Omicidio Cinzia Pinna: sangue, cocaina e misteri nella villa di Palau

Emanuele Ragnedda confessa di aver ucciso la 33enne di Castelsardo. Restano oscuri i motivi del delitto, mentre la Sardegna è sconvolta dal dramma.

Cinzia Pinna

Dopo giorni di silenzi e ricerche, Emanuele Ragnedda, imprenditore vitivinicolo originario di Arzachena, ha ammesso davanti agli inquirenti di aver tolto la vita a Cinzia Pinna, 33 anni, con un colpo d’arma da fuoco. La confessione è arrivata nel corso di un interrogatorio con il procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, alla presenza del suo legale, Luca Montella.

Nonostante le ammissioni, resta un grande vuoto: non è ancora stato chiarito il movente che avrebbe spinto il giovane a un gesto così estremo. Nel frattempo, l’uomo si trova recluso nel carcere di Nuchis, in attesa dell’udienza di convalida.

La villa di Conca Entosa: sangue e polvere bianca

Nella residenza di campagna di famiglia, a Conca Entosa, i Carabinieri del Ris di Cagliari hanno sequestrato diversi reperti. Tra questi, tracce di sangue e una sostanza in polvere bianca che sarà analizzata con esami tossicologici per stabilire se si tratti di cocaina. Sono stati trovati anche tessuti lavati di recente, indizio che lascia pensare a un tentativo di cancellare prove compromettenti.

Le ultime ore di Cinzia Pinna

Grazie alle testimonianze e alle telecamere di videosorveglianza, gli investigatori hanno ricostruito l’ultima notte di Cinzia Pinna. Terminato il turno di lavoro in un hotel, la giovane aveva trascorso la serata con una collega in un locale di Palau, il “Bianco e Rosso”. L’amica l’ha descritta come agitata e alterata. Poco dopo, la 33enne è salita in auto con Ragnedda. Da quel momento se ne sono perse le tracce.

Il corpo è stato ritrovato giorni dopo, sepolto sotto un albero all’interno della proprietà di famiglia dell’imprenditore.

Il tentativo di fuga e l’arresto

Già il 24 settembre, Ragnedda aveva fatto scattare più di un sospetto. All’alba, infatti, era stato intercettato mentre tentava di scappare via mare a bordo di un gommone partito dal porto di Cannigione. Il mezzo si è però schiantato contro gli scogli, permettendo alla Guardia Costiera di fermarlo e consegnarlo ai Carabinieri. Nonostante fosse armato, non ha opposto resistenza.

Cinzia Pinna: il dolore di Castelsardo e l’omaggio della comunità

La morte di Cinzia Pinna ha lasciato attonita Castelsardo, il borgo marinaro di meno di 6.000 abitanti dove la giovane era cresciuta. Per ricordarla, il parroco di Sant’Antonio Abate ha organizzato una fiaccolata silenziosa nel centro cittadino.

La sindaca, Maria Lucia Tirotto, ha espresso il cordoglio dell’intera comunità: “Il destino è stato crudele. Castelsardo ricorderà per sempre Cinzia, con il suo sorriso più autentico”.

Chi è Emanuele Ragnedda

Discendente di una delle famiglie più conosciute del panorama vitivinicolo gallurese, Ragnedda era noto anche per il lancio del “Disco Volante”, un Vermentino IGT 2021 definito dalla critica il vino bianco più caro d’Italia, con bottiglie vendute fino a 1.800 euro.

Il nome dei Ragnedda, legato da decenni alla rinomata cantina Capichera, è profondamente radicato nella Gallura, rendendo la vicenda ancora più scioccante per il territorio.

L’inchiesta e le zone d’ombra

Oltre al fermo per omicidio e occultamento di cadavere disposto nei confronti di Ragnedda, risulta indagato anche un giovane lombardo di 26 anni, accusato di aver contribuito a nascondere il corpo. I suoi avvocati parlano di accuse “infondate”.

Restano tuttora aperti diversi interrogativi:

  • Quale sia stato il reale movente del delitto;

  • Se vi siano state complicità;

  • E cosa sia accaduto realmente nelle ore che separano l’ultima apparizione pubblica di Cinzia dal momento dell’omicidio.

L’attesa è ora tutta sugli sviluppi dell’inchiesta della Procura di Tempio, che dovrà fare chiarezza sui tanti punti oscuri di una tragedia che ha sconvolto l’intera Sardegna.