Boicottare Tesla per difendere la libertà: la protesta che scuote l’America

Azioni in caduta libera: gli investitori abbandonano Musk

Negli Stati Uniti, da New York a San Francisco, da Kansas City a Seattle fino ad Austin, le proteste contro Tesla e il suo proprietario, Elon Musk, si stanno moltiplicando. Cartelli che recitano slogan come «Brucia una Tesla, salva la democrazia», «Con la tua Tesla hai pagato per il fascismo» e «Deportate il nazi-Musk» non sono più un’eccezione. La rabbia contro l’uomo più ricco del mondo sta crescendo e ha una radice ben precisa: il suo crescente coinvolgimento nell’amministrazione Trump e la sua pericolosa vicinanza ai movimenti di estrema destra.

Il boicottaggio di Tesla: una minaccia per il marchio

Le proteste organizzate dal gruppo di attivisti Acre (Action Center on Race and The Economy) mirano a indebolire Tesla in casa propria, colpendola nel mercato statunitense dopo che le vendite sono già crollate in Francia e Germania. Il motivo? Il sostegno di Musk a ideologie che nulla hanno a che fare con i principi di innovazione e sostenibilità con cui Tesla si è sempre presentata al mondo. Il motto «Accelerare la transizione del mondo verso l’energia sostenibile» stride drammaticamente con la visione anti-ecologica e ultraconservatrice dell’amministrazione Trump.

Malcontento interno e crisi aziendale

Ma la frattura non è solo esterna. Anche all’interno di Tesla il malcontento è palpabile. Secondo un’inchiesta del Washington Post, i dipendenti sono disorientati e sempre più critici nei confronti di Musk. Alcuni manager e dipendenti senior hanno apertamente espresso la loro preoccupazione per il danno che Musk sta arrecando all’azienda, chiedendogli di fare un passo indietro. Gli altri lavoratori, temendo di essere sorvegliati, discutono del futuro dell’azienda solo in segreto, utilizzando dispositivi personali per evitare di essere spiati.

Il crollo delle azioni Tesla

L’alleanza ideologica tra Musk e l’estrema destra non è un’illusione: il suo appoggio all’AfD, il partito nazionalista tedesco, ha scatenato una reazione globale. I consumatori stanno perdendo fiducia, gli investitori sono in allarme. E i numeri parlano chiaro: il valore delle azioni Tesla è crollato del 21% dall’insediamento di Trump e il patrimonio di Musk si è ridotto da 486 miliardi di dollari a 379 miliardi, secondo i calcoli di Bloomberg Index.

Un miliardario fuori controllo

Le giustificazioni dei fedelissimi di Musk si riducono a un disperato tentativo di salvare il salvabile. Alcuni azionisti attribuiscono il crollo delle azioni alla concorrenza cinese nel settore delle auto elettriche, ma la verità è più profonda e pericolosa. Il marchio Tesla, che un tempo rappresentava progresso e innovazione, è ora associato a una politica autoritaria, a una gestione aziendale tossica e a un leader più preoccupato della sua influenza politica che del futuro della sua azienda.

La lotta contro la dittatura di Musk

Ciò che sta accadendo non riguarda solo Tesla, ma il modello di potere che Musk incarna, quello di un miliardario che si sente in diritto di dettare le regole, influenzare i governi e manipolare i mercati. Nessuno ha eletto Musk, eppure oggi esercita un potere immenso sulle vite di milioni di persone. La sua scalata verso il controllo politico è un campanello d’allarme per chiunque creda nella democrazia.

Le proteste contro Tesla non sono solo un boicottaggio di un marchio, sono un segnale chiaro di resistenza contro un modello di potere che minaccia i principi fondamentali della società. E mentre Musk continua la sua corsa verso il dominio, il popolo ha solo un’arma per fermarlo, rifiutarsi di finanziare la sua dittatura con l’acquisto di una Tesla.