla con i propri occhi. Lo faccio lo stesso, però. C’è una foto scattata nel deserto della Mauritania, nel 2002, con un’abbeverata di una mandria di cammelli attorno a un pozzo. Io ci vedo la vita, mentre tutt’intorno domina una dimensione minerale, di sassi e sabbia… Ecco, mi suggerisce la forza della vita, nonostante tutto.
Ce ne un’altra, che risale al 2015, scattata all’interno di una casa abbandonata nel delta del Po. Un territorio straordinario, onirico, sospeso tra acqua e terra. La stanza è completamente al buio, nera, in questa «colonica» che è stata abbandonata da chissà quanti decenni. Ma a un tratto c’è questa quadrato di una finestra, ormai divelta. Dall’esterno irrompe in assoluto contrasto con il buio all’interno, il verde di una primavera piena, un mare di grano verde che sta maturando, di colore vivo, intensissimo e che sembra continuare ad agitarsi al vento anche nell’immobilità della fotografia. È un invito alla possibilità. È la voglia di vita, ancora una volta, che che vince il buio. È un omaggio alla parte migliore, quella buona, di noi esseri umani. Forse è una speranza.
Per acquistare ETXRALARGE si può scrivere a: mauro.querci@gmail.com . Costo 60 euro + spese di spedizione.
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