Il Teatro di Basilea ha presentato il 16 dicembre 2025, alle 17:30, una nuova versione de Lo Schiaccianoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij, affidata al nuovo direttore del balletto Marco Goecke. L’intento è chiaro fin dall’inizio: liberare il titolo natalizio per eccellenza da torte, glassa e decorazioni rassicuranti, per riportarlo alle sue radici letterarie, quelle più perturbanti di E.T.A. Hoffmann.
Goecke: minimalismo e compressione narrativa
Lontano dalle grandi coreografie ottocentesche di Marius Petipa e Lev Ivanov, che nel 1892 avevano reso la storia più addomesticata e infantile, Goecke sceglie una via opposta. La sua lettura è ridotta all’essenziale, compressa, quasi trattenuta. Tutto è affidato al corpo, al volto e al gesto, senza orpelli narrativi.
La scena è attraversata da suoni striduli e crepitii che sembrano provenire da ogni angolo della sala, evocando presenze animali e inquietanti, come se topi o martore avessero invaso il teatro.
Una fiaba oscura e “pura”
Il coreografo tedesco non ha mai nascosto il suo rapporto con il lato oscuro delle fiabe. Anche in questo Schiaccianoci la sua poetica emerge con forza: quella proposta al pubblico è una versione che lui stesso definirebbe la più “pura” e al tempo stesso la più oscura possibile.
La fiaba di Hoffmann diventa così un terreno aperto all’insondabile, al macabro, al fantastico e persino a uno humor strano e disturbante. Diversamente dall’allestimento di Christian Spuck a Zurigo, colorato e attraversato da ironia nera, Goecke costruisce un mondo per sottrazione, dove ogni movimento è carico di tensione.
Un Natale quasi assente per Goecke
I riferimenti espliciti al Natale sono ridotti al minimo. Sul fondale compare solo una sottile linea di fuoco, creata dal videoartista Philippe Contagrada, che scivola lentamente lungo il muro del palcoscenico. I regali ci sono, ma non portano conforto: Drosselmeyer appare come un padrino ambiguo e manipolatore, più vicino a una figura maligna che a un benevolo narratore.
Bambini fuori controllo
I mondi dell’infanzia, in questa versione, sembrano costantemente sull’orlo del collasso. La fiaba Lo Schiaccianoci e il Re dei Topi solleva interrogativi profondi: i bambini sono davvero in grado di comprendere il filo che unisce i frammenti della storia? E può ancora essere definita una fiaba per l’infanzia?
La risposta di Goecke sembra negativa, o perlomeno problematica.
Una lettura per adulti
Come spesso accade nella danza contemporanea, anche questo spettacolo richiede attenzione e disponibilità all’interpretazione. La visione può risultare troppo cupa e spaventosa per i più piccoli, ma il pubblico adulto trova una materia ricca: l’oscurità, il gioco, la qualità del movimento e l’intensità dei danzatori del Balletto di Basilea.
Musica, ritmo e interpretazioni
La serata si apre con scricchiolii e schiocchi: Michaela Springer libera simbolicamente la scena da ogni eccesso decorativo. Anche la partitura di Čajkovskij viene rispettata, con minimi interventi, ma eseguita a un ritmo sorprendentemente veloce dall’Orchestra Sinfonica di Basilea, in linea con il tempo originale del compositore.
Louis Steinmetz interpreta Fritz come un bambino dominato dall’avidità e dall’impulsività; Sandra Bourdais è una Marie fragile e ostinatamente aggrappata allo Schiaccianoci. Nikita Zdravković incarna un giovane proiettato verso il ruolo di principe, mentre Jamal Woolman dà vita a uno Schiaccianoci storpio e morente, figura centrale e straziante.
Emozione e reazioni del pubblico
Le scene finali, insieme divertenti e profondamente emotive, culminano nell’agonia dello Schiaccianoci. La coerenza tra atmosfera e musica è evidente, anche se la narrazione frammentata potrebbe deludere chi cerca una versione tradizionale e lineare. Alla prima, tuttavia, il pubblico ha salutato lo spettacolo con calorosi applausi.
Accadeva nel 2023: il caso Goecke
La figura di Marco Goecke resta indissolubilmente legata anche a un episodio che ha scosso il mondo della danza contemporanea. Nel 2023, allora direttore della compagnia dell’Opera di Stato di Hannover, reagì in modo clamoroso a una recensione negativa pubblicata sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. La critica Wiebke Hüster aveva definito il suo lavoro In the Dutch Mountains «noioso» e «incoerente».
Durante l’intervallo di una recita, Goecke si avvicinò alla giornalista e le spalmò sul volto feci canine raccolte poco prima dal suo cane Gustav. L’episodio, documentato nel rapporto della polizia, portò alla sua immediata sospensione e al divieto di accesso al teatro.
La direttrice Laura Berman si scusò pubblicamente, ribadendo che l’Opera di Stato di Hannover deve restare un luogo di rispetto e collaborazione. Un fatto grottesco e inquietante che continua a sollevare interrogativi sul rapporto tra critica, potere artistico e responsabilità personale.
