Arriva in prima serata su Rai1 Carosello in Love, film TV prodotto da Grøenlandia con Rai Fiction e diretto da Jacopo Bonvicini. L’opera racconta una doppia storia: quella sentimentale tra Laura (Ludovica Martino) e Mario (Giacomo Giorgio) e quella collettiva dell’Italia che, alla fine degli Anni ’50, scopre la televisione come nuovo centro dell’immaginario nazionale.
Il film si muove tra nostalgia e modernità, celebrando il mito di Carosello e il suo ruolo nello sviluppo culturale del Paese.
1957: l’anno in cui la televisione entra nelle case degli italiani
L’intreccio prende forma nel 1957, momento cruciale per la storia del costume italiano. La TV diventa un fenomeno di massa e trasforma linguaggi, abitudini e persino i rapporti familiari.
In questo scenario si muovono Laura, giovane creativa determinata a trovare il proprio spazio nel mondo Rai, e Mario, regista talentuoso che considera Carosello soltanto un passaggio temporaneo. Tra ambizioni, conflitti e riconciliazioni, nasce un rapporto intenso che riflette i cambiamenti dell’Italia dell’epoca.
Dove è ambientato il film: Roma e gli Studi di Cinecittà
L’ambientazione non poteva che essere Roma, capitale storica della televisione italiana e sede naturale di Cinecittà e degli studi Rai. Le riprese si sono svolte principalmente negli spazi romani e negli storici teatri di posa, ricreando la città del tempo con una delicatezza visiva che evita il realismo rigido.
Il rione progettato per il film richiama atmosfere familiari, vive e luminose, in perfetto equilibrio tra fedeltà storica e stilizzazione cinematografica.
L’estetica degli Anni ’50: tra favola e memoria
Jacopo Bonvicini ha voluto dare al film un’identità estetica sospesa tra realtà e sogno. Scenografie e fotografia si muovono dai toni caldi degli Anni ’50–’60 verso atmosfere più fredde, anticipando l’arrivo degli Anni ’70.
Roma diventa così una città senza tempo, quasi fiabesca, mentre la televisione appare come un laboratorio di speranze e trasformazioni che coinvolgono un’intera generazione.
Le testimonianze degli interpreti sottolineano questo spirito:
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Ludovica Martino descrive Laura come una ragazza “rivoluzionaria per il suo tempo”, determinata a conquistare indipendenza e affermazione professionale.
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Giacomo Giorgio vede nel suo Mario un uomo che sbaglia tempi e occasioni, ma che finisce per scoprire in Carosello un modo inatteso di fare cinema.
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Il capostruttura Luigi Mariniello ricorda invece come Carosello sia stato un vero fenomeno di costume e un pezzo di artigianato televisivo italiano.
Cos’era davvero Carosello: non solo pubblicità
Carosello è stato uno dei programmi televisivi più iconici della Rai e un modello unico nel panorama mondiale. Non si trattava di semplici spot, ma di cortometraggi veri e propri, con sceneggiature firmate da professionisti e riprese in pellicola come nei film.
Le regole erano rigidissime:
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1 minuto e 45 secondi di spettacolo completamente separato dallo spot;
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30 secondi finali dedicati al prodotto, nominato solo alla fine;
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divieto di inserire messaggi pubblicitari all’interno della parte narrativa.
Per questo i Caroselli erano spesso piccole storie teatrali, introdotte nei primi anni dall’apertura di un sipario e da una fanfara.
Per generazioni fu una vera ritualità familiare: la celebre frase “A nanna dopo Carosello” è rimasta nell’immaginario collettivo. La chiusura del programma arrivò quando il mercato pubblicitario divenne più rapido e flessibile, mentre la TV cominciava ad abbandonare l’impostazione pedagogica degli esordi.
L’eredità di Carosello nell’Italia contemporanea
Il film TV ricorda quanto Carosello abbia contribuito all’unificazione culturale del Paese, attraverso linguaggi, personaggi e modi di raccontare che hanno segnato intere generazioni.
Carosello in Love diventa così un viaggio emozionante nella memoria collettiva e nella nascita di un nuovo modo di comunicare, tra creatività, innovazione e amore.
