Povertà energetica al record: 2,4 milioni di famiglie in difficoltà

Nel 2024 il fenomeno ha toccato il livello più alto mai registrato. Puglia maglia nera, Lazio e Friuli tra le regioni meno colpite.

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La povertà energetica in Italia ha raggiunto nel 2024 il suo punto più critico dall’inizio delle rilevazioni ufficiali. Secondo l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe), circa 2,4 milioni di famiglie non sono riuscite a sostenere la spesa minima per beni essenziali come elettricità e riscaldamento.

Si tratta del 9,1% del totale delle famiglie italiane, un valore mai toccato prima dal 1997. Il dato è in aumento rispetto al 2023, quando i nuclei coinvolti erano 2,36 milioni. Un incremento che, come sottolineato dagli esperti, non può essere spiegato solo dall’andamento dei prezzi dell’energia.

Povertà energetica tra Puglia, Calabria e Molise: le regioni più colpite

Il peso della povertà energetica non è distribuito in modo uniforme sul territorio nazionale. La Puglia risulta la regione con l’incidenza più elevata, dove oltre il 18% delle famiglie vive in condizioni di disagio energetico. Seguono Calabria (17,4%) e Molise (17%).

Particolarmente significativo è l’aumento registrato in Sardegna, che ha raggiunto il 15,3 per cento, risultando la regione con la crescita più marcata. Incrementi rilevanti si osservano anche in Piemonte, salito al 10,1 per cento, e in Umbria, passata dal 4,9 al 6,5%.

Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Marche sotto la media

All’estremo opposto si collocano alcune regioni del Centro-Nord. I livelli più bassi di povertà energetica si registrano nel Lazio (5%), in Friuli-Venezia Giulia (5,5%) e nelle Marche (5,9%). Dati che evidenziano un forte divario territoriale, con il Mezzogiorno ancora una volta più esposto alle difficoltà economiche strutturali.

Un milione di bambini vive in case fredde e poco illuminate

Il fenomeno ha conseguenze dirette anche sui più giovani. In Italia circa 1,1 milioni di bambini vivono in abitazioni con illuminazione insufficiente o riscaldamento inadeguato. Oltre un quarto delle famiglie in povertà energetica ha almeno un figlio a carico e la condizione risulta 2,5 volte più frequente nei nuclei composti da persone di origine straniera.

Le ripercussioni non sono solo economiche: difficoltà di questo tipo possono incidere sulla salute e sul percorso scolastico dei minori, aumentando il rischio di malattie, assenze da scuola e problemi nello studio domestico.

Nord in crescita, calo nel Mezzogiorno

Nel 2024 il numero di minori coinvolti è diminuito nel Sud (meno 22%) e nel Centro (meno 4%), mentre è cresciuto nel Nord, dove si registra un aumento del nove per cento. Un segnale che indica come il disagio energetico stia assumendo caratteristiche sempre più diffuse e non più limitate alle aree tradizionalmente più fragili.

Bonus contro la povertà energetica: effetti limitati

Secondo l’Oipe, i bonus sociali per luce e gas hanno avuto un impatto contenuto. Solo una famiglia su otto è riuscita a uscire dalla povertà energetica grazie a questi strumenti nel corso del 2024.

A pesare è stato soprattutto il forte ridimensionamento delle risorse disponibili: l’abbassamento della soglia Isee da 15mila a 9mila euro ha ridotto drasticamente la platea dei beneficiari. I fondi complessivi sono passati da oltre due miliardi di euro nel 2023 a circa 453 milioni nel 2024.

Un problema strutturale, non temporaneo

La combinazione tra aumento della povertà generale e consumi energetici difficilmente comprimibili rende il fenomeno destinato a durare nel tempo. Le famiglie economicamente più fragili, infatti, tendono a sostenere costi energetici relativamente più elevati rispetto a quelle con redditi più alti.

Per questo, secondo le autorità di regolazione, la povertà energetica non può essere considerata un’emergenza passeggera, ma una questione strutturale che richiede interventi mirati e di lungo periodo.