Quando la politica rispolvera gli slogan del ventennio

Così “Dio, Patria e Famiglia” smette di essere memoria storica e diventa guida legislativa

Nel dibattito parlamentare sul disegno di legge Valditara, destinato a ridefinire, o restringere, l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, è risuonato in Aula un mantra che la destra italiana pare voler trasformare nel proprio vessillo identitario: Dio, Patria e Famiglia. Rossano Sasso, deputato della Lega, ne ha rivendicato la natura di “credo politico”, guida dell’azione legislativa del suo partito. Una dichiarazione che non può essere liquidata come folclore ideologico, perché svela l’architettura culturale che informa il provvedimento, un ritorno a un modello scolastico centrato sulla tradizione religiosa, sull’autorità familiare e su una visione rigidamente binaria della società.

Un disegno di legge che restringe, non amplia

Questo approccio si traduce in norme che non ampliano l’offerta formativa, ma la contraggono. Il disegno di legge, definito “antiquato” e “antiscientifico” da una parte dell’opposizione, introduce vincoli rigidi sul consenso genitoriale e limita, di fatto, l’educazione sessuale nelle scuole medie e superiori. Il messaggio politico è chiaro, la scuola non deve essere luogo di conoscenza e inclusione, ma di preservazione di un ordine morale tradizionale. Si tratta di una torsione che appare tanto ideologica quanto lontana dalle evidenze scientifiche e dalle necessità educative delle nuove generazioni.

Il paradosso del paternalismo identitario

Eppure, mentre la Lega denuncia un presunto “modello iraniano” attribuito alla sinistra, è proprio il disegno di legge sostenuto da Sasso a evocare un rapporto tra Stato, famiglia e sfera privata che in altri contesti sarebbe definito paternalista. La pretesa di proteggere i giovani sottraendo loro strumenti di comprensione del corpo, delle relazioni e del consenso non rafforza la famiglia, la indebolisce, perché la priva di un alleato fondamentale, la scuola, nel compito di crescere cittadini consapevoli.

Una scuola ridotta a guardiana del “credo”

La visione patriottica e religiosa evocata dalla Lega non è neutra. Essa guarda alle istituzioni educative come a spazi da sorvegliare affinché non mettano in discussione un sistema valoriale preconfezionato. Ma un sistema educativo moderno non può essere progettato per compiacere un credo politico; deve essere fondato sui diritti, sulle conoscenze e sulla pluralità delle esperienze umane. Limitare o ostacolare l’educazione sessuale significa rinunciare alla prevenzione, alla tutela della salute, al rispetto delle differenze, alla lotta contro discriminazioni e violenze.

L’eco inquietante di uno slogan del ventennio

È inevitabile, dunque, che lo slogan Dio, Patria e Famiglia evochi pagine oscure della storia italiana. È già stato usato come strumento di propaganda per imporre un modello sociale monolitico, patriarcale e nazionalista, nel quale la scuola non era il luogo dell’emancipazione, ma un laboratorio di conformismo. Oggi quel richiamo assume una forma più sfumata, ma non meno problematica, un credo politico che pretende di orientare la vita pubblica e l’educazione, ristabilendo gerarchie culturali che la Repubblica democratica aveva scelto di superare.

Una scelta tra passato e futuro

Il rischio non è solo quello di un passo indietro culturale, ma di una rinuncia strutturale alla modernizzazione della scuola italiana. Mentre gran parte dell’Europa considera l’educazione sessuale una competenza di base per l’autonomia e la sicurezza dei giovani, noi discutiamo se sia opportuno parlarne, e solo dopo aver chiesto il permesso. È una distanza che pesa, e che rischia di allargarsi.

Il Parlamento dovrà continuare a confrontarsi su questo provvedimento. Ma la domanda fondamentale è una sola: vogliamo una scuola che guarda al futuro o una che torna a slogan del passato?
Se la risposta è davvero un “credo” che ripropone parole d’ordine del ventennio, allora non è solo l’educazione sessuale a essere in pericolo, ma l’idea stessa di una Repubblica fondata sulla libertà e sulla conoscenza.