
Una nuova ondata di satira social sta scuotendo le relazioni tra USA e Cina. Questa volta, però, non si tratta di commenti politici o editoriali. Parliamo di un’ironia visiva feroce, resa ancora più efficace dall’uso dell’intelligenza artificiale. Meme, video e animazioni digitali stanno invadendo piattaforme come TikTok, mostrando Donald Trump alle prese con lavori manuali in fabbriche, circondato da operai americani sovrappeso che cucinano scarpe o confezionano vestiti. L’idea? Mettere alla berlina l’ipotesi – tanto cara all’ex presidente – di “riportare l’industria in patria”.
“Make America Great Again” diventa uno slogan satirico
I contenuti virali giocano con lo slogan “Make America Great Again”, ormai simbolo delle politiche protezionistiche e del nazionalismo economico di Trump. Ma nei video satirici, il messaggio è ribaltato. L’America industriale immaginata dalla propaganda si trasforma in un incubo farsesco, popolato da lavoratori caricaturali, poco produttivi e incapaci di reggere il confronto con l’efficienza asiatica.
Alcuni video mostrano Trump impegnato ad assemblare scarpe da ginnastica in catene di montaggio antiquate. Altri ritraggono americani “operaisti” in condizioni fatiscenti, parodia di ciò che accadrebbe se davvero la manifattura tornasse “a casa”. Il tutto condito da colonne sonore cinesi e slogan sarcastici, in una rappresentazione tanto grottesca quanto pungente.
Obesità, welfare e assistenzialismo: i punti deboli USA secondo la Cina
Al centro della critica c’è la fragilità strutturale del sistema economico e produttivo americano, messo a nudo attraverso la caricatura dei suoi stessi lavoratori. L’elemento dell’obesità diventa simbolo della presunta scarsa competitività della classe operaia americana, giudicata da alcuni osservatori – e da aziende asiatiche operanti negli USA – come poco motivata e inefficiente.
Secondo l’editorialista Federico Rampini, che ha commentato il fenomeno, questi video, pur provocatori e a tratti razzisti, colgono alcune verità scomode: in America, esiste un sistema di welfare che consente a molti adulti in età lavorativa di restare fuori dal mondo del lavoro, grazie a sussidi o pensioni di invalidità. Una realtà inconcepibile per la Cina, dove il welfare rimane minimo e il lavoro continua a rappresentare un pilastro sociale.
Dazi e diplomazia in crisi: l’AI come arma di propaganda
Questo scontro satirico arriva in un momento già teso tra le due potenze. Dopo l’annuncio del raddoppio dei dazi sull’acciaio da parte di Trump e la rottura degli accordi di Ginevra, le relazioni tra Washington e Pechino sono tornate a deteriorarsi. Il governo cinese ha accusato gli Stati Uniti di aver violato i patti siglati, rispondendo con dure critiche e promesse di contromisure economiche.
La satira digitale, in questo contesto, diventa uno strumento di comunicazione potente: video generati con l’intelligenza artificiale trasformano la polemica in immagine, facendo circolare messaggi taglienti con una forza virale che supera quella dei comunicati ufficiali.
Una battaglia di narrazioni: chi vince nel cyberspazio globale?
L’ironia cinese colpisce non solo Trump, ma anche il mito dell’autosufficienza industriale americana, considerato irrealistico in un’economia globalizzata. Nei commenti online si leggono frasi come “Così volete battere la Cina? Buona fortuna” o “Pensate che basti volerlo per produrre tutto da soli?”.
Questi contenuti rappresentano una risposta sarcastica alla retorica Sovranista: un’America chiusa nei suoi confini, secondo la narrazione cinese, non sarebbe competitiva, e il tentativo di rispolverare la grandezza industriale del passato appare, nella migliore delle ipotesi, ingenuo; nella peggiore, ridicolo.
Quando la propaganda diventa virale
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha assunto da tempo anche i contorni di una battaglia culturale e narrativa. In questo scenario, la satira social si conferma come arma sofisticata e tagliente, capace di colpire l’immaginario collettivo più dei discorsi ufficiali.
I video prodotti in Cina – spesso con l’ausilio di AI – mettono in luce le contraddizioni del modello USA, contrapponendo efficienza asiatica e decadenza occidentale. E mentre la corsa elettorale americana entra nel vivo, le caricature di Trump operaio e dei suoi lavoratori/meme potrebbero pesare, almeno simbolicamente, sul giudizio dell’opinione pubblica globale.