Annunciato dalla Bulgaria il ritiro definitivo del progetto di bilancio che aveva scatenato una delle più grandi mobilitazioni popolari degli ultimi decenni. Lunedì sera oltre 50.000 persone si sono radunate nel centro di Sofia. Altrettanti si sono mobilitati nelle maggiori città del Paese, dando vita a una protesta nazionale che ha superato ogni aspettativa.
La proposta di revisione del bilancio prevedeva un consistente aumento delle tasse e dei contributi sociali, misure percepite come un forte peso per lavoratori e famiglie. Le critiche sono rapidamente sfociate in una protesta di massa guidata dalla coalizione di opposizione formata da “Noi continuiamo il cambiamento” e “Bulgaria democratica”.
Il dietrofront della Bulgaria dopo giorni di caos politico
La tensione politica era già alta da giorni. Il governo di minoranza del primo ministro Rosen Zhelyazkov aveva inizialmente promesso di ritirare la manovra, salvo poi tornare sui propri passi e annunciare una revisione della bozza. L’ex premier Boyko Borissov aveva inoltre dichiarato che il piano sarebbe stato comunque presentato al Parlamento, contribuendo ad alimentare ulteriormente l’indignazione pubblica.
Le piazze hanno risposto con fermezza, chiedendo le dimissioni immediate dell’esecutivo o un nuovo ritiro definitivo del documento. Martedì, davanti alla pressione crescente, il governo ha annunciato la cancellazione del piano.
Una protesta pacifica degenerata in scontri
La mobilitazione a Sofia, dominata da giovani manifestanti, era iniziata in modo pacifico, attraversando i principali viali della capitale e radunandosi davanti all’Assemblea nazionale. La situazione è degenerata in serata, quando un gruppo di individui mascherati si è staccato dalla folla dando fuoco ai cassonetti e danneggiando mezzi della polizia.
Ne sono seguiti scontri tra agenti in tenuta antisommossa e giovani incappucciati. Spray al peperoncino, lanci di bottiglie e pietre, finestre infrante: immagini che hanno rapidamente fatto il giro dei media nazionali. Molti partecipanti alle manifestazioni hanno però preso le distanze dalle violenze, sostenendo che gli agitatori non appartenessero al movimento e che fossero stati inviati per screditarne le rivendicazioni.
La tensione sull’ingresso nell’Eurozona
Il dibattito sulla manovra si intreccia con un passaggio storico per la Bulgaria: l’ingresso nell’Eurozona previsto per il 1° gennaio 2026. Il cambio dal lev all’euro rimane però un tema divisivo. Secondo i sondaggi, circa metà della popolazione teme ripercussioni sulla sovranità nazionale e un possibile aumento dei prezzi.
Christine Lagarde, presidente della BCE, ha recentemente avvertito che un moderato incremento dell’inflazione è probabile nella fase iniziale dell’adozione dell’euro, sottolineando però che l’effetto dovrebbe essere solo temporaneo.
