
Per l’Occidente e per una buona parte di mondo, Medio Oriente compreso, c’è una sola possibilità di avere un prossimo futuro di pace e prosperità, e tale chance consiste unicamente in un forte consolidamento di un asse politico-commerciale fra Usa e Russia. Altro che nemici!
I governi che si creano inutilmente dei nemici esterni sono i governi più deboli al proprio interno, come dimostra in modo lapalissiano la demente – nel vero senso della parola – amministrazione Biden, seguita papagallescamente dalla presidenza dell’UE, altrettanto incapace e inetta – se non per i propri loschi affari –, e poi da tutti i piccoli napoleoncini europei, già puniti dal proprio elettorato e senza alcun effettivo potere sui grandi temi geopolitici.

Quando un governo si ostina a mantenere per anni e anni una contrapposizione nemicale totalizzante verso un altro Paese, senza che a questa corrisponda alcun vantaggio o interesse – anzi –, e senza nemmeno tentare alcun approccio negoziale per terminarla, allora si tratta del tentativo d’inventarsi tutta quell’autorevolezza di cui quell’esecutivo deficia, insieme alla propria parimenti assenza d’identità politica: ergersi a campione contro un nemico pressoché immaginario fa credere a quei “presidenti” di essere indispensabili, e in tal guisa apparire di fronte ai propri popoli.
Purtroppo la Storia sembra essere una materia di studio negletta dai vertici dominanti contemporanei – per non parlare dell’uomo comune inebetito dai social –, quindi nessuno dei soloni governativi si ricorda quale fu la strategia vincente americana alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il giorno dopo la fine della guerra, i tre principali nemici degli Stati Uniti, contro cui avevano combattuto e perso la vita 400mila americani, ossia Germania, Giappone e Italia, furono trasformati nei principali alleati degli Usa.
Questa grande lezione è stata completamente disattesa dopo la caduta dell’Urss, e si è tramutata nel peggior errore del post Novecento.
La Russia è un gigante il cui corpo è adagiato in Asia, ma la testa è sempre stata in Europa. Sempre. Dopo il 1989 respingerla lontano da quella Cortina di Ferro per poter far sopravvivere in Occidente una visione politica retrograda e incapace di guardare ai reali problemi sociali fu, oltre che un errore madornale, un crimine colossale, considerando anche l’epoca nucleare. E in ciò una buona parte di responsabilità risiede nei vertici britannici, ancorati al passato e frustrati da una impressionante pluridecennale serie di sconfitte d’intelligence nei confronti dei sovietici. La cultura popolare statunitense, cresciuta da oltre un secolo con la Grande Paura Rossa, ancora oggi non riesce a cancellarla dall’immaginario collettivo.
Eppure oggi siamo davanti all’ultima possibilità per superare questa discrasia geopolitica e svoltare verso l’unica soluzione pacifica semi-globale. Intrecciare una vasta rete di trattati, accordi, intese commerciali e politiche fra Usa e Russia cancellerebbe reciproche paure spianando la strada a un inedito benessere sociale in cui sarebbero coinvolti Europa, America, Russia, Nord Africa e Medio Oriente. Dove si commercia non si spara.
Purtroppo, al contrario, i protagonisti degli ultimi tre anni hanno intrapreso decisioni tragiche e sciagurate. Non intervenire in Ucraina per decenni, impedendo crimini, stragi, ingiustizie e barbarie, per poi fingersi paladini della libertà, e accanirsi a fomentare in tutti i modi la guerra russo-ucraina invece che costringere le parti a intavolare trattative diplomatiche è stato il più colpevole delitto mai commesso dall’Europa post-bellica (con esclusione della creazione dell’UE). Risultato: una carneficina spaventosa, un Paese completamente devastato, la sofferenza economica delle popolazioni europee, e la totale perdita di credibilità dei vertici europei nei confronti di quelli russi e viceversa.
L’ottusa dabbenaggine della strategia europea e bideniana non risiede solo nell’incoscienza di giocare col rischio nucleare, ma soprattutto nel non capire che tale atteggiamento bellicoso nessuno svantaggio avrebbe recato alla Russia, la quale ha a sua disposizione la maggior parte del pianeta: oltre un miliardo di indiani, oltre un altro miliardo di cinesi, e poi il Sudamerica, l’Asia, l’Arabia, l’Africa… Un paio di settimane e la Russia sarebbe fallita coi dazi europei, ci raccontavano… E chi sta fallendo invece siamo noi.

