Una donna di 50 anni, Antonella Di Ielsi, e la figlia Sara Di Vita, di appena 15 anni, sono morte a Pietracatella, in provincia di Campobasso, a seguito di una grave intossicazione alimentare. Il caso ha scosso la comunità locale e ha portato all’apertura di un’inchiesta giudiziaria per chiarire le cause del decesso e l’eventuale responsabilità sanitaria.
Campobasso: cinque medici sotto indagine
La Procura di Campobasso ha iscritto nel registro degli indagati cinque medici dell’ospedale Cardarelli. Le ipotesi di reato contestate sono omicidio colposo e lesioni colpose.
Secondo quanto riferito dagli inquirenti, l’indagine mira a ricostruire l’intera sequenza degli interventi sanitari, concentrandosi in particolare sui precedenti accessi della ragazza al Pronto soccorso. La quindicenne, infatti, si sarebbe recata in ospedale due volte prima del decesso. Accertamenti sono in corso anche sulle richieste di assistenza avanzate dalla madre nelle ore precedenti alla tragedia.
Sequestri e accertamenti nell’abitazione
La Squadra Mobile ha proceduto al sequestro delle cartelle cliniche e dei resti degli alimenti presenti nell’abitazione della famiglia. Il materiale sarà analizzato per individuare l’origine dell’intossicazione e l’agente causale che avrebbe provocato un decorso tanto rapido quanto letale.
Il padre ricoverato a Roma
Gianni Di Vita, padre della giovane vittima, è attualmente ricoverato all’ospedale Spallanzani di Roma. Le sue condizioni sono considerate stabili e sotto controllo; l’uomo è vigile e sottoposto a ulteriori esami. Nella stessa struttura è stata trasferita anche l’altra figlia della coppia, ventenne, che non ha manifestato sintomi riconducibili all’intossicazione.
Le tre direttrici dell’inchiesta
Il procuratore di Campobasso Nicola D’Angelo ha chiarito che, considerata l’estrema complessità del quadro clinico, la Procura ha disposto accertamenti multidisciplinari, comprensivi di esami autoptici e consulenze specialistiche. Le verifiche sono orientate innanzitutto ad accertare eventuali responsabilità individuali, valutando se vi siano state negligenze, sottovalutazioni dei sintomi o errori nell’applicazione dei protocolli diagnostici e terapeutici nei confronti della minore e della madre. Parallelamente, gli inquirenti intendono risalire con assoluta precisione all’origine della patologia, individuando l’agente causale dell’intossicazione e chiarendo le ragioni di un’evoluzione così rapida e violenta, che ha portato al decesso di una quindicenne e della sua genitrice. Un ulteriore obiettivo dell’indagine riguarda la tutela della salute pubblica: ricostruire l’insorgenza della patologia serve anche a escludere la presenza di eventuali fonti di rischio ancora attive e a garantire che nessun altro cittadino possa essere esposto a conseguenze simili.
