Banksy scuote Londra: nuovo murale sulla Royal Courts of Justice

Il misterioso artista di Bristol torna a colpire con un’opera dirompente: un giudice che abbatte il suo martelletto su un attivista pro-Palestina. Un atto di denuncia che, come spesso accade con Banksy, viene subito oscurato e sorvegliato.

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Londra si risveglia con una nuova provocazione firmata Banksy. Sulla facciata del Queen’s Building, parte del complesso della Royal Courts of Justice, è apparso un murale che non lascia spazio a interpretazioni: un giudice con parrucca e toga tradizionali, armato di martelletto, colpisce un manifestante riverso a terra. L’attivista stringe tra le mani uno striscione imbrattato di sangue, simbolo di una protesta repressa con violenza.

Come di consueto, l’artista britannico ha confermato la paternità dell’opera con un post secco su Instagram, accompagnato da una semplice didascalia: “Royal Courts of Justice. London”.

Il messaggio politico dietro l’opera

L’intervento arriva in un momento di forte tensione sociale. Solo pochi giorni fa, a Londra, quasi 900 persone sono state arrestate durante una manifestazione pro-Palestina, organizzata per contestare la classificazione di Palestine Action come organizzazione terroristica. La decisione, presa dal governo Starmer lo scorso luglio, ha sollevato polemiche. Questo ha spinto Banksy a intervenire nel modo che gli è più congeniale: l’arte pubblica come atto di resistenza.

Il giudice, figura di potere e legalità, si trasforma così nel simbolo della repressione istituzionalizzata. Invece il manifestante diventa il volto anonimo di chi paga il prezzo più alto del dissenso.

Precedenti e continuità nella produzione artistica

Non è la prima volta che Banksy affronta il tema del controllo e della violenza sistemica. Dopo l’opera di Marsiglia e la serie di nove murali a tema animale realizzati nell’estate del 2024 – tra cui la celebre cabina telefonica trasformata in vasca per piranha – l’artista torna nella capitale britannica con un linguaggio diretto e politicamente schierato.

Già nel 2023 aveva lasciato un segno forte con un gorilla che sollevava la saracinesca dello zoo londinese. Alcune di quelle opere entreranno presto nella collezione permanente del London Museum, che nel 2026 verrà trasferito a Smithfield.

Un’opera subito censurata

Paradossale, ma non inedito: poche ore dopo la comparsa, il murale è stato ricoperto con pannelli di plastica nera e recinzioni metalliche. Due guardie di sicurezza e una telecamera sorvegliano costantemente la parete, quasi a replicare nella realtà il messaggio che l’opera stessa intende denunciare: la volontà delle istituzioni di controllare, nascondere e mettere a tacere.