
C’è una notizia di portata storica che non ha trovato spazio nel mainstream, nonostante il suo impatto potenziale sulla vita di ognuno di noi. BlackRock, il colosso statunitense leader mondiale nella gestione degli investimenti, ha assunto un’influenza diretta all’interno del World Economic Forum (WEF), l’organizzazione internazionale che da decenni detta linee guida e strategie globali su economia, politica, tecnologia e ambiente.
Se la più grande entità finanziaria privata al mondo siede ora ai vertici dell’organo che plasma le politiche mondiali, siamo di fronte a una trasformazione radicale. La finanza non agisce più dietro le quinte ma si posiziona apertamente al comando.
BlackRock: un impero finanziario che muove i mercati
Fondata nel 1988, BlackRock è cresciuta fino a diventare il più grande gestore patrimoniale del pianeta, con un capitale amministrato che supera gli 8.000 miliardi di dollari. Le sue decisioni influenzano mercati, governi e persino le strategie energetiche e ambientali.
Non si tratta solo di investimenti: BlackRock possiede quote rilevanti in quasi tutte le più potenti multinazionali, dalle big tech alle banche, dall’energia all’agroalimentare. In pratica, un’unica entità ha voce in capitolo su settori che toccano direttamente la vita di miliardi di persone.
Il World Economic Forum: l’élite che orienta il pianeta
Il World Economic Forum, nato nel 1971 a Davos, non è un’istituzione pubblica né un governo ma il luogo d’incontro dell’élite politica, economica e intellettuale mondiale. I suoi meeting annuali radunano capi di Stato, amministratori delegati e leader internazionali, discutendo “soluzioni globali” a temi che vanno dalla transizione ecologica all’intelligenza artificiale.
Chi siede al tavolo del WEF non si limita a dialogare: stabilisce agende, crea linee guida e influenza i governi nazionali, che spesso finiscono per adottare le visioni delineate a Davos.
Dalla finanza all’agenda politica mondiale
Il passaggio da un’influenza indiretta a un ruolo ufficiale segna una svolta epocale. Se prima la finanza agiva attraverso lobby, pressioni e consulenze “tecniche”, oggi BlackRock partecipa direttamente alla guida dell’organismo che orienta le decisioni globali.
Questa concentrazione di potere solleva interrogativi cruciali:
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Che spazio resta ai governi nazionali?
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Le elezioni hanno ancora un reale peso decisionale?
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La volontà popolare è sostituita dall’interesse dei mercati?
Una democrazia di facciata?
Il rischio è che la politica diventi poco più che un teatro, utile a mantenere l’illusione che la sovranità appartenga ai cittadini. In realtà, le decisioni strategiche che incidono su economia, ambiente, tecnologia e perfino diritti sociali, potrebbero essere già prese in sedi dove la gente comune non ha voce.
Se la democrazia sopravvive come rito formale, chi governa davvero è chi possiede il capitale.
Consapevolezza o rassegnazione?
La domanda che rimane aperta è semplice e a tratti inquietante. Se la finanza globale è già al timone del WEF, e dunque dell’agenda politica mondiale, cosa resta della sovranità popolare? E soprattutto: come mai una notizia di simile portata passa inosservata nell’informazione di massa?
L’opinione pubblica ha il diritto – e forse il dovere – di interrogarsi, prima che la regia del futuro venga decisa definitivamente senza alcuna partecipazione dei cittadini.
Matteo Gracis ha diffuso convegni e post, tra cui su X e Facebook, in cui sottolinea con tono critico che BlackRock, il più grande fondo finanziario al mondo, ha assunto una posizione di leadership interinale nel World Economic Forum. Una società che si è insinuata in una presa di comando dell’élite finanziaria sulla governance globale.
Matteo Gracis si colloca distintamente tra i giornalisti “anti-sistema”. Un professionista che denuncia quello che ritiene essere un disallineamento tra la realtà percepita dai cittadini e le dinamiche di potere reali.
Sebbene affermazioni come “votazioni ed elezioni sono fuffa” suonino provocatorie, servono a sottolineare un sentimento diffuso di sfiducia verso le istituzioni.
È importante, tuttavia, contestualizzare queste affermazioni: si tratta di una narrativa critica che enfatizza il ruolo centripeto della finanza nelle decisioni globali. Non è una conferma di fatti ufficiali. Finora, non emerge da fonti verificate alcuna nomina formale di un dirigente di BlackRock come “capo del WEF”, né prove di un’“assunzione di potere” con effetti reali sull’assetto istituzionale mondiale.