
Non serve un commercialista per capire che la frase “svalutazioni per possibili perdite durevoli” non è esattamente musica per le orecchie di un imprenditore. Tradotto: l’investimento non sta andando come ci si aspettava e bisogna correre ai ripari.
È proprio quello che succede in casa Cofiva Holding, la società che fa capo a Gianluca Vacchi (sì, l’influencer-ballerino che ha deciso di cimentarsi anche nel mondo delle kebabberie).
Il progetto Kebhouze, nato per portare un kebab “made in Italy” e replicare il modello delle grandi catene di fast food, continua a bruciare milioni: nel 2024 il rosso è arrivato a quota 5 milioni.
Gianluca Vacchi: una fusione per “dimagrire”
Nei giorni scorsi è stato depositato il progetto di fusione che porterà la Kebhouze Holding srl a confluire nella più operativa Kebhouze srl.
Entrambe controllate dagli stessi soci:
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70% Vacchi, tramite Cofiva Holding,
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29,99% Zon Hub srl, guidata dal cofondatore Oliviero Zonfrillo,
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un simbolico 0,01% a Roberto Pio.
Perché fondere due società nate praticamente ieri (la holding risale al 2022)? Per semplificare e riorganizzare, dicono i documenti, così da gestire meglio i punti vendita italiani e cercare alleanze per svilupparsi all’estero.
Tradotto di nuovo: accorpiamo per snellire, perché i conti vanno rimessi in riga.
I numeri che non fanno sorridere
L’ultimo bilancio disponibile, quello del 2022, aveva registrato vendite per 4,7 milioni di euro, ma anche perdite per 1,3 milioni.
Il 2023 e il 2024 non hanno portato inversioni di rotta: anzi, le perdite sono aumentate, e oggi Kebhouze si trova davanti al bivio classico di tante startup del food: o si trova un partner con le spalle larghe, oppure si rischia che il kebab resti sullo stomaco.
La ricetta del rilancio (senza salsa piccante)
Secondo quanto dichiarato da Oliver Zon, l’idea è cambiare marcia puntando su:
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meno delivery (troppi costi, poca resa),
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più eventi e aperture in centri commerciali (con il progetto di arrivare anche ad Arese),
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ricerca di partner industriali che possano sostenere la crescita, magari con accordi di franchising per l’estero.
Insomma, da “kebab di quartiere” a “format da centro commerciale”, con tanto di eventi per attirare il pubblico.
Gianluca Vacchi imprenditore: colpi di scena e di… bilancio
C’è chi dice che a Vacchi riesca bene tutto quello che tocca. Forse. Ma il kebab, per ora, sembra fare eccezione.
Il progetto era ambizioso: 140 dipendenti, una catena dal brand pop, influencer marketing a volontà. Però i conti non ballano al ritmo dei suoi video su Instagram.
E allora? Il futuro di Kebhouze resta in bilico: riuscirà il marchio a diventare davvero la “catena di kebab italiana” o rimarrà solo un esperimento costoso?