A proposito del ritiro di Israele dai territori occupati

Israele territori occupati

Tra le tante cose che sono state dette nei due mesi appena trascorsi, a chi scrive è toccato, tra l’altro, leggere la seguente dichiarazione: “Israele si deve ritirare dai territori palestinesi occupati, lo dice l’ONU”. Ora, l’ONU, non “dice” ma ha scritto. Ha scritto delle risoluzioni e, a proposito del ritiro di Israele dai territori occupati durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967, ha promulgato la “risoluzione n. 242”. La risoluzione è lunga mezza pagina ed il suo dispositivo non supera le 12 righe ma pare che, in molti, abbiano incontrato difficoltà a leggerla. Inoltra, la risoluzione ONU n.242 non parla mai di “territori palestinesi occupati”. Essa si rivolge solo ed esclusivamente agli Stati che combatterono la Guerra dei Sei Giorni: Israele da una parte ed Egitto, Giordania e Siria dall’altra.  Non ultimo, quando la risoluzione parla di territori occupati, si riferisce ai tre territori arabi conquistati da Israele.

I due principi della risoluzione ONU

La risoluzione dice che si deve “stabilire una giusta e durevole pace in Medio Oriente che includa l’applicazione di due principi”. L’applicazione simultanea dei due principi è evidente nella formulazione del dispositivo: “both of the following principles” – “entrambi i seguenti principi”. Dire che “Israele si deve ritirare entro i confini del 1967” significa enunciare soltanto uno dei due principi stabiliti dall’ONU ed escludere l’altro.

Il ritiro di Israele dai territori occupati

Se è vero che il primo principio è il ritiro di Israele dai territori occupati durante la Guerra dei Sei Giorni, il secondo principio – che, è bene ribardirlo, va contemporaneamente rispettato – è: “La fine di tutte le rivendicazioni o stati di belligeranza e il rispetto e il riconoscimento della sovranità, integrità territoriale ed indipendenza politica di ogni Stato dell’area ed il loro diritto a vivere in pace, all’interno di confini sicuri e riconosciuti, liberi da ogni minaccia o atto di forza”. Nel corso del tempo questa risoluzione è stata fondamentale. E’ stato esattamente il rispetto dei due principi in essa menzionati che ha portato agli accordi di pace tra Israele ed Egitto del 1979 ed Israele e Giordania nel 1994. I principi della Risoluzione N.242 – semplificati nella formula: “Pace in cambio di territori” – sono stati anche la cornice all’interno della quale sono stati costruiti gli Accordi di Oslo del 1993.

Ritorniamo sulla formulazione del secondo principio contenuto nella risoluzione ONU n. 242. Si deve notare che, perché tale principio risulti assolto, non è sufficiente che venga formalmente riconosciuto lo Stato di Israele o che si scriva in qualche documento che si rinuncia all’uso della forza nei suoi confronti. La Risoluzione affronta in modo molto più ampio e concreto il problema del rapporto con lo Stato Ebraico: fine delle rivendicazioni, dello stato di belligeranza, rinuncia ad ogni minaccia o atto di forza. Insomma, la pace con Israele deve essere vista nel concreto. Egitto e Giordania hanno dimostrato la propria volontà di convivere accanto ad Israele in modo pacifico e, infatti, sono arrivate a un accordo con quest’ultimo sui territori occupati nel ‘67.

Disarmo di Hamas e dela Jihad Islamica

La situazione con l’Autorità Nazionale Palestinese è sempre stata molto diversa. Dopo gli Accordi di Oslo l’A.N.P. si è sempre rifiutata di disarmare gruppi come Hamas e la Jihad Islamica, che hanno nei loro documenti costitutivi il progetto della distruzione di Israele; dal 1967 in poi non c’è mai stato un momento in cui Israele non sia stata sottoposta ad uno stillicidio di attentati. Peraltro bisogna ricordare che anche alcune fazioni collegabili al partito di Yasser Arafat ed Abu Mazen, “Fatah”, quali le Brigate Martiri di Al Aqsa, si sono rese protagoniste a suo tempo di atti di terrorismo. (Ci sarebbe molto altro da dire sulla volontà dell’ANP di giungere ad un reale stato di non belligeranza con Israele ma fermiamoci qui).

Veniamo ad oggi. Dopo le stragi nazi-islamiste del 7 ottobre scorso, non solo l’Autorità Nazionale Palestinese non ha emesso alcun comunicato di condanna ma le dichiarazioni di questi ultimi mesi rilasciate dai suoi massimi esponenti esprimono la volontà di integrare i pianificatori di quelle stragi, cioè Hamas, all’interno dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. A fronte di tutto questo, proprio per quanto scritto nella tanto citata risoluzione n.242 delle Nazioni Unite (se la si legge integralmente) Israele attualmente non ha alcun obbligo di ritirarsi dai territori occupati nel 1967.

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