
C’è un’assenza che pesa come un macigno nel dibattito sul riconoscimento dello Stato di Palestina: quella dell’Italia. Mentre la Francia, il Canada e alcuni paesi arabi tentano un gesto politico per riaffermare la validità della soluzione a due Stati, Roma tace. Il governo italiano, insieme a Berlino e ad altre capitali europee, preferisce non urtare la suscettibilità di Donald Trump, trasformando la prudenza diplomatica in complicità politica.
Gaza e la carneficina negata
Intanto, a Gaza si consuma una catastrofe umanitaria che nessuna formula diplomatica può più nascondere. Carestia indotta, bombardamenti continui, blocco degli aiuti: la realtà è quella di una popolazione sotto assedio, mentre Israele agisce nella quasi totale impunità. Eppure, invece di assumere una posizione chiara, l’Italia si rifugia nella retorica vuota della “soluzione a due Stati” senza il coraggio di tradurla in atti concreti.
L’ombrello americano
Il dato politico è semplice: non riconoscere la Palestina equivale a consegnarsi al ricatto di Washington. L’amministrazione Trump, con Marco Rubio a fare da portavoce, legittima ogni iniziativa israeliana, fino a negare i visti alla delegazione palestinese per le Nazioni Unite. Non si tratta di mediazione, ma di schieramento totale a favore di Netanyahu. Gli alleati che restano sotto l’ombrello americano si rendono corresponsabili di questa logica di guerra.
Complicità europea
Chi oggi si astiene non è neutrale: è complice. Complice di una carneficina che non è più guerra, ma sistematica distruzione di un popolo. Complice perché preferisce non irritare Trump, sacrificando principi e diritto internazionale. Complice perché, di fronte alla morte di migliaia di civili, sceglie il silenzio come se la fedeltà atlantica valesse più della vita di un bambino palestinese.
Italia, Berlino e il vuoto politico
L’Italia segue Berlino nel gioco dell’ambiguità. Parole misurate, dichiarazioni rituali, nessuna scelta concreta. Ma una soluzione a due Stati senza riconoscimento non esiste. Ciò che resta è un vuoto politico che si riempie di bombe e funerali. Roma, come Berlino, perpetua l’illusione che solo Washington possa “mediare”, quando in realtà gli Stati Uniti armano Israele e ne giustificano ogni eccesso.
Il peso del simbolo
Il riconoscimento della Palestina non risolverà il conflitto né cambierà l’assetto militare. Ma i simboli contano. Dire “Palestina esiste” significa affermare che non tutto è nelle mani di Netanyahu o di Trump. Significa ricordare che un popolo non può essere cancellato con gli F-16.
L’Europa alla prova
Il vero scandalo è che l’Europa, con tutta la sua retorica sui diritti umani, non abbia il coraggio di sfidare gli Stati Uniti. Perché se oggi la scusa è la guerra in Ucraina, domani sarà un’altra. E intanto Gaza muore nell’indifferenza.
Il silenzio pesa come le bombe
La storia non assolverà chi ha taciuto. Il silenzio dell’Italia, della Germania e di Bruxelles pesa quanto le bombe israeliane. Perché la complicità non si misura solo nelle azioni, ma anche nelle omissioni.