Una settimana caratterizzata da fenomeni meteorologici eccezionalmente intensi ha investito diversi Paesi dell’Asia meridionale e sudorientale. La combinazione tra piogge monsoniche e tre cicloni tropicali ha generato un’ondata di maltempo che ha causato la morte di oltre 1.100 persone. Mentre centinaia di migliaia di persone sono senza casa.
Le aree dell’Asia maggiormente colpite comprendono Indonesia, Malesia, Thailandia, Vietnam, Sri Lanka e Filippine, dove si registrano inondazioni diffuse, frane e il crollo di infrastrutture.
Asia, Indonesia: la situazione più grave, centinaia di vittime e dispersi
L’Indonesia è risultata il Paese più duramente colpito: in diverse regioni dell’arcipelago le piogge torrenziali hanno provocato alluvioni devastanti, con 604 morti confermati e 464 persone ancora disperse. Quasi 300.000 residenti sono stati costretti a lasciare le loro abitazioni, mentre quasi 3.000 case risultano danneggiate o completamente distrutte.
A Sumatra, video e testimonianze mostrano cittadini arrampicarsi su strutture danneggiate o muoversi tra detriti e acqua alta in cerca di viveri, carburante e medicinali.
Un ciclone raro nello Stretto di Malacca
L’evento più sorprendente è stato la formazione del ciclone Senyar, nato nello stretto di Malacca appena a nord dell’equatore. Una zona dove tipicamente i cicloni non riescono a svilupparsi a causa della scarsa forza di Coriolis.
Secondo l’agenzia meteorologica indonesiana, si tratta di un fenomeno “raro”, seppur più frequente negli ultimi anni, sottolineando come la posizione dell’Indonesia dovrebbe teoricamente renderla meno esposta allo sviluppo di cicloni tropicali.
Filippine, Vietnam e Sri Lanka travolti da tifoni e precipitazioni record
Il tifone Koto ha attraversato le Filippine provocando alluvioni improvvise prima di dirigersi verso il Vietnam, dove forti venti e mare mosso hanno causato ulteriori vittime e danni. Le regioni centrali vietnamite, già provate da settimane di piogge, si preparano ad affrontare fino a 150 mm di nuove precipitazioni.
In Sri Lanka, il ciclone Ditwah ha dato origine al peggior disastro meteorologico degli ultimi vent’anni. Con un bilancio di 355 persone che hanno perso la vita e 366 risultano disperse. Oltre 1,3 milioni di cittadini sono stati colpiti da piogge record, con strade bloccate da frane e alberi caduti e migliaia di famiglie ancora isolate.
Le operazioni di soccorso, condotte da esercito e polizia, hanno portato in salvo decine di migliaia di persone. Più di 148.000 sfollati sono ospitati in strutture temporanee. Il presidente Anura Kumara Dissanayake ha dichiarato lo stato di emergenza, definendo l’evento “la sfida naturale più grande della nostra storia” e promettendo una ricostruzione sostenuta dalla comunità internazionale.
Thailandia e Malesia: polemiche, danni e migliaia di sfollati
In Thailandia il governo ha annunciato risarcimenti alle famiglie delle vittime fino a 2 milioni di baht, ma la gestione dell’emergenza ha provocato critiche e la sospensione di alcuni funzionari locali.
In Malesia, invece, le inondazioni nello stato di Perlis hanno causato due vittime e la permanenza di oltre 18.700 persone nei centri di evacuazione.
L’impronta della crisi climatica
Secondo gli esperti, l’intensificazione dei cicloni tropicali è un effetto diretto del riscaldamento degli oceani legato alla crisi climatica. Pur non aumentando il numero totale annuale di cicloni, la temperatura più elevata delle acque marine fornisce maggiore energia alle tempeste, rendendole più violente e aumentando il volume delle precipitazioni estreme in molte regioni del pianeta.
