Il sovranismo globale che indebolisce l’Italia

Abbracciare il sovranismo americano espone Roma a un isolamento strategico senza precedenti

Donald Trump

La nuova Strategia di Sicurezza Nazionale diffusa dall’amministrazione Trump segna un punto di rottura esplicito, e per certi versi brutale, nella relazione transatlantica. Per la prima volta da decenni un presidente americano mette nero su bianco una visione che considera l’Europa non una risorsa strategica, ma un fardello, un continente “in declino”, afflitto da “cancellazione civilizzazionale”, incapace, secondo Washington, di garantire la propria sicurezza e perfino la propria identità. È un linguaggio che richiama i toni dei movimenti populisti e nazional-conservatori europei, più che la tradizionale diplomazia statunitense. E non è un caso.

Il “Corollario Trump”: una Dottrina Monroe contro l’Europa

Trump rilancia una versione aggiornata della Dottrina Monroe, ribattezzata nel documento “Corollario Trump”, l’emisfero occidentale è dominio americano, il resto del mondo, Europa inclusa, è un’arena secondaria, da cui attendersi più obbedienza che cooperazione. L’Europa, nella strategia trumpiana, non è un alleato, è una variabile geopolitica da correggere, un continente che secondo l’amministrazione statunitense avrebbe perso identità, capacità militare e lucidità politica. Il messaggio sottinteso è chiaro, Washington non crede più nel pilastro europeo dell’ordine occidentale.

L’Italia di Meloni nell’orbita sovranista: un rischio calcolato male

In questo quadro risulta particolarmente amaro osservare come il governo Meloni si inserisca senza riserve in quell’universo politico, sovranista, conservatore, identitario, che Donald Trump incarna e promuove. Un’alleanza ideologica che però ignora un dettaglio non trascurabile, noi siamo europei. Per gli Stati Uniti di Trump, l’Europa non è “casa”, non è comunità. È un’entità da ammonire, indebolire, riorientare. L’entusiasmo con cui parte dell’esecutivo italiano abbraccia la retorica trumpiana rischia dunque di rivelarsi un abbaglio strategico.

Una strategia che non conviene all’Italia

Il governo Meloni si muove come se Roma potesse ricavare un dividendo politico dall’allineamento alla destra americana, ma il nuovo documento statunitense suggerisce l’opposto, l’Europa deve arrangiarsi. Trump chiede agli alleati europei di pagare di più, fare di più, farsi “riconoscibili”, quasi una richiesta di omologazione culturale, senza garantire nulla in cambio. L’Italia, come tutti gli Stati membri, ha bisogno di un’America impegnata e prevedibile, non di un partner che vede il Vecchio Continente come una civiltà morente.

Il disallineamento tra sovranismo e interesse nazionale

L’aspetto più inquietante è il disallineamento di fondo tra la visione trumpiana del mondo e l’interesse nazionale italiano. L’Italia non può permettersi una NATO ridimensionata, un’Europa marginale, un Occidente diviso. L’Italia non può permettersi che Washington consideri il Mediterraneo una periferia geopolitica mentre aumenta la propria presenza armata nei Caraibi o nel Pacifico. E soprattutto, l’Italia non può abbracciare una narrativa che descrive il nostro continente come un organismo debole, irrilevante e “irriconoscibile tra vent’anni”, senza svuotare dall’interno il progetto europeo a cui apparteniamo.

Tornare a parlare con voce europea

Qui si misura la responsabilità politica, Roma deve scegliere se essere parte di un’Europa che si rafforza, o la propaggine di un movimento politico americano che vede l’Europa come un problema, non come un alleato. Il governo Meloni, legato all’asse sovranista che da Trump a Orban disegna un’idea di Occidente tribale e identitario, sembra non cogliere che questa visione non avvantaggia affatto l’Italia: ci isola.

Trump parla all’America e per l’America. L’Europa deve parlare per sé stessa. E l’Italia, se vuole contare, dovrebbe ricordarsi da quale lato dell’Atlantico vive.