
Il gigante giapponese Asahi, produttore della popolare Super Dry, è stato costretto a fermare gran parte delle proprie attività in patria a causa di un grave attacco informatico. Da lunedì la maggioranza delle 30 fabbriche operative in Giappone non è più in funzione: i sistemi di ordinazione e consegna sono stati compromessi, bloccando l’intera catena produttiva.
La conseguenza è immediata: sugli scaffali dei rivenditori la birra scarseggia e i pub izakaya, luoghi simbolo della cultura giapponese, rischiano di restare senza scorte sia alla spina sia in bottiglia. Secondo il Financial Times, in condizioni normali Asahi produceva circa 6,7 milioni di bottiglie grandi di birra al giorno solo in Giappone.
Asahi: l’impatto in Giappone e all’estero
Al momento, la crisi riguarda soltanto il mercato giapponese. In Europa, dove Asahi controlla marchi noti come Peroni Nastro Azzurro, le attività non hanno subito interruzioni. Tuttavia, in patria il colosso nipponico sta affrontando una delle peggiori crisi della sua storia recente. C’è la possibilità concreta che le scorte di Super Dry si esauriscano in pochi giorni.
Lancio dei nuovi prodotti Asahi, rimandato
Oltre ai danni immediati sulla produzione, Asahi ha annunciato il rinvio a tempo indeterminato di otto nuovi lanci di prodotto, inizialmente previsti per il mercato interno. Tra questi figuravano una soda alla frutta, una ginger ale al limone e barrette proteiche. L’azienda non si limita alla produzione di birra, ma è attiva anche negli analcolici e negli alimenti confezionati. I settori ora rischiano a loro volta ritardi.
Cybersecurity sotto accusa in Giappone
L’attacco contro Asahi non è un episodio isolato. Di recente, diversi grandi gruppi industriali sono stati colpiti da offensive informatiche. In Gran Bretagna, per esempio, Jaguar Land Rover ha dovuto interrompere la produzione per un mese dopo un’azione simile, costringendo il governo a intervenire con 2 miliardi di sterline di credito d’emergenza.
Gli esperti della Nihon Cyber Defence (NCD), con sede a Tokyo, sottolineano come le aziende giapponesi siano particolarmente vulnerabili agli attacchi ransomware. Difese informatiche considerate ancora deboli, anche per la tendenza delle imprese a pagare riscatti pur di evitare danni maggiori.
Proprio per rafforzare la sicurezza digitale, lo scorso maggio il Giappone ha approvato una legge che concede al governo poteri più ampi per la prevenzione dei crimini informatici.
Asahi indaga sulla natura dell’attacco
Al momento, la società non ha ancora confermato se si tratti effettivamente di un attacco ransomware. Nel frattempo, le azioni Asahi hanno registrato un calo del 2,6% in borsa, segnale che gli investitori temono ripercussioni economiche significative, non solo sul mercato della birra ma anche sugli altri settori in cui l’azienda è attiva.