
Erika Ferini Strambi, 53 anni, dipendente del reparto risorse umane di Luxottica, è stata ritrovata priva di vita il 16 luglio in un campo tra Pantigliate e Peschiera Borromeo, alle porte di Milano. La donna era scomparsa nella notte tra il 5 e il 6 luglio dopo aver trascorso una serata in compagnia di amiche in una pizzeria-karaoke a Segrate. Da quel momento, nessuna traccia, fino al drammatico ritrovamento undici giorni dopo, grazie alla segnalazione di un agricoltore. Ma l’autopsia, almeno per ora, non offre risposte: nessuna ferita da arma bianca, nessun colpo di arma da fuoco, solo alcune fratture compatibili con un possibile incidente stradale. Il mistero rimane.
L’autopsia su Erika Ferini Strambi non chiarisce il giallo
L’esame autoptico condotto sul corpo della 53enne non ha fatto emergere lesioni evidenti. Il cranio risulta integro, e non sono stati riscontrati segni di percosse o ferite da arma. Le uniche anomalie rilevate sono alcune costole fratturate, compatibili — secondo i primi riscontri — con un trauma meccanico, forse legato a un incidente stradale. Tuttavia, l’assenza di chiari elementi lesivi mantiene aperto ogni scenario, alimentando ancora di più il mistero attorno alla sua morte. Le indagini proseguono, con l’ipotesi di omicidio ancora al centro dell’attenzione degli inquirenti.
Il contesto della scomparsa: una notte che cambia tutto
Erika aveva trascorso la sera del 5 luglio in una pizzeria di Segrate dove, tra karaoke e drink, aveva cantato e riso con alcune amiche. Al termine della serata aveva rifiutato un passaggio offerto da una delle presenti, scegliendo di guidare da sola la sua Mini Cooper Countryman. L’auto, adattata con pedali speciali per via della sua disabilità motoria, è stata successivamente ritrovata abbandonata a circa 200 metri da dove verrà poi scoperto il suo corpo. Le portiere erano chiuse, le chiavi all’interno, e la posizione isolata dell’auto rende inspiegabile come Erika possa aver raggiunto il campo con le sole stampelle.
I dettagli inquietanti della scena del ritrovamento
Il corpo di Erika si trovava in un’area difficilmente accessibile, specialmente per una persona con disabilità. Accanto a lei, le stampelle, una sola scarpa e gli slip sfilati. L’altra scarpa era ancora indossata. Mancano invece elementi fondamentali come la borsa e il cellulare, entrambi mai ritrovati. Il telefono, secondo i dati acquisiti dagli investigatori, è rimasto spento a partire dall’alba del 6 luglio e ha agganciato solo la cella di Pantigliate: nessuna chiamata, nessun messaggio. Solo traffico dati, probabilmente passivo. Si ipotizza che il dispositivo possa essere stato spento o gettato in un’area irraggiungibile.
Un’indagine complessa: le piste aperte
Nonostante la mancanza di ferite evidenti, i carabinieri del nucleo investigativo di Milano, coordinati dal PM Francesco De Tommasi, mantengono aperta l’ipotesi dell’omicidio. Il ritrovamento degli indumenti intimi sfilati accanto al corpo fa pensare alla possibilità di un incontro con qualcuno prima del decesso. Ma nulla, al momento, consente di ricostruire con certezza quanto accaduto tra la notte della scomparsa e il ritrovamento. Le condizioni del corpo, in avanzato stato di decomposizione, rendono ancora più difficile stabilire l’ora e le cause esatte della morte.
I dubbi della famiglia e il dolore del padre
Il padre di Erika, Aldo Sergio, aveva lanciato l’allarme già la mattina del 7 luglio, non riuscendo a mettersi in contatto con la figlia. La donna viveva da sola in un appartamento a Milano, in zona piazzale Cuoco. Il silenzio del telefono, le celle telefoniche che non mostrano spostamenti e la scomparsa di borsa e documenti rafforzano nei familiari la convinzione che Erika non sia morta per cause naturali né per un gesto volontario. “Mia figlia non avrebbe mai lasciato così le cose,” ha dichiarato il padre in più interviste, “non era il suo modo di fare”.
Un mistero ancora tutto da chiarire
Il caso di Erika Ferini Strambi continua a far discutere e a lasciare senza risposte. I risultati dell’autopsia non sono riusciti a chiarire le circostanze della sua morte. Le indagini proseguono, nella speranza che nuovi elementi possano emergere dalle analisi tossicologiche o da eventuali tracce biologiche ritrovate sull’auto o sugli indumenti. Per ora, però, resta il dolore di una famiglia e il vuoto lasciato da una donna che, dopo una semplice serata tra amici, è scomparsa per sempre nel buio di un campo isolato.