Francia, dieci imputati per cyberbullismo transfobico contro Brigitte Macron

Otto uomini e due donne sono sotto processo a Parigi per aver diffuso online false voci e insulti contro la first lady francese. L’origine delle accuse risale a una teoria complottista nata nel 2017 e rilanciata anche all’estero.

Brigitte Macron

Da lunedì pomeriggio, il Tribunale penale di Parigi ospita un processo che ha attirato l’attenzione dei media internazionali. Dieci persone – otto uomini e due donne, di età compresa tra i 41 e i 60 anni – devono rispondere delle accuse di molestie informatiche a carattere sessista e transfobico ai danni di Brigitte Macron, moglie del presidente francese.

L’inchiesta è partita da una denuncia presentata dalla first lady il 27 agosto 2024, dopo anni di insulti, teorie complottiste e contenuti denigratori diffusi in rete.

Brigitte Macron: diffamazione e teorie complottiste

Secondo la Procura di Parigi, gli imputati avrebbero utilizzato linguaggi offensivi e diffuso voci infondate sull’identità di genere e sulla vita privata di Brigitte Macron.
Alcuni post associavano persino la differenza d’età di 24 anni tra la coppia presidenziale a accuse di pedofilia, un chiaro esempio di disinformazione malevola usata come strumento di delegittimazione.

Tra gli imputati figurano professionisti provenienti da ambienti molto diversi – insegnanti, tecnici informatici e persino politici – che ora rischiano fino a tre anni di carcere e 45 mila euro di multa.

Le figure chiave del caso

Uno degli accusati più noti è Aurélien Poirson-Atlan, 41 anni, pubblicitario conosciuto sui social come Zoé Sagan. Il suo profilo X (ex Twitter), ora sospeso, era seguito da migliaia di utenti ed era spesso legato a reti di disinformazione e ambienti cospirazionisti.

Un’altra protagonista del processo è Delphine J., 51 anni, che si presentava online come “medium” e “giornalista” con lo pseudonimo Amandine Roy. È considerata una delle principali responsabili della diffusione della teoria secondo cui Brigitte Macron non sarebbe mai esistita, e che il fratello della first lady, Jean-Michel Trogneux, avrebbe assunto la sua identità dopo una presunta transizione di genere.

Una tesi completamente smentita dai fatti: Jean-Michel Trogneux, oggi ottantenne, è vivo e ha respinto ogni insinuazione.

Delphine J. era già stata condannata per diffamazione nel 2024 insieme a Natacha Rey, ma assolta in appello lo scorso luglio. La decisione è stata contestata da Brigitte Macron e dal fratello, che hanno presentato ricorso alla Corte Suprema francese.

Fake news virale contro Brigitte Macron, fanno il giro del mondo

La bufala transfobica ha cominciato a circolare subito dopo l’elezione di Emmanuel Macron nel 2017, trovando terreno fertile anche oltre i confini francesi.
Negli Stati Uniti, la teoria è stata ripresa da Candace Owens, influencer e podcaster vicina all’area pro-Trump, autrice della serie di video Becoming Brigitte.

Diversi imputati in Francia hanno rilanciato i contenuti di Owens, tra cui una copertina manipolata della rivista Time che proclamava Brigitte Macron “uomo dell’anno”. La coppia presidenziale francese ha avviato un’azione legale anche contro l’influencer statunitense.

Un fenomeno che colpisce molte figure femminili

Brigitte Macron non è un caso isolato. Negli ultimi anni, anche Michelle Obama, Jacinda Ardern e Kamala Harris sono state bersaglio di teorie simili, che le accusavano falsamente di essere transgender.
Si tratta di una strategia ricorrente di disinformazione misogina e transfobica, volta a screditare le donne in posizioni di potere attraverso l’uso tossico dei social network.

Fake news e responsabilità digitale

Questo processo non riguarda solo la moglie di un presidente, ma solleva una domanda più ampia: quanto danno possono causare le fake news?
In un’epoca in cui la viralità conta più della verità, la diffusione di falsità può distruggere reputazioni, alimentare odio e minare la fiducia nelle istituzioni.

La vicenda Macron dimostra che la lotta contro la disinformazione è anche una battaglia culturale, in cui il rispetto e la responsabilità online sono diventati indispensabili.