La dignità naviga, la politica affonda

Etichettare come propaganda ciò che denuncia la fame e i bombardamenti è un atto di resa morale

Global Sumud Flotilla

Secondo Antonio Tajani, le navi della Flotilla non rappresentano aiuti reali. “Un gesto simbolico”, “un’iniziativa di fortuna”: con queste parole il ministro degli Esteri liquida un convoglio internazionale partito con tonnellate di beni di prima necessità per una popolazione stremata da mesi di fame e bombardamenti. E i parlamentari italiani che hanno deciso di salpare? Tajani li definisce turisti in gita, relegando il loro impegno a “viaggi privati”.

Dietro questa retorica sminuente c’è una verità scomoda: quelle navi esistono proprio perché Tajani e i governi come il suo non hanno fatto nulla. Le flottiglie non nascono per sostituire gli Stati, ma per supplire al vuoto lasciato da istituzioni che hanno scelto la pavidità e l’immobilismo. Quando i governi tacciono, quando evitano di condannare apertamente bombardamenti che colpiscono civili, quando non mettono in campo alcuna iniziativa diplomatica incisiva per garantire corridoi umanitari, allora l’azione della società civile diventa necessaria.

La narrazione del centrodestra italiano, che riduce la Sumud Flottiglia a propaganda, serve a mascherare un’assenza politica evidente. È più comodo parlare di “gesto simbolico” che ammettere il fallimento della comunità internazionale, e con essa dell’Italia, nel far arrivare aiuti concreti a Gaza e magari fermare la strage. È più semplice ridicolizzare parlamentari e attivisti che riconoscere l’impotenza, o la volontà, di non agire.

L’Italia ha paura di disturbare

In questo modo il governo Meloni si schiera, di fatto, dalla parte dell’inazione. Ogni parola spesa per delegittimare il convoglio equivale a un’ammissione implicita: l’Italia non vuole esporsi, non vuole disturbare equilibri diplomatici già precari, non vuole rischiare di irritare alleati più potenti. Una linea che non è neutrale, ma profondamente politica.

Eppure, il punto è proprio questo: le flottiglie non sono propaganda, sono risposta morale e politica a un’emergenza umanitaria che i governi hanno scelto di ignorare. Non possono sostituirsi agli Stati, ma mostrano al mondo che un’altra scelta è possibile. Dimostrano che c’è chi rischia in prima persona per portare cibo e medicine, mentre i ministeri si rifugiano dietro dichiarazioni prudenti e sterili.

In un’Italia che si vanta di essere ponte nel Mediterraneo, ridurre a “viaggi privati” un’iniziativa internazionale di solidarietà è segno non di prudenza diplomatica, ma di resa morale. È la prova che il nostro governo preferisce bollare come propaganda ciò che in realtà denuncia, con forza, il vuoto della politica.

La Sumud Flottiglia è simbolo, certo. Ma è un simbolo necessario: quello di chi, davanti a una tragedia umanitaria, sceglie di non restare a guardare.