Dal sogno all’incubo: travel blogger scappa da Bali per uno stalker

Alexandra Saper, travel blogger americana, ha lasciato l’isola dopo essere stata perseguitata da un uomo che l’ha seguita fino in Indonesia con una valigia e una corda nera.

Alexandra Saper

Quella che doveva essere una vita da sogno, tra viaggi esotici e paesaggi mozzafiato, si è trasformata in un incubo per Alexandra Saper, 33 anni, ex avvocato diventata travel blogger. Conosciuta per il suo blog Wayfaress e oltre 100.000 follower su Instagram, Alexandra ha vissuto momenti di vero terrore a Bali, dove è stata costretta a fuggire per scampare a un presunto stalker.

Rob Keating, 39enne britannico, ha perseguitato la donna per quasi un anno con messaggi inquietanti, e-mail ossessive e fantasie minacciose. La sua ossessione verso la travel blogger, lo ha spinto a prendere un volo di sola andata per Bali, dichiarando nelle sue comunicazioni: “Non ti libererai mai di me”.

Il profilo dello stalker: un’ossessione pericolosa

Keating, residente nel garage della sorella a Havant (Hampshire), ha cominciato a seguire Alexandra nel 2022. Dopo un messaggio iniziale giudicato da lei “strano e inquietante”, era stato bloccato. Tuttavia, l’uomo ha scoperto la sua e-mail aziendale tramite il sito web. Così ha proseguito il suo comportamento molesto, intensificando il tono e la frequenza delle comunicazioni.

Secondo il pubblico ministero, tra i materiali inviati figuravano decine di video e centinaia di e-mail, molte delle quali a sfondo sessuale o contenenti minacce. In uno dei messaggi più allarmanti, Keating avrebbe affermato: “Se il rapimento è necessario, allora così sia”.

Dall’Indonesia al Regno Unito: l’arresto e le prove

Nel gennaio 2023, Keating è arrivato a Bali, dichiarando apertamente le sue intenzioni. Ha inviato a Saper, la travel blogger, un messaggio per avvisarla del suo arrivo e ha iniziato a frequentare locali nei pressi della sua abitazione, convinto che i suoi post Instagram contenessero messaggi segreti indirizzati a lui.

Il culmine è stato raggiunto quando la polizia indonesiana, allertata da Saper, ha trovato prove inquietanti: una corda nera nella valigia dell’uomo, che nel frattempo aveva anche condiviso online un’immagine con un corpo in valigia, minacciando il rapimento.

Dopo il ritorno nel Regno Unito, Keating è stato arrestato a marzo 2023, ma ha continuato a molestarla fino a novembre dello stesso anno, pubblicando addirittura un nuovo biglietto per Bali con la scritta “round 2”.

La voce della vittima: “Non è finita, anche se cerco di andare avanti”

In tribunale, Alexandra ha raccontato la sua esperienza attraverso un’intervista video: “Ho fatto tutto il possibile per andare avanti, ma il pensiero è sempre lì, ritorna nella mia casella di posta”. Dopo essersi rifugiata a casa di un amico a Bali, ha deciso di lasciare l’isola per il Laos. La paura non era solo per sé stessa, ma anche per la sua famiglia: Keating sapeva dove vivevano i suoi genitori negli Stati Uniti.

Il volto pubblico di una vita privata

Alexandra Saper non è solo una content creator: è una narratrice di esperienze autentiche, un’organizzatrice di viaggi sostenibili in luoghi remoti del mondo. Ma questa vicenda dimostra come l’esposizione online, anche se benintenzionata, possa trasformarsi in vulnerabilità reale.

Keating ha dichiarato di non essere attratto sessualmente da lei, ma di credere che ci fosse un legame romantico tra loro. Una convinzione distorta, alimentata da una lettura paranoica dei post social, che ha portato a mesi di tensione, paura e costrizione.

Riflessione finale: la doppia faccia della visibilità digitale

La storia di Alexandra Saper rappresenta un monito potente: la visibilità sui social media è un’arma a doppio taglio. Se da un lato consente di costruire carriere, ispirare viaggiatori e connettere culture, dall’altro espone individui – soprattutto donne – a pericoli concreti. La linea tra ammirazione e ossessione può essere sottile, e il confine tra online e offline è ormai quasi inesistente.

Nel mondo digitale, dove ogni dettaglio condiviso può essere mal interpretato, la protezione della privacy e il controllo delle proprie informazioni diventano strumenti essenziali di autodifesa. Non è la celebrità in sé il problema, ma la facilità con cui l’anonimato della rete può sfociare in minaccia reale. La sicurezza personale, anche nel mondo virtuale, deve essere una priorità assoluta.