L’Europa non ha ancora compreso di aver perso la propria centralità nel mondo non da qualche annetto, bensì dalla fine del XVIII secolo: dalla Rivoluzione Americana, per la precisione. Però non lo ammette, specialmente i parrucconi polverosi che stanno tra Westminster e Downing Street, ancora non rassegnati a non essere più un impero.
Ben diversa sarebbe stata la storia del mondo post ’89 se si fosse subito intrapreso e consolidato al massimo grado un asse russo-occidentale. Al contrario, si è respinto l’Orso Russo ghettizzandolo ai margini di un’Europa e una Nato antiquati e snob, creando tutti gli inevitabili presupposti perché la Russia si gettasse nelle braccia della Cina.
Cina e Russia, paradossalmente, non sono alleati naturali, e ciò fu compreso assai bene da Kissinger e Nixon negli anni ’70, ma, di nuovo, nessuno studia la Storia.
Al di là di tutte le colpe criminali di Putin, il quale, in un mondo che è arrivato su Marte, ha riproposto i cannoni ottocenteschi in luogo della politica, oggi occorre un decisivo cambio di rotta: ricucire saldamente i rapporti tra Occidente, Usa e Russia.
In questo do ut des e in un bilanciamento di reciproci interessi sarà d’uopo concedere alla Russia quanto finora le è stato, invece, caparbiamente negato senza aver voluto nemmeno aprire un tavolo negoziale.

Ciò procurerebbe a tutti i contraenti una serie di vantaggi macroscopici:
– Si pone fine all’assurda guerra in Ucraina ridefinendo i confini del Paese, peraltro mai ufficializzati né accettati e sempre ridiscussi da entrambe la parti (gli ucraini hanno sempre disatteso dopo un solo giorno i vari accordi di Minsk da loro firmati coi russi, hanno sempre vessato le popolazioni russofone, hanno ripetutamente violato le intese commerciali con la Russia; d’altro canto anche Romania rivendica la Bucovina, regione storicamente ed etnicamente rumena ma oggi in Ucraina, e l’Ungheria rivuole la Trans-Carpazia, per le stesse ragioni dei rumeni, mentre la Polonia non ha dimenticato che la Galizia, oggi ucraina, che è stata una regione polacca per secoli).
– Si evita di spingere la Russia fra le inevitabili braccia della maggiore superpotenza mondiale, la Cina, rinsaldando tale partnership da cui resterebbe totalmente escluso l’Occidente;
– Si allenterebbe la pressione cinese sugli Stati Uniti;
– Si aprirebbero innumerevoli atout mercantilistici fra Europa e Russia, tra cui il fondamentale gas;
– Stessa cosa per le opportunità industriali russo-statunitensi;
– La Via della Seta verso l’Europa sarebbe favorita da questi mercati in espansione;
– Gli Accordi di Abramo in Medio Oriente avrebbero un nuovo sponsor, la Russia, che ne favorirebbe l’adesione da parte del Libano e di altri Stati arabi, sviluppando nuove reti politiche e commerciali fra Emirati, India, Russia ed Europa;
ma soprattutto:
– Soltanto con la Russia come partner e alleato geostrategico si potrà neutralizzare la diuturna minaccia iraniana e lavorare sulla caduta del regime tirannico e guerrafondaio degli ayatollah, riportando l’Iran nel novero dei Paesi democratici e pacifici (già il giorno dopo la svolta trumpiana sull’Ucraina, il ministro degli esteri russo ha subito dichiarato la propria disponibilità a intercedere con l’Iran per scongiurarne la corsa al nucleare);
– Una Russia alleata dell’Occidente significa una Russia alleata anche di Israele, dopo mezzo secolo di contrapposizione dovuta ai blocchi delle superpotenze;
– Una Russia partner europea spingerebbe ai margini degli equilibri questa Turchia imperialista, tirannica e retrograda;
e, in conclusione:
– L’appoggio russo a Usa, Europa e Israele metterebbe a tacere definitivamente le milizie terroristiche arabe e il falso storico della Palestina moderna, avallando un’innovativa gestione delle regioni di Giudea, Samaria e Gaza ora occupate dalle organizzazioni nazi-criminali di Fatah, Hamas, Hezbollah; Paesi come Siria, Giordania, Libano, Iraq ed Egitto, da sempre ambigue coi terroristi grazie a una sorta di ombrello russo, ora sarebbero costrette a intervenire concretamente per sradicare il terrorismo arabo “palestinese” e partecipare a una gestione pacifica del territorio confinante con Israele.
Assai bene ha fatto il lungimirante governo di Gerusalemme a votare contro la recente Risoluzione Onu di condanna alla Russia. Non per niente l’Ucraina ha sempre votato contro Israele, ma soprattutto Putin aveva già incominciato a proteggere Israele proibendo a Hezbollah di usare i missili russi che avevano in dotazione, inoltre – dopo il voto Onu – Mosca ha accettato di aiutare Trump a far progredire i colloqui sul nucleare con l’Iran e discutere del pericolo iraniano per il suo sostegno alle organizzazioni terroristiche in Medio Oriente.
In definitiva, oggi il nostro pianeta ha l’ultima e unica possibilità per immaginare un prossimo futuro di pace e prosperità, e questo non passa per l’antica e antistorica contrapposizione Occidente-Russia, bensì nel reciproco abbraccio fra questi due contendenti